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2020-05-27
La deriva arcobaleno della Disney è ormai totale
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iStock
La Disney non si ferma, anzi, rincara la dose con l'indottrinamento e la propaganda gender. Dopo i vari casi del recente passato di apertura al mondo Lgbt, la drammatica promessa del Ceo Bob Chapek di andare sempre di più incontro alle istanze del mondo arcobaleno è stata mantenuta.
La Pixar, infatti, che da ormai molti anni fa parte dell'universo creato da Walt Disney, ha deciso di omaggiare l'arrivo di giugno, ormai tristemente considerato il "Pride month", con la pubblicazione di un cortometraggio animato a tema Lgbt, rendendolo disponibile sulla nuova piattaforma DisneyPlus. Il corto in questione si chiama "Out" e parla di un ragazzo che si vergogna di confessare la propria omosessualità ai genitori. Secondo le recensioni che circolano in Rete, il protagonista – un certo Greg – ha paura di dire a tutti, in particolare alla sua famiglia, che si è innamorato di un uomo. Ad un tratto, però, accade qualcosa di "magico" e il giovane troverà il "coraggio" di mostrare tutto il suo orgoglio omosessuale facendo così coming out, da cui deriva appunto il titolo del nuovo cartone animato.
Come detto, quindi, le promesse disneyane di aprire sempre di più alla propaganda in salsa arcobaleno sono state mantenute. Lo scorso marzo, infatti, la Direttrice delle Campagne di CitizenGo del Regno Unito, Caroline Farrow, presentò durante un'assemblea degli azionisti Disney una petizione con ben 700.000 firme in cui veniva chiesto alla casa cinematografica di riconsiderare il modo in cui viene promossa la propaganda Lgbt attraverso i propri prodotti ed eventi. La risposta del Ceo fu tanto sorprendente quanto drammatica. Chapek, infatti, disse che il contenuto di tali messaggi non sarebbe stato cambiato e, anzi, che l'azienda avrebbe fatto ancora altro per sostenere le istanze della minoranza arcobaleno.
La vera minoranza, però, sembra ormai essere diventata quella dei bambini – e delle rispettive famiglie – che vorrebbero rivedere la vecchia – e vera – Disney, fucina di storie ed insegnamenti costruttivi e moralmente alti. Sembra palese, inoltre, l'adozione di due pesi e due misure rispetto alle giuste censure prese nei confronti di alcune scene che, nel passato, potevano far pensare a messaggi subliminali da parte della Disney. Il presente, invece, è ormai chiaramente tutto arcobaleno. Basti pensare al cartone animato Onward – Oltre la magia, uscito in Italia il 5 marzo scorso, dove per la prima volta spunta un personaggio gay: ovvero la poliziotta con un occhio solo Officer Specter, dai cui dialoghi con altri personaggi emerge la presenza di una "compagna" nella sua vita. Le parole del produttore Kori Rai furono altrettanto eloquenti: «Abbiamo voluto aprire un po' il nostro mondo e renderlo più rappresentativo della società intorno a noi».
Ma già dalla fine del 2019 la Disney si era apertamente prostata al mondo Lgbt, con l'introduzione di due personaggi omosessuali – seppur non appaiano mai – nella nota e storica serie animata Ducktales, in quanto genitori del personaggio Violet. Infine come dimenticare la scandalosa manifestazione del Gay Pride - chiamato "Magical Pride" – all'interno di Disneyland Paris, lo scorso giugno. Un evento di indottrinamento e di chiara propaganda che, mascherato con le solite insegne del rispetto della diversità e dell'inclusione, ha interessato il parco che ogni anno ospita oltre 12 milioni di visitatori, tra i quali ovviamente moltissimi bambini . L'evento ha subito una battuta d'arresto quest'anno per via dell'emergenza Coronavirus, ma è stato già annunciato per l'estate del 2021.
In realtà, quindi, parlare di un'apertura della Disney al mondo Lgbt è ormai, purtroppo, un'affermazione errata. La Disney, infatti, si è del tutto prostata e concessa, in toto, alle istanze arcobaleno e il futuro del divertimento – e della crescita – dei nostri bambini non è per niente roseo.
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La Disney non si ferma, anzi, rincara la dose con l'indottrinamento e la propaganda gender. Dopo i vari casi del recente passato di apertura al mondo Lgbt, la drammatica promessa del Ceo Bob Chapek di andare sempre di più incontro alle istanze del mondo arcobaleno è stata mantenuta.La Pixar, infatti, che da ormai molti anni fa parte dell'universo creato da Walt Disney, ha deciso di omaggiare l'arrivo di giugno, ormai tristemente considerato il "Pride month", con la pubblicazione di un cortometraggio animato a tema Lgbt, rendendolo disponibile sulla nuova piattaforma DisneyPlus. Il corto in questione si chiama "Out" e parla di un ragazzo che si vergogna di confessare la propria omosessualità ai genitori. Secondo le recensioni che circolano in Rete, il protagonista – un certo Greg – ha paura di dire a tutti, in particolare alla sua famiglia, che si è innamorato di un uomo. Ad un tratto, però, accade qualcosa di "magico" e il giovane troverà il "coraggio" di mostrare tutto il suo orgoglio omosessuale facendo così coming out, da cui deriva appunto il titolo del nuovo cartone animato.Come detto, quindi, le promesse disneyane di aprire sempre di più alla propaganda in salsa arcobaleno sono state mantenute. Lo scorso marzo, infatti, la Direttrice delle Campagne di CitizenGo del Regno Unito, Caroline Farrow, presentò durante un'assemblea degli azionisti Disney una petizione con ben 700.000 firme in cui veniva chiesto alla casa cinematografica di riconsiderare il modo in cui viene promossa la propaganda Lgbt attraverso i propri prodotti ed eventi. La risposta del Ceo fu tanto sorprendente quanto drammatica. Chapek, infatti, disse che il contenuto di tali messaggi non sarebbe stato cambiato e, anzi, che l'azienda avrebbe fatto ancora altro per sostenere le istanze della minoranza arcobaleno.La vera minoranza, però, sembra ormai essere diventata quella dei bambini – e delle rispettive famiglie – che vorrebbero rivedere la vecchia – e vera – Disney, fucina di storie ed insegnamenti costruttivi e moralmente alti. Sembra palese, inoltre, l'adozione di due pesi e due misure rispetto alle giuste censure prese nei confronti di alcune scene che, nel passato, potevano far pensare a messaggi subliminali da parte della Disney. Il presente, invece, è ormai chiaramente tutto arcobaleno. Basti pensare al cartone animato Onward – Oltre la magia, uscito in Italia il 5 marzo scorso, dove per la prima volta spunta un personaggio gay: ovvero la poliziotta con un occhio solo Officer Specter, dai cui dialoghi con altri personaggi emerge la presenza di una "compagna" nella sua vita. Le parole del produttore Kori Rai furono altrettanto eloquenti: «Abbiamo voluto aprire un po' il nostro mondo e renderlo più rappresentativo della società intorno a noi».Ma già dalla fine del 2019 la Disney si era apertamente prostata al mondo Lgbt, con l'introduzione di due personaggi omosessuali – seppur non appaiano mai – nella nota e storica serie animata Ducktales, in quanto genitori del personaggio Violet. Infine come dimenticare la scandalosa manifestazione del Gay Pride - chiamato "Magical Pride" – all'interno di Disneyland Paris, lo scorso giugno. Un evento di indottrinamento e di chiara propaganda che, mascherato con le solite insegne del rispetto della diversità e dell'inclusione, ha interessato il parco che ogni anno ospita oltre 12 milioni di visitatori, tra i quali ovviamente moltissimi bambini . L'evento ha subito una battuta d'arresto quest'anno per via dell'emergenza Coronavirus, ma è stato già annunciato per l'estate del 2021.In realtà, quindi, parlare di un'apertura della Disney al mondo Lgbt è ormai, purtroppo, un'affermazione errata. La Disney, infatti, si è del tutto prostata e concessa, in toto, alle istanze arcobaleno e il futuro del divertimento – e della crescita – dei nostri bambini non è per niente roseo.
Il meccanismo si applica guardando non a quando è stato pagato il riscatto, ma a quando si maturano i requisiti per l’uscita anticipata: nel 2031 non concorrono 6 mesi tra quelli riscattati; nel 2032 diventano 12; poi 18 nel 2033, 24 nel 2034, fino ad arrivare a 30 mesi nel 2035. La platea indicata è quella del riscatto della «laurea breve», richiamata anche come diplomi universitari della legge 341/1990. La conseguenza pratica è che il riscatto continua a «esistere» come contribuzione accreditata, ma diventa progressivamente molto meno efficace come acceleratore del requisito contributivo. Con una triennale piena (36 mesi) il taglio a regime dal 2035 (30 mesi) lascia, per l’anticipo del diritto, un vantaggio residuo di appena 6 mesi; nel 2031, invece, la sterilizzazione è limitata a 6 mesi e, quindi, restano utilizzabili 30 mesi su 36 per raggiungere prima la soglia. Il punto che rende la stretta economicamente esplosiva è che il costo del riscatto non viene rimodulato. Nel 2025, per il riscatto a costo agevolato, l’Inps indica come base il reddito minimo annuo di 18.555 euro e l’aliquota del 33%, da cui deriva un onere pari a 6.123,15 euro per ogni anno di corso riscattato (per le domande presentate nel 2025).
In altri termini: si continua a pagare secondo i parametri ordinari dell’istituto, ma una fetta crescente di quel «tempo comprato» smette di essere spendibile per andare prima in pensione con l’anticipata. La contestazione più immediata riguarda l’effetto «a scadenza»: chi ha già riscattato oggi, ma maturerà i requisiti dopo il 2030, potrebbe scoprire che una parte dei mesi riscattati non vale più come si aspettava per centrare prima l’uscita dalla vita lavorativa.
La norma, in realtà, è destinata a creare dibattito politico. «Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile», ha detto il senatore della Lega. Claudio Borghi, «e meno che mai di scippare il riscatto della laurea. Le voci scritte in legge di bilancio sono semplici clausole di salvaguardia che qualche tecnico troppo zelante ha inserito per compensare un possibile futuro aumento dei pensionamenti anticipati, che la norma incentiva sfruttando la possibilità data dal sistema 64 anni più 25 di contributi inclusa la previdenza complementare. Quello che succederà in futuro verrà monitorato di anno in anno ma posso dire con assoluta certezza che non ci sarà mai alcun aumento delle finestre di uscita o alcuno scippo dei riscatti della laurea a seguito di questa norma». «In assenza di intervento immediato del governo, noi sicuramente presenteremo emendamenti», conclude il leghista. A spazzare via ogni dubbio ci ha pensato il premier, Giorgia Meloni: «Nessuno che abbia riscattato la laurea vedra’ cambiata la sua situazione, la modifica varra’ per il futuro, in questo senso l’emendamento deve essere corretto» a detto in Senato.
Dal canto suo, il segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera, ha subito dichiarato la sua contrarietà all’emendamento. «Ieri (due giorni fa, ndr) avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani. È una vergogna prendervi i soldi di chi ha già pagato per riscattare la laurea: è un’altra manovra di promesse tradite. Dovevate abolire la Fornero e invece allungate l’età pensionabile a tutti. Non ci provate, non ve lo permetteremo».
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