2019-06-06
La cronista anti Conte è pagata da Orlando
Il suo battibecco sui morti in mare con il premier ha fatto scalpore. Peccato che Constanze Reuscher non sia solo la corrispondente dall'Italia del tedesco Die Welt. È pure consulente del sindaco di Palermo. Quello che fa la guerra al governo su porti e clandestini.Il quesito, con cadenza teutonica marcata, conteneva in realtà un intervento politico contro il governo italiano: «Una domanda dalla Germania, in questi giorni c'erano tantissime delegazioni tedesche in Sicilia, soprattutto a Palermo, per informarsi sulle politiche per l'immigrazione. Oggi stesso c'è il vescovo capo della chiesa luterana. Sono tutti molto preoccupati sulla politica per l'immigrazione, perché è davanti a noi l'estate ed è molto probabile che ci siano molti morti nel Mar Mediterraneo. Voi manterrete la linea dura di Salvini?». Una conferenza stampa a Palazzo Chigi non è di certo il luogo più adatto a sollevare un polverone o a creare un caso. E infatti il premier Giuseppe Conte risponde in modo garbato, ma fermo: «La nostra non è la linea dura di Salvini. È la linea dura del governo ed è una linea che io definirei di maggior rigore rispetto al passato [...]. C'è un problema di contrastare i trafficanti. Sono loro che mettono in pericolo i migranti». Era facile prevedere che Conte glissasse sui morti in mare. È stata la controreplica a fargli perdere le staffe. E il casus belli non è passato inosservato. Tra gli oppositori siciliani di Leoluca Orlando, al suo quinto mandato da sindaco di Palermo, qualcuno ha riconosciuto la giornalista tedesca in tailleur bianco alla conferenza del premier: Constanze Reuscher, corrispondente in Italia per il quotidiano tedesco Die Welt (giornale di stampo conservatore, fondato ad Amburgo, che da qualche tempo non perde occasione per attaccare l'Italia sui temi economici, ma anche con titoli sull'immigrazione), e scelta dal sindaco di Palermo come consulente «per stimolare e promuovere il percorso di internazionalizzazione» della città a 29.999 euro per sei mesi. Da decenni Reuscher si occupa di comunicare a livello internazionale la Sicilia e la sua cultura, sia attraverso il lavoro giornalistico sia nella organizzazione di eventi, anche nel suo ruolo di dirigente della Stampa estera in Italia. E infatti Orlando e Reuscher si ritrovano insieme lo scorso gennaio proprio nella sede della Stampa estera per un incontro tra il sindaco di Palermo e i cronisti delle testate straniere che è ancora possibile riascoltare sul sito web di Radio radicale. Era da tempo che i due, sui social, si corteggiavano a distanza. Nel 2015, ad esempio, il sindaco, le fa un endorsement per un convegno con un post su Facebook: «Alla Zisa, alle ore 16:00 interviene Constanze Reuscher, “Il giornalismo di qualità nell'era digitale, l'esperienza Springer"». Lei ricambia e nel 2017 scrive un lungo post su Facebook in cui descrive Orlando come uno dei sindaci siciliani di spicco. Lui condivide il post sulla sua bacheca e ringrazia: «Condivido il post di Constanze Reuscher, corrispondente italiana per Die Welt, che ringrazio per le parole di apprezzamento alla nostra azione amministrativa e alla nostra visione di Palermo». E così, alla fine, un mese fa, Palermo ha scelto proprio la giornalista che si è presentata alla conferenza ufficiale del premier Conte, attaccando il governo sulle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina, per la programmazione della promozione del capoluogo siciliano all'estero. Non ne sarebbe nato un caso se Orlando non fosse il sindaco che fa il disubbidiente sui porti chiusi, che promuove l'accoglienza à gogo e che di recente si è opposto all'espulsione di Paul Yaw Aning, un ghanese irregolare, con permesso di soggiorno scaduto, finito nelle maglie della giustizia italiana perché imbrogliava la gente facendo firmare contratti di lavoro fittizi. Orlando, insomma, si oppone a un decreto emesso dal prefetto e da un provvedimento di accompagnamento alla frontiera firmato dal questore, decisioni convalidate anche dalla magistratura, con un'ordinanza di espulsione del giudice di pace.Il premier, rispondendo alla giornalista, tocca anche la questione europea: «Lei che segue il suo Paese avrà colto che sin dal primo momento in cui ho partecipato al primo Consiglio europeo ho portato una piattaforma molto articolata che riassume tutta la nostra politica, che è una politica che non riguarda solo lo sbarco, quello è un tassello che riguarda un problema più complesso. Il problema riguarda e può essere riassunto come regolazione e gestione dei flussi migratori». Gli ulteriori passaggi sul contrasto dei trafficanti nei Paesi di transito, sulla cooperazione con i Paesi di partenza e sui corridoi umanitari non devono essere andati giù alla corrispondente tedesca. Che al termine della risposta ha continuato a commentare.La domanda in conferenza stampa era legittima, anche se fuori luogo. È apparso di cattivo gusto il tentativo di far saltare i nervi al premier, con una controreplica che nel video ufficiale non è possibile ascoltare, perché la giornalista tedesca non aveva più il microfono. Poi, per un momento la voce torna a sentirsi in modo forte, e si sente uno spezzone di una frase: «Evidentemente anche il ministro degli Esteri...». Ma mentre Reuscher tenta l'affondo, Conte la stoppa, riprendendo il discorso in questo modo: «Non le permetto di dire che il governo italiano ha causato dei morti in mare». E chiude i conti: «Questa gliela respingo perché è inaccettabile».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)