2020-02-16
La conferma che la talpa è Meranda rafforza l’ipotesi trappola anti Lega
La Procura di Milano fa filtrare che fu il legale massone a registrare l'audio al Metropol.Alla fine avevano ragione La Verità e Panorama. A registrare l'audio del Metropol sembra che sia stato proprio l'avvocato e massone Gianluca Meranda. Un personaggio che per mesi ha ronzato intorno all'ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, cercando di portare a casa una consulenza milionaria in una trattativa per una grossa commessa petrolifera proveniente dalla Russia. L'indiscrezione è stata fatta filtrare in queste ore dalla Procura di Milano. Ma i nostri lettori l'avevano già letta sui giornali del gruppo. A luglio avevamo titolato: «Si stringe il cerchio intorno all'uomo che ha registrato l'audio al Metropol». Sottotitolo: «Anche se la Procura non ha ancora rivelato la fonte, tutti gli indizi puntano sull'avvocato Meranda».A ottobre su Panorama eravamo stati doviziosi di particolari: «Dopo la riunione, durata circa 55 minuti, chi stava registrando di nascosto l'incontro, si alza e va in bagno. Torna fischiettando. Coloro che hanno ascoltato l'audio sospettano che a captare le conversazioni sia stato il cellulare di Meranda, ma l'avvocato ha sempre negato di aver premuto il tasto record, ipotizzando che qualcuno possa avergli iniettato nel cellulare un trojan, un virus spia».Nel 2019 le trattative con i russi naufragarono e l'audio è finito chissà come sulle scrivanie dei giornalisti dell'Espresso, che in fretta e furia, hanno compilato un capitoletto del loro Libro nero della Lega. Perché Meranda, di cui La Verità e Panorama hanno svelato per primi le vicissitudini economiche e le peripezie dentro alle logge massoniche di mezza Europa, ha registrato la trattativa? Per sé stesso o per consegnarla ai giornalisti? E dietro di lui c'era un mandante? Di certo è un uomo dalle molte conoscenze e nel mesi in cui frequentava Savoini, incontrava anche importanti figure istituzionali.Per mesi la figura di Meranda e il suo possibile ruolo nella preparazione di una polpetta avvelenata per la Lega, non aveva incuriosito i cronisti. Ma quando, tre giorni fa, la Cassazione ha scritto che l'audio non è utilizzabile come prova in un processo contro Savoini & C. per «l'attuale incertezza sulle sue modalità di acquisizione, in quanto potenzialmente lesiva dei diritti fondamentali dell'individuo costituzionalmente tutelati», ecco allora che dalla Procura è uscita l'indiscrezione, così battuta dall'Ansa: «Si è appreso che i pm e gli investigatori della Gdf hanno trovato ulteriori elementi - oltre alla buona qualità dell'audio che dimostrerebbe che è stato realizzato da una persona vicina a coloro che parlavano - per sostenere e ritenere fondata l'ipotesi che a captare il colloquio fu uno dei protagonisti dell'incontro, probabilmente Meranda». Di certo colpisce la simultaneità dell'uscita della notizia con il deposito delle motivazioni della Cassazione, per cui la registrazione, senza autori certi, è un'arma spuntata.L'indiscrezione, inoltre, è stata propalata in forma condizionale, come se la Procura non avesse trovato quell'audio sull'iphone sequestrato al legale. Ma sul telefonino, in compenso, c'era dell'altro: «Gli investigatori hanno potuto analizzare una quindicina di telefonate di Meranda, da lui stesso registrate attraverso un'applicazione, oltre che messaggi vocali e captazioni di altri colloqui», ha scritto ancora l'Ansa. Dunque l'avvocato metteva in archivio le prove dei suoi incontri con questo o quel personaggio. Lo faceva per sé o per altri? E la consegna dell'audio del Metropol ai giornalisti dell'Espresso è stato un caso fortuito o faceva parte di un preciso disegno? Forse adesso non saremo più i soli a porre queste domande e a cercare risposte.