2021-05-18
La Egonu portabandiera arcobaleno sfili con Lara, cacciata perché madre
La pallavolista chiamata a portare il tricolore a Tokyo poiché nera e (forse) lesbica, in linea con il ddl Zan. Il trionfo del conformismo che ha trascurato Miriam Fatima Sylla, capitana della nazionale: anche lei di colore ma etero.Il ddl Zan ci schiaccia sotto rete. Parrà questione da nulla, ma è emblematica dell'abuso di politically correct. È la storia parallela di tre pallavoliste e, sia detto per inciso, la pallavolo è lo sport di squadra più largamente praticato dalle ragazze e dalle adolescenti italiane e ha dunque anche un risvolto pedagogico, sicuramente emblematico. Paola Egonu è indicata come probabile portabandiera dell'Italia - virus cinese permettendo - alle prossime Olimpiadi di Tokyo. Si aprono le cataratte del conformismo e giù fiumi d'inchiostro. La ragazza è eccelsa come persona, come giocatrice; ha un sorriso «enorme», una forza atletica impressionante per eleganza ed efficacia. E ha due attributi indispensabili per il politcally correct: è di colore essendo figlia di genitori nigeriani che l'hanno fatta nascere a Cittadella regalandoci una campionessa di livello assoluto, e ha dichiarato di essere stata fidanzata con una ragazza. Ultimamente ha fatto marcia indietro e a chi l'ha definita lesbica ha risposto come Raz Degan in un famoso spot pubblicitario: «Con chi vado a letto sono fatti miei». Ma questa sua possibile opzione omosex l'ha candidata a diventare vessillifera della nazione. Nella sua fresca ingenuità dei 22 anni ha rilasciato un'intervista alla gazzetta ufficiale del conformismo buonista, il Corriere della Sera: «Sarebbe fantastico, un onore pazzesco. Wow, poi potrei morire anche subito! Mi piacerebbe prendermi sulle spalle questa responsabilità, davvero: io, di colore, italiana e la bandiera. L'ignoranza e certe cose del passato hanno bisogno di un taglio netto. Sono pronta. Facciamola, bum, questa rivoluzione». C'è un'altra ragazza che gioca a Conegliano nella stessa squadra di Paola Egonu si chiama Miriam Fatima Sylla. Con Paola hanno vinto un mese fa la Champions league, con Paola hanno vinto il mondiale per club due anni fa, e Miriam Sylla che è nata a Palermo da genitori ivoriani è considerata la più forte schiacciatrice del mondo. Non solo; è la capitana della nazionale femminile italiana, insomma è lei che alza i trofei tricolori, è lei che rappresenta anche Paola Egonu. Ha un fisico possente, occhi profondi e dolcissimi, pelle d'ebano e carattere d'acciaio, ma pare che le piacciano i ragazzi. C'è una terza pallavolista molto brava. Si chiama Lara Lugli, purtroppo ora è un'ex giocatrice. Ha dovuto smettere al culmine della sua carriera (una fortissima alzatrice, poi passata al ruolo di opposto) perché nel 2019 mentre era al Volley Pordenone (serie A-1) è rimasta incinta. La sua squadra l'ha licenziata in tronco causa maternità, non le ha pagato gli stipendi accusandola di non aver dichiarato nel momento dell'ingaggio di voler restare incinta, ma le aveva fatto anche causa per danni. Due settimane fa il Volley Pordenone ci ha ripensato: ha ritirato la causa e ha deciso di pagare quanto dovuto a Lara, una bellissima ragazza con occhi neri, capelli corvini, pelle di perla e suadente accento carpigiano. A sostenere la sua battaglia un po' di ritagli di giornale, ma soprattutto la mobilitazione delle «operaie» della rete, le ragazze che non hanno ingaggi milionari. Nella finale di A-2 le capitane di Macerata Volley - che ha vinto - e Mondovì si sono presentate in campo con il pallone sotto la maglia in solidarietà con Lara. A parlare di rivoluzione stavolta sono state loro quando hanno detto: «Lara che difende il suo diritto alla maternità difende anche il nostro diritto; lei è tutte noi». Chissà se le hanno ascoltate Mario Draghi che ammoniva sull'Italia che non fa figli e papa Francesco (che pure accoglie in Vaticano i pro aborto che però si battono contro il riscaldamento globale) che scagliava il suo anatema contro le culle vuote. Abbiamo Paola che è di colore e forse lesbica, abbiamo Miriam che è di colore e capitana della nazionale e dunque come merito sportivo forse superiore alla Egonu, abbiamo Lara che è solo una mamma disoccupata. A quale delle tre ragazze spetterebbe il diritto di portare la bandiera? Per proclamare l'eguaglianza Miriam che essendo capitana della nazionale rappresenta già l'Italia, per proclamare il diritto alla maternità che è forse il diritto più forte Lara e invece la scelta cade su Paola perché dichiara (forse) quella diversità in più che fa tanto politically correct, tanto aderenza al ddl Zan. Ma così non la fanno diventare un simbolo, ne violano nel profondo la propria scelta personale. Paola Egonu è una ragazza molto intelligente e nella famosa intervista aggiunge: «Ho ammesso di amare una donna (e lo ridirei, non mi sono mai pentita) e tutti a dire: ecco, la Egonu è lesbica. Non funziona così. Mi ero innamorata di una collega, ma non significa che non potrei innamorami di un ragazzo, o di un'altra donna. Quello che deve interessare è se gioco bene a volley, non con chi dormo». Appunto. Anche perché la bandiera che dovrebbe portare è verde, bianco e rossa e non arcobaleno. E se fossimo in Paola per compiere un gesto davvero rivoluzionario pretenderemmo che a sfilare a Tokyo ci fosse anche Lara. Una accanto all'altra: sarebbe un muro al conformismo e una schiacciata per la libertà!