2018-04-18
Muore un’altra eccellenza: la danza italiana sta sparendo dai palchi
La denuncia del coreografo Luciano Cannito: «Abbiamo ballerine di enorme talento e preparazione, ma non hanno spazio. Così gli stranieri dominano».Le parole gli sono esplose in mano come un temporale dopo una giornata di audizioni all'Arena di Verona, dopo aver guardato negli occhi le tante, troppe ragazze, «splendide artiste», che ha dovuto rimandare a casa. Luciano Cannito, infuriato, ha aperto il suo profilo Facebook e ha scritto, di getto: «La cosa che mi fa incazzare da morire è che tante, tantissime di loro (erano 250), sono vere professioniste che farebbero invidia a tante compagnie europee, ma che in Italia, per chissà quale arcano motivo, sono costrette ad inseguire quei pochissimi luoghi dove possono esercitare la loro meravigliosa arte, imparata con anni di sacrifici e costantemente onorata con la loro disciplina, dedizione, passione, amore». Poi, facendo scorrere il fiume impetuoso, ha aggiunto: «Quei pochi luoghi non possono ovviamente colmare da soli l'enorme offerta di artisti altamente qualificati per cui la maggior parte di loro è costretta a tornare a casa con un senso di sconfitta e di frustrazione che un Paese civile non dovrebbe permettere fino a questi livelli surreali». Cannito è uno dei più celebri coreografi italiani. I suoi lavori sono stati rappresentati nei grandi teatri di tutto il mondo, dal Metropolitan di New York, alla Scala di Milano, passando per il San Carlo di Napoli e i palchi di Los Angeles, Bordeaux, Tel Aviv, Nizza e Roma. Ha guidato compagnie, organizzato grandi eventi, per tre anni è stato uno degli insegnanti della scuola di Amici di Maria De Filippi (ora partecipa saltuariamente come giudice). Insomma, alla danza ha dedicato la sua intera esistenza. Ed è per quello che, oggi, qualcosa gli ribolle in petto. «Sono appena tornato dalla Germania», ha scritto ancora, «dove ci sono più di 50 corpi di ballo. Ho avuto una prima due giorni fa. Mi sembra un altro pianeta. Ci stiamo facendo invadere come una colonia africana del 1600. L'eccellenza italiana dell'arte, del teatro, della danza, della musica, stuprate e ignorate come solo degli ignoranti senza senso storico potevano fare».Alla Verità, Cannito racconta: «In Germania vado spesso a lavorare. Loro in ogni città hanno un teatro d'opera con un'orchestra, un coro, un corpo di ballo. Guai a chi tocca i loro teatri. Sanno che, in un territorio, un cuore pulsante di persone che coltivano la musica e la danza porta sempre qualcosa di grande. Il mese scorso, sempre in Germania, ho messo in scena Romeo e Giulietta. Ho fatto notare alla produzione che avrebbe potuto noleggiare i costumi al teatro Massimo di Palermo. Sa che mi hanno risposto? Che non se ne parlava nemmeno, che avrebbero prodotto tutto loro, sia costumi che scene. Perché c'è un intero mondo che lavora per mettere in piedi uno spettacolo. Noi, invece, spendiamo soldi per produrre gli stranieri». Già, l'Italia, invece di valorizzare la sua tradizione straordinaria legate alla danza, sta creando il deserto. «In questi giorni», dice Cannito, «ho fatto audizioni per la stagione dell'Arena di Verona, dove fortunatamente è arrivata Cecilia Gasdia, che sta facendo un grande lavoro pur in una situazione difficile. L'anno scorso, il ministero dei Beni culturali ha avallato la chiusura del corpo di ballo dell'Arena: esisteva da decenni, era un'eccellenza. Due anni fa è stato chiuso il corpo di ballo del teatro Comunale di Firenze. Poi Trieste, Bologna, Genova, Torino... Hanno rischiato teatri importanti come il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo».In questo modo, un patrimonio strabiliante va perso. E non parliamo soltanto di una tradizione antica, ma di un universo pulsante di vita: gambe, braccia e punte di giovani che versano sudore alla sbarra. «Nel nostro Paese», incalza Cannito, «ci sono due milioni di ragazzi e ragazze che studiano danza. Parliamo di due milioni di cittadini del futuro che hanno una passione forte, una grandissima motivazione. Ogni giorno si sottopongono a una disciplina ferrea per ottenere risultati». Per loro, però, posti nel mondo della danza non ci sono, o ce ne sono pochissimi. Tanti vanno a lavorare all'estero, gli altri magari smettono, lasciano perdere. Anche se un futuro sul palco potrebbero averlo.«I corpi di ballo dei teatri chiudono», spiega Cannito, «però gli abbonati comprano i biglietti per stagioni di opera e balletto. Se il balletto non ce l'hai, allora, come fai? Semplice. Lo prendi dall'estero. Con i soldi del fondo per lo spettacolo, in Italia si producono russi, tedeschi, francesi». Preferiamo dare soldi ad altri piuttosto che coltivare i nostri talenti, che costerebbero meno e renderebbero decisamente di più. «Il punto è questo», sospira il coreografo. «In Italia il 50% del Fus, cioè di tutte le risorse dedicate allo spettacolo, viene investito in 14 teatri, nelle Fondazioni lirico sinfoniche. Che però chiudono i corpi di ballo». Su questo tema, Cannito ha lanciato pure una petizione su Change.org, e ha raccolto quasi 17.000 adesioni da parte di genitori e ragazzi che amano la danza. «Mi sono rivolto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al ministro Dario Franceschini. Ma non ho mai avuto risposta, hanno ignorato completamente me e le migliaia di persone che hanno firmato la petizione».Sembra davvero che, qui da noi, l'argomento danza inizi e finisca con Roberto Bolle. Dietro di lui, il nulla. Cannito lo ha ribadito anche sui social: «Roberto Bolle è un ottimo ballerino. Bello e bravo. Tutti noi lo sappiamo e tutti noi gli vogliamo bene. Ma se non ci fosse stato un corpo di ballo di eccellenza dove farlo crescere e maturare artisticamente, non ci sarebbe stato nessun Bolle. Non ci sarebbe stata neppure Carla Fracci o Paganini, Savignano, Cosi, Riga, fino ad arrivare ai più giovani Staiano, Manni, Toppi, Bianchi e tante altre giovani promesse che stanno crescendo nei pochi luoghi dove si produce ancora balletto classico. Se non riapriamo i corpi di ballo chiusi, l'eccellenza del balletto italiano pian piano sparirà. In futuro dovremo accontentarci di riguardare i video su YouTube? È questa la condizione della danza italiana oggi?».A quanto pare sì. Il disastro vero, secondo Cannito, si è consumato soprattutto negli ultimi anni, in particolare durante l'epoca renziana. Certo, non può essere tutta colpa dell'ex premier, perché la scarsa attenzione per il nostro patrimonio non è un'esclusiva del Pd. Però, in tempi recenti, lo sfascio si è amplificato e, con la scusa di risparmiare, si è rottamato un pezzo della nostra cultura e della nostra identità. «L'identità culturale di una nazione non è una spesa, è un investimento», dice Cannito, e ha ragione. Non è solo retorica, la sua. Tutt'altro. Due milioni di giovani che danzano sono un pubblico enorme, perché coinvolgono famiglie, amici, parenti. Creano un movimento, un interesse, e pompano sangue dentro un corpo che - nonostante facciano di tutto per sopprimerlo - si ostina a respirare. E a danzare. Ogni giorno, goccia di sudore dopo goccia di sudore.
Jose Mourinho (Getty Images)