
Mollato pure sull'immigrazione clandestina sarebbe la certificazione di un movimento allo sbando. Ma malgrado le dichiarazioni intransigenti, «no al condono penale», si va verso un compromesso: 6 mesi di permesso a fronte di uno precedente benché scaduto.Ieri sera l'incertezza era ancora grande, e nessuno nella maggioranza, nemmeno a microfoni spenti, al di là delle contrapposte e stentoree dichiarazioni ufficiali, era in grado di affermare se quella dei grillini era una resistenza vera, o se invece nelle prossime ore si giungerà a un cedimento, e dunque a un qualche compromesso. Certo, per i grillini tenere il punto diventa politicamente vitale: quasi persa la partita del Mes, incassata la bruciante figuraccia di Alfonso Bonafede, scavalcato Luigi Di Maio sulla liberazione di Silvia Romano, dare l'idea di aver mollato pure sull'immigrazione clandestina sarebbe la certificazione di un partito allo sbando: tuttora numericamente il primo gruppo parlamentare alla Camera e al Senato, ma un soggetto ormai del tutto gregario rispetto al Pd e a Giuseppe Conte. E così, da trentasei ore (nei giorni precedenti aveva iniziato il reggente Vito Crimi), il Movimento ha provato a dire no. requisitoria di sibilia Il grillino più fiammeggiante, ieri, è stato il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, che ha consegnato all'Adnkronos uno stop in piena regola, se dobbiamo credere alle parole: «Nessuno comprende come si possa immaginare un condono penale e amministrativo per chi questo reato (lo sfruttamento di lavoro nero, ndr) lo ha commesso e va perseguito per legge. Chi pensiamo possa andare in prefettura a dire: “Io avevo dei migranti irregolari nel campo, li ho sfruttati facendoli lavorare in nero"... Se non l'ha fatto fino a ieri, perché dovrebbe farlo ora?». Ma la requisitoria di Sibilia non si ferma qui: «Si trasmettono due messaggi negativi: da un lato sembra che non si riesca a perseguire chi commette questo reato, mentre le nostre forze dell'ordine lo fanno ogni giorno con impegno e dedizione; in secondo luogo diciamo all'imprenditore agricolo onesto di ispirarsi a quel mondo fatto di delinquenti, di chi evade le regole, perché nei fatti non vieni perseguito. Noi, come M5s, la politica del condono non l'abbiamo mai sostenuta, su nessun fronte, tanto meno in questo. Per il M5s ben venga la lotta dura al caporalato, e nessuno sconto per i criminali, sia ben chiaro. Per noi l'intesa non c'è». Conclusione di Sibilia: «Stiamo affrontando il problema del caporalato o la mancanza di braccianti nei campi? Delle due l'una, anche perché la misura così com'è, vorrei far notare alla ministra Teresa Bellanova, non risolve né l'uno né l'altro problema». E a certificare il fatto che quella di Sibilia non fosse una posizione individuale, è arrivata una nota del Movimento dagli stessi contenuti: «Sul tema dei lavoratori stagionali, rimaniamo fortemente contrari rispetto a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata. Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze delle nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa. Resta poi confermato il nostro fermo “no" rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi».Ma, ancora ieri pomeriggio, qual era la reale materia del contendere? Il fronte Pd-Italia viva continuava a muoversi su due binari. Primo: la regolarizzazione di un rapporto in nero esistente. Ed è l'opzione a cui il Movimento dice radicalmente no. Secondo: l'ipotesi di un ulteriore permesso di soggiorno semestrale solo per i titolari di un analogo permesso, però scaduto. In origine i grillini avevano dato semaforo verde solo a una durata minore (un mese), poi si sarebbero adattati a una lunghezza semestrale, purché legata al requisito dell'esistenza di un permesso precedente, benché scaduto. Se passasse solo la seconda ipotesi, la platea dei beneficiari sarebbe ovviamente più ristretta: resterebbe fuori chi ha fatto ingresso illegale in Italia. È questa la trincea in cui si sono asserragliati i grillini ieri sera. Solo le prime ore di questa mattina ci diranno se in nottata ci sarà stato un passo avanti o indietro, ed eventualmente da parte di chi.soluzioni ignorate Restano tuttavia alcune incredibili lacune in questo dibattito, nonostante le esperienze di altri paesi (dalla Germania alla Francia), e nonostante il contributo di idee offerto da diverse organizzazioni imprenditoriali del mondo agricolo. Eppure i giallorossi restano impermeabili ad almeno tre soluzioni di assoluto buon senso: un ripristino serio e largo dell'uso dei voucher, che avrebbero una potente funzione di emersione del lavoro nero; il coinvolgimento dei percettori di reddito di cittadinanza; un appello ad altre categorie di lavoratori italiani disoccupati o con posto a rischio affinché si impegnino nell'agricoltura. Ma queste tre soluzioni - di tutta evidenza - non prevedono alcuna sanatoria per gli immigrati illegali, semmai tutelano (com'è sacrosanto) gli immigrati regolari, e non strizzano l'occhio agli scafisti all'inizio della stagione estiva. Tre punti che non vanno a genio ai pasdaran immigrazionisti della maggioranza giallorossa.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






