2020-11-17
La faida tra competenti nelle carte su Open
L'economista Luigi Zingales sparlava di Corrado Passera con Alberto Bianchi, Marco Carrai e i colleghi Antonio Merlo e Luigi Guiso: «Scende in campo al centro, sciagura per Matteo». Tra gli spin doctor dell'ex premier, dissidi anche sull'idea di coinvolgere Francesco Giavazzi: «Consulente di troppi governi».Il sogno dell'embrione del Giglio magico, nell'autunno del 2011, era un governo non dei tecnici ma con i tecnici. Per questo Matteo Renzi, attraverso il suo inner circle, si rivolse a economisti come Antonio Merlo, Luigi Guiso e soprattutto a Luigi Zingales, docente all'University of Chicago Booth school of business. Il cantiere aperto con il team dei competenti per creare l'Obama di Rignano non è durato molto, Zingales è il primo a perdere fiducia in Matteo. Ma dalle conversazioni di quelle settimane di gran fermento emergono comunque alcuni dettagli interessanti per far comprendere il milieu renziano e le guerre intestine tra «tecnici». In particolare, spunta uno scambio tra Zingales, Guiso, Merlo, Marco Carrai, l'avvocato Alberto Bianchi e il fratello Francesco, noto nel mondo della finanza per il suo passato in Jp Morgan e Banca Intesa, poi diventato nel 2013 commissario straordinario del Maggio Musicale Fiorentino. In una mail inviata dagli Usa alle due del mattino (ora italiana) del 18 novembre 2011, Zingales è preoccupato per le notizie che gli arrivano dall'Italia, «che sono molto negative». E aggiunge: «Se Passera scende in campo al centro è una cosa terribile per il Paese e anche per Matteo. Oggi non si può attaccarlo frontalmente, finiremmo per bruciarci. Dobbiamo pensare ad una strategia di lungo periodo. Non so se hai visto il mio articolo sul Sole di domenica. Chiedevo che i ministri tecnici si impegnassero a non essere politici e quindi a non partecipare alle prossime elezioni. Bisognerebbe avere qualcuno che sollevi questo problema». Va ricordato che qualche giorno prima, il 10 novembre , Corrado Passera - al tempo amministratore delegato di Intesa - aveva rilasciato un'intervista al Financial Times. Lanciando un messaggio chiaro: «Andare adesso alle elezioni non sarebbe la scelta giusta e potrebbe far diventare la situazione dei mercati anche peggiore». C'è inoltre bisogno di «un governo a larghe intese che nell'arco di un anno o diciotto mesi realizzi ciò che diverse coalizioni non sarebbero in grado di fare», diceva il banchiere. Che il 16 novembre verrà poi nominato ministro allo Sviluppo e alle Infrastrutture del governo Monti. Due giorni dopo, in quella mail Zingales riporta anche qualche gossip: Passera avrebbe accettato l'incarico «solo quando gli hanno offerto i due ministeri assieme. Si dice anche che Monti ha ritardato la presentazione della lista dei ministri di due ore proprio per questo. Il governo è chiamato Passera-Monti e non Monti-Passera il quale vede questa mossa come la sua definitiva entrata in politica. Punta a diventare il prossimo capo del governo». Qualche ora dopo alla mail di Zingales risponde Francesco Bianchi, il fratello minore di Alberto esperto di finanza, rincarando la dose e citando un articolo firmato da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera, che «solleva tiepidamente una serie di interrogativi a Passera incentrati su come agirà ora che è ministro in relazione ai vari dossier che sono passati sul suo tavolo di ceo di Intesa», scrive Bianchi junior, che concorda con il professore di Chicago. «Passera è andato al governo non per starci 12 mesi ma come trampolino di lancio per la prossima legislatura e, conoscendolo bene, i suoi piani futuri non sono certo di fare il ministro». Non andrà così: terminata l'esperienza da ministro, Passera lancerà nel 2014 il movimento Italia unica che si scioglierà nel 2016 e poi qualche anno dopo tornerà alla finanza con Illimit. Ma torniamo alle grandi manovre del Giglio magico. Nel febbraio 2014, Renzi diventa presidente del Consiglio. Nomina Claudio Descalzi alla guida di Eni e nel cda del cane a sei zampe entra anche Zingales (ci resterà solo due anni, poi si dimetterà sbattendo la porta). Nel frattempo, dagli atti dell'inchiesta sulla fondazione renziana emerge una serie di mail scambiate tra dicembre 2013 e gennaio 2014. Il team di economisti sta lavorando alla creazione di un think tank da mettere al lavoro soprattutto sui temi di giustizia, scuola ed economia. In una di esse, Marco Carrai propone di coinvolgere nella squadra anche Francesco Giavazzi, professore dell'Università Bocconi, editorialista del Corriere della Sera, già consigliere di Mario Monti e con buoni uffici presso la Bce. Ma Zingales è perplesso. «È una persona di indubbio spessore quindi saremo lieti di coinvolgerlo», risponde. Chiosando, però, che proprio perché nel suo caso non c'è dubbio sul se, sarebbe utile concordare una procedura sul come, che poi valga per i tanti altri che chiederanno a vario titolo di entrare». A esprimere cautela sul nome di Giavazzi è anche Francesco Bianchi che ricorda come il professore sia stato consulente di «troppi governi dal tempo di Ciampi in poi e non sono sicuro di quali utili responsabilità potrebbe essere investito». Stop.
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