2019-08-30
La compagna Reichlin verso il Mef. Ma si affaccia pure il fantasma di Padoan
Su le quotazioni della figlia della fondatrice del Manifesto e del deputato del Pci. Però i tecnici rischiano di essere sacrificati per accontentare Leu e Emma Bonino.Ore difficili per il premier incaricato Giuseppe Conte. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è stato chiaro, anzi cristallino: per sciogliere la riserva, Conte dovrà certificare l'esistenza in Parlamento di una maggioranza solida. Impensabile, per il Quirinale, prendersi la responsabilità di nominare un governo che possa rischiare (nel più catastrofico dei casi) di non ottenere la fiducia al Senato oppure di crollare al primo dissidio interno alla maggioranza, magari sulla finanziaria. Conte, dunque, da avvocato del popolo, si è trasformato in piccolo chimico: deve accontentare gli appetiti politici di tutti, ma proprio tutti, i gruppi parlamentari, compresi quelli più piccoli, fino ai minuscoli. Partiamo da +Europa. Emma Bonino è l'unico esponente al Senato del suo partito. In tempi di vacche grasse, ovvero di maggioranze comode, non avrebbe diritto neanche a un posto di sottogoverno. Nelle condizioni in cui si ritrova Conte, il voto della Bonino diventa però determinante. Dunque, c'è poco da fare: se Conte vuole essere sicuro del voto di Emma, meglio assegnarle un ministero. «Se questo governo», ha detto ieri il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, a Sky Tg24, «deve battere la Lega, deve essere un governo di grande discontinuità e grandi ambizioni e io non ne vedo. Non abbiamo ancora deciso se l'appoggeremo e lo decideremo. La mia preoccupazione», ha aggiunto Della Vedova con estrema sincerità, «è che se la diga non regge l'alluvione spazza tutto, e che questa diga regga ho qualche dubbio, poi il governo può andare avanti anche senza i nostri numeri». Traduzione: se non ci volete nel governo, se pensate di poter fare a meno del voto di Emma Bonino, in bocca al lupo. La Bonino potrebbe approdare, se la trattativa andrà in porto, alle Pari opportunità. Attenzione però: assegnare un ministero a un partito che a Palazzo Madama ha un solo seggio rischia di autorizzare ogni singolo senatore del gruppo misto a pretendere un posto nell'esecutivo in cambio del suo sostegno. Passiamo a Leu, che ha ben quattro senatori, un vero e proprio «tesoretto» senza il quale il governo giallorosso non vedrebbe la luce. Oltre ovviamente al senso di responsabilità e al bene del Paese, quelli di Leu pretendono la famigerata pari dignità, ovvero un bel ministero pesante: Pietro Grasso alla Giustizia potrebbe accontentare la pattuglia. «La speranza», ha scritto ieri Grasso su Facebook, «è che vengano individuate tutte figure di alto profilo, capaci di fare le scelte giuste nell'interesse dei cittadini». C'è da dire che Grasso in queste ore sta cercando di tutelare anche Roberto Speranza, coordinatore di Mdp e deputato di Leu.Veniamo ai due soci numericamente più importanti dell'eventuale maggioranza giallorossa. «Ci sono punti in comune con il M5s», ha detto ieri il vicesegretario del Pd, Paola De Micheli, «ma non vi nascondo che ci sono alcune situazione che vanno risolte. Per esempio le modalità di riduzione fiscale e sulla riforma della giustizia». La De Micheli è in pole position per il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico, ma i suoi riferimenti al fisco e alla giustizia sono il segnale che la partita dei due rispettivi ministeri non è chiusa. Se il Pd pretenderà il Guardasigilli, Grasso dove finirà? Non si sa. Quello che si sa è che il Pd vuole mettere le mani sul ministero dell'Economia, e che l'idea di affidare Via XX settembre a un tecnico. Ieri erano in ascesa le quotazioni di Lucrezia Reichlin, economista di solide tradizioni familiari comuniste (la madre Luciana Castellina è stata fra le fondatrici del Manifesto, il padre Alfredo un deputato del Pci); stabili quelle di Carlo Cottarelli. Ma questo piano è tutt'altro che di facile attuazione. Non è da escludere quindi un clamoroso ritorno di Pier Carlo Padoan: immaginiamo già le riunioni con il sottosegretario uscente del M5s, Laura Castelli, che vuole la riconferma a tutti i costi. Restando al Pd, Lorenzo Guerini è in corsa per il ministero dei Beni culturali; Andrea Orlando per gli Esteri; Dario Franceschini dovrebbe essere il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio.Agli Interni sono in discesa le quotazioni di Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano rifugiati, che ieri, ha rilasciato un'intervista al Fatto Quotidiano teorizzando l'abolizione del decreto Sicurezza bis e una politica di accoglienza totale e criticando i ministri uscenti Danilo Toninelli e Elisabetta Trenta per aver firmato il divieto di sbarco della Mare Jonio. Probabile che alla fine al Viminale approdi Graziano Delrio. Alla Difesa quasi fatta per Luigi Di Maio, che vanta un buon rapporto con gli Usa, e che porterebbe con lui il fidato capo di gabinetto al Mise, Vito Cozzoli, presidente dell'associazione Amerigo international cultural exchanges programs alumni presso l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, che riunisce i partecipanti italiani ai programmi internazionali di scambio culturale promossi dal governo Usa.Restando sul versante del M5s, riconferma quasi certa per Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento) e Alfonso Bonafede (che non vuole mollare la Giustizia ma dovrà rassegnarsi a occupare un'altra casella). Alle Infrastrutture andrebbe Stefano Patuanelli, alla Salute Francesco D'Uva. Scendono le possibilità di riconferma di Sergio Costa all'Ambiente. Resterà ministro per il Sud Barbara Lezzi. Praticamente certa l'assegnazione del ministero per la Famiglia a Vincenzo Spadafora.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)