2020-11-21
La «donna degli intrighi vaticani» ha 70 anni ed è una terremotata
Ingigantite dalla stampa le storie sulla presunta 007 che «perseguitava» Angelo Becciu.Nella vicenda del cardinal Angelo Becciu non esiste nessuna signora Genèvieve Putignani sedicente 007. I giornali ieri l'hanno pomposamente definita «la donna degli intrighi vaticani». In realtà stiamo parlando di una settantenne in difficoltà molto legata a monsignor Alberto Perlasca, l'ex economo di Becciu che ora sta collaborando con gli inquirenti. La donna, secondo un quotidiano e i difensori di Becciu, si sarebbe macchiata di «una persecuzione sistematica giunta alle minacce vere e proprie nei confronti non solo del cardinale Becciu, ma anche dei suoi fratelli».A ottobre avevamo riportato il racconto un po' confuso di Cecilia Marogna, la collaboratrice di Becciu arrestata e poi liberata per la presunta appropriazione indebita di fondi vaticani: «Nel giugno 2020 una donna ha chiesto di incontrare privatamente Becciu e lui le ha dato udienza. Ha detto di chiamarsi Geneviève Ciferri Putignani e ha iniziato a urlare: “La pagherai perché non hai difeso Alberto Perlasca"», ci disse la trentanovenne sarda. La Marogna ci chiese di digitare su Internet il nome della presunta assalitrice e la ritrovammo come autrice di un libello: L'amore che guarisce la politica italiana. Su Internet gli smanettoni della Verità scoprirono anche questa vecchia agenzia di stampa su una donna di Greccio (Rieti), costretta ancora oggi a vivere nel container che le fu assegnato dopo il terremoto. «Sono passati tre anni da quando, nel 2003, Geneviève Ciferri ha iniziato la sua grottesca e umiliante odissea, tra i “folli mostri" della burocrazia, le false promesse della politica e mille vergognose declinazioni di responsabilità». A denunciare ila vicenda era stato L'Osservatore Romano, il giornale del Vaticano. La storia continuava così: «Tre lunghi anni trascorsi a contatto con le anonime e rugginose lamiere di una scatola di ferro, in un container posto di fronte a quella che un tempo fu la casa di sua madre, Amelia Putignani, in prossimità di Greccio, nel Reatino. Un'abitazione decorosa, costruita con i sacrifici di una vita, fino a quando non venne erroneamente abbattuta, e solo in minima parte ricostruita, dopo il sisma che nel 1997 colpì Umbria, Marche e Lazio». Fonti vicine agli organi investigativi rivelano che la donna presentata con il nome di Geneviève Putignani è da identificarsi in Genoveffa Ciferri, una signora di circa 70 anni di Rieti «stretta confidente di monsignor Perlasca con il quale intrattiene uno rapporto di amicizia risalente all'anno 2004 allorquando la donna, in serie difficoltà economiche, essendo tuttora priva di alcuna fonte di reddito, ha conosciuto l'alto prelato, il quale le ha fornito appoggio economico». A quanto risulta la Ciferri non è in alcun modo collegata ai nostri apparati di sicurezza ed è nota alle forze dell'ordine per una condanna per estorsione risalente agli anni Novanta.Secondo le nostre fonti Perlasca rivelerebbe alla donna ogni dettaglio delle vicende giudiziarie in cui si è trovato coinvolto, compreso ogni dettaglio sull'indagine riguardante l'acquisizione di un palazzo di pregio a Londra da parte della Segreteria di Stato vaticana, ma anche sui dettagli relativi alle linee difensive da adottare. Lo stretto rapporto tra i due è confermato dal fatto che due unità immobiliari riconducibili alla donna hanno in realtà come titolare della nuda proprietà proprio il monsignore. La signora Genoveffa lo conferma: «Vivo in una casa bellissima». E invita il cronista della Verità: «Se lei viene a farmi visita potrà vedere che vivo in una splendida dimora. E devo ringraziare Perlasca che mi permette di viverci. Lui non ha beni. Credo che abbia una parte di un appartamento a Como che ha ereditato. Io sono usufruttuaria, ma Perlasca ha la nuda proprietà della mia casa». Sette vani a Greccio, in provincia di Rieti. La donna conferma anche i racconti sul suo passato. La querela per estorsione: «Che risale a 50 anni fa, me la fece la moglie di un uomo che frequentavo». E insiste sui rapporti con gli apparati di sicurezza: «Lavoravo per loro, come analista». Ora Perlasca le racconta tutto dell'inchiesta. E lei annuncia: «Su Becciu ne vedremo ancora delle belle».
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