«Caro Fedez,
Qualche ora fa hai condiviso sul tuo profilo Instagram un'immagine in cui mi si attribuiscono pensieri e parole che non ho mai espresso, che non mi appartengono e che hanno pesantemente e pubblicamente infangato la mia reputazione davanti ai tuoi milioni di followers.Sulla base di questa clamorosa fake news, i tuoi 'seguaci' si sono sentiti legittimati ad insultarmi e offendermi sui miei canali social. Per qualcosa che non ho mai detto né pensato!È questo il modo in cui intendi il tuo ruolo pubblico? Esporre altri al pubblico ludibrio? Sarebbe stato già gravissimo se fosse accaduto per opinioni realmente espresse, 'colpevoli' di essere diverse dalle tue; invece è accaduto per qualcosa di totalmente inventato e offensivo che tu hai rilanciato sul mio conto.Questo non dimostra chiaramente come chi si riempie la bocca di principi come 'rispetto', 'tolleranza' e 'pluralismo', in realtà, ha in mente tutt'altro? Pratica tutt'altro?Lo stesso discorso vale per il Ddl Zan, ed è il motivo per cui sono fermamente contrario a quel Ddl: dietro la retorica dei diritti di facciata si nasconde (male) l'intenzione brutale e totalitaria di perseguire e punire chiunque osi dissociarsi dai dogmi Lgbt su temi come la sessualità, la famiglia, la filiazione, l'educazione nelle scuole.Qualche giorno fa hai detto che desideri un mondo che rispetti tuo figlio se deciderà di mettersi il rossetto, lo smalto e la gonna. Ti do una notizia: quel mondo esiste già. Vladimir Luxuria ce lo ricorda costantemente nella sua onnipresenza mediatica. E va benissimo così!Io, invece, desidero un mondo in cui nessuno entri nella scuola dei miei figli per dirgli che, se vuole, se "si stente", può bloccare il suo sviluppo ormonale per "diventare una donna". E questo già accade con frequenza inquietante.Io voglio restare libero di insegnare a miei figli - non ai tuoi, ai miei! - che gli uomini sono maschi, e le donne sono femmine. Che uomini e donne si nasce - non 'si diventa'. Che la natura non si cambia con un tratto di rossetto e una gonna all'ultima moda (magari 'fatta in casa', eh…).Allo stesso tempo, insegno ai miei figli il rispetto per chiunque; guai se osano rivolgere anche una sola parola indelicata contro qualsiasi persona, per qualsiasi motivo. Ma gli insegno che rispettare l'altro non significa conformarsi alla sua mentalità, alle sue idee, al suo modo di vivere. Questo non è rispetto, è omologazione ideologica.In attesa di quel mondo, restano i fatti: chi ha un'opinione diversa dalla tua, viene sepolto dai tuoi fan sotto un cumulo di ingiurie e improperi irripetibili. Certo, per carità, non sei responsabile delle azioni altrui. Ma sei responsabile dei post - falsi - che pubblichi sul conto altrui. Forse, prima di dare lezioni di rispetto, dovresti guardarti in casa.Riflettici.PS: Ho letto che ospiterai Alessandro Zan su Instagram, per parlare del suo Ddl sull'omofobia. Ti sfido pubblicamente a dimostrare che vuoi veramente "aprire un dibattito civile", come hai detto di voler fare. Ospitami per far conoscere ai tuoi follower le vere ragioni di chi dissente, e non le falsità che pubblichi sul loro conto. Avrai questo coraggio, o ti terrorizza l'idea di indispettire le associazioni Lgbt dando anche a me diritto di parola? Aspetto tue».
Un sondaggio inglese rivela che il 94% delle persone non ritiene necessario il cambio di sesso
Dal sondaggio del giornale britannico, infatti, è emerso che ben il 94 per cento degli intervistati – ben 12.624, un numero considerevole - ha mostrato una netta opposizione alla possibilità di facilitare il cambio di sesso per le persone trans solo sulla base della loro stessa identificazione come tali. Lo stesso Sunday Times, inoltre, nelle scorse settimane aveva riferito che i piani per cambiare la legge in tal senso sarebbero stati - fortunatamente – accantonati o comunque rallentati. Dunque, secondo un'ampia fetta dei lettori britannici non sarebbe giusto per una persona poter cambiare il proprio sesso - sia fisicamente che nel certificato di nascita - senza prima una accurata e oggettiva diagnosi medica.
In Gran Bretagna, infatti, attualmente, chiunque voglia cambiare sesso deve prima aver vissuto per due anni come membro del sesso opposto, ma soprattutto dopo che gli sia stata diagnosticata una disforia di genere. Secondo il giornale - e dai risultati del sondaggio online - le proposte di "autoidentificazione" sono state rigettate e chi ancora desidera cambiare sesso dovrà comunque aspettare un'eventuale diagnosi medica. Un divieto che ci si augura possa rimanere tale, altrimenti il rischio di derive "transitorie" sarebbe troppo grande. La possibilità di cambiare sesso solo perché ci si sente diversi da ciò che in realtà si è, andrebbe a scardinare un muro che limita operazioni chirurgiche e transizioni avviate senza troppe riflessioni e che spesso – sono molte le testimonianze in tal senso – finiscono per creare situazioni irreversibili, dove il solo pentimento della scelta fatta non basta per tornare indietro.
Un risultato, quello del sondaggio, in controtendenza rispetto a quelle che sembrano essere le posizioni e le volontà del governo ma che potrebbe spiazzare il futuro proprio di una possibile legge in tal senso. Liz Truss, l'attuale ministro per le donne e per le pari opportunità dell'amministrazione guidata da Boris Johnson, in passato ha dichiarato di voler garantire la tutela delle scelte e degli spazi per i sessi, ma solo se verranno apportate determinate modifiche alla legge sul riconoscimento di genere. La stessa ministra Truss, infatti, ha sempre affermato che gli adulti transgender dovrebbero essere liberi di «condurre le loro vite come ritengono più opportuno», come riporta anche il portale christian.org.uk. Allo stesso tempo, però, Liz Truss ha sempre sostenuto l'impraticabilità di dare il via agli interventi chirurgici per il cambio di sesso ai minori di 18 anni.
Una posizione, quella del divieto di transizione di genere per i minori, che è rappresenta comunque un barlume di speranza, supportata ora dalla risposta - come abbiamo già detto, tanto sorprendente quanto schiacciante - alla possibilità di cambiare senso solo in base alla propria "auto-identificazione".
La Pixar, infatti, che da ormai molti anni fa parte dell'universo creato da Walt Disney, ha deciso di omaggiare l'arrivo di giugno, ormai tristemente considerato il "Pride month", con la pubblicazione di un cortometraggio animato a tema Lgbt, rendendolo disponibile sulla nuova piattaforma DisneyPlus. Il corto in questione si chiama "Out" e parla di un ragazzo che si vergogna di confessare la propria omosessualità ai genitori. Secondo le recensioni che circolano in Rete, il protagonista – un certo Greg – ha paura di dire a tutti, in particolare alla sua famiglia, che si è innamorato di un uomo. Ad un tratto, però, accade qualcosa di "magico" e il giovane troverà il "coraggio" di mostrare tutto il suo orgoglio omosessuale facendo così coming out, da cui deriva appunto il titolo del nuovo cartone animato.
Come detto, quindi, le promesse disneyane di aprire sempre di più alla propaganda in salsa arcobaleno sono state mantenute. Lo scorso marzo, infatti, la Direttrice delle Campagne di CitizenGo del Regno Unito, Caroline Farrow, presentò durante un'assemblea degli azionisti Disney una petizione con ben 700.000 firme in cui veniva chiesto alla casa cinematografica di riconsiderare il modo in cui viene promossa la propaganda Lgbt attraverso i propri prodotti ed eventi. La risposta del Ceo fu tanto sorprendente quanto drammatica. Chapek, infatti, disse che il contenuto di tali messaggi non sarebbe stato cambiato e, anzi, che l'azienda avrebbe fatto ancora altro per sostenere le istanze della minoranza arcobaleno.
La vera minoranza, però, sembra ormai essere diventata quella dei bambini – e delle rispettive famiglie – che vorrebbero rivedere la vecchia – e vera – Disney, fucina di storie ed insegnamenti costruttivi e moralmente alti. Sembra palese, inoltre, l'adozione di due pesi e due misure rispetto alle giuste censure prese nei confronti di alcune scene che, nel passato, potevano far pensare a messaggi subliminali da parte della Disney. Il presente, invece, è ormai chiaramente tutto arcobaleno. Basti pensare al cartone animato Onward – Oltre la magia, uscito in Italia il 5 marzo scorso, dove per la prima volta spunta un personaggio gay: ovvero la poliziotta con un occhio solo Officer Specter, dai cui dialoghi con altri personaggi emerge la presenza di una "compagna" nella sua vita. Le parole del produttore Kori Rai furono altrettanto eloquenti: «Abbiamo voluto aprire un po' il nostro mondo e renderlo più rappresentativo della società intorno a noi».
Ma già dalla fine del 2019 la Disney si era apertamente prostata al mondo Lgbt, con l'introduzione di due personaggi omosessuali – seppur non appaiano mai – nella nota e storica serie animata Ducktales, in quanto genitori del personaggio Violet. Infine come dimenticare la scandalosa manifestazione del Gay Pride - chiamato "Magical Pride" – all'interno di Disneyland Paris, lo scorso giugno. Un evento di indottrinamento e di chiara propaganda che, mascherato con le solite insegne del rispetto della diversità e dell'inclusione, ha interessato il parco che ogni anno ospita oltre 12 milioni di visitatori, tra i quali ovviamente moltissimi bambini . L'evento ha subito una battuta d'arresto quest'anno per via dell'emergenza Coronavirus, ma è stato già annunciato per l'estate del 2021.
In realtà, quindi, parlare di un'apertura della Disney al mondo Lgbt è ormai, purtroppo, un'affermazione errata. La Disney, infatti, si è del tutto prostata e concessa, in toto, alle istanze arcobaleno e il futuro del divertimento – e della crescita – dei nostri bambini non è per niente roseo.





