2021-01-13
La commissione Oms
getta la maschera. «Il nostro fine non è incolpare Pechino»
Ansa
Subordinazione quasi complice nei confronti dello strapotere della dittatura asiatica e su come è stata gestita la pandemia
Subordinazione quasi complice nei confronti dello strapotere della dittatura asiatica e su come è stata gestita la pandemiaPer la prima volta dall'inizio della pandemia, il dg dell'Oms dichiarava apertamente la sua delusione, il suo rammarico, il suo scontento nei confronti delle autorità cinesi verso le quali aveva sempre manifestato una condiscendenza, una subordinazione al limite della complicità relativamente al modo in cui la Cina aveva gestito la pandemia. Tedros Gebrayesus aggiungeva che, nel momento in cui la Cina dichiarava di non poter ricevere la delegazione, contraddicendo gli accordi precedentemente raggiunti con l'Oms e i Paesi di origine degli esperti internazionali, alcuni scienziati erano già in viaggio e altri in aeroporto. Le autorità cinesi facevano sapere poi che, anche qualora le formalità di ingresso fossero terminate, gli esperti avrebbero dovuto comunque sottoporsi a una quarantena di tre settimane. La scarsa attenzione della stampa internazionale dimostra che le autorità politiche e sanitarie, gli stessi media, non credono più al fatto che sia possibile scoprire la verità su come è iniziata la pandemia, su quale sia stata l'origine della pandemia che ha messo in ginocchio le economie dei Paesi occidentali. Vi è in questo una sorta di rassegnazione nei confronti dello strapotere della potenza asiatica, forte economicamente e militarmente, in possesso di una visione strategica, di un disegno imperialistico che mira al dominio mondiale. Basta osservare le dichiarazioni con cui gli esperti dell'Oms ieri hanno accompagnato la missione, al via domani: «Lo scopo non è puntare il dito contro Pechino», si è premurato di dire al Guardian Fabian Leendertz, epidemiologo del Robert Koch Institut, uno dei dieci membri del team che non vede incluso il nostro Paese. «Non si tratta di individuare la Cina come colpevole. Si tratta di ridurre il rischio. E i media potrebbero aiutarci evitando di accusare in stile Trump. Il nostro lavoro non è politico» ha sottolineato evidentemente non avvertendo la contraddizione. In effetti nessun Paese o insieme di Paesi come l'Europa, ha esplicitamente preteso che la Cina rivelasse al mondo le modalità attraverso le quali era emerso e si era diffuso il coronavirus, quello che sarebbe stato chiamato Sars-Cov2 dall'International committee of taxonomy of viruses (Ictv) con evidente riferimento al coronavirus responsabile della Sars, l'epidemia internazionale a origine cinese che nel 2002-2003 fece 8.000 casi e più di 800 morti. Anche in quell'occasione la Cina cercò di nascondere per parecchi mesi l'epidemia che esplose solo dopo che si erano manifestati casi a Hong Kong. Come si ricorderà, in occasione del Covid-19 la Cina aveva segnalato all'Oms casi di una polmonite atipica soltanto il 31 dicembre 2019, mentre sicuramente casi di Covid si erano manifestati molti mesi prima. Contravvenendo alle più elementari regole di collaborazione internazionale, Pechino aveva impedito che nei primi giorni di gennaio dello scorso anno una delegazione Oms si recasse a Wuhan per accertarsi dello stato reale delle cose, per fornire collaborazione alla Cina e per assumere una posizione a tutela della comunità internazionale. Se quella delegazione fosse giunta sul posto, probabilmente l'Oms non avrebbe tardato fino al 30 gennaio 2020 per dichiarare lo stato di «emergenza sanitaria internazionale», che comporta una serie di misure da assumere da parte degli Stati tra cui la ricerca di mezzi di protezione individuali, la preparazione del personale sanitario, l'allerta dei sistemi di sorveglianza epidemiologica nazionali, l'acquisto di ventilatori, l'allestimento di nuovi posti di terapia intensiva.Quando in estate l'Oms aveva richiesto che si studiasse l'origine del virus, la Cina aveva accettato di ricevere una ristretta delegazione manifestando a parole di voler collaborare. La commissione di esperti è stata poi selezionata, e a quel punto la Cina ha preteso che gli incontri tra i membri della commissione e le autorità sanitarie cinesi avvenissero in remoto, a distanza, quando è del tutto evidente che - per accertare se di spillover si tratti - occorre effettuare lunghe indagini sul campo per scoprire tutti i passaggi. Come ha ben dimostrato David Quammen nel suo straordinario libro Spillover, pubblicato in italiano da Adelphi, la ricerca dell'origine dei virus richiede indagini sul campo e una serie di esperti: microbiologi, veterinari, virologi, ecologisti, ecc. Si sa che la maggior parte delle cosiddette Emerging infectious diseases, malattie infettive infettive nuove, emergenti, di cui si occupa da settant'anni il Cdc americano (Centers for diseases control) con sede ad Atlanta, Georgia e da poco più di un decennio l'European Cdc con sede a Stoccolma, sono zoonosi, cioè infezioni condivise con altre specie animali. Sono zoonosi malattie come l'Aids, Ebola, Nipah, l'influenza aviaria da H5N1, la Sars, la malattia di Lyme e malattie antiche come la febbre gialla, la peste e altre ancora.Indagini sul campo effettuate immediatamente dopo l'annuncio de nuovi casi all'Oms il 31 dicembre 2019 avrebbero permesso forse di indagare sull'ipotesi dell'incidente di laboratorio a Wuhan presso il Centro di ricerche virologiche di quella città, non lontano dal mercato del pesce dove si sarebbero manifestati, secondo le autorità cinesi, i primi casi del Covid-19. Tale ipotesi rimane ancora in piedi anche se credo sia ingenuo pensare che le autorità cinesi permettano ora agli esperti internazionale di indagare sulle ricerche di ingegneria genetica che là vengono effettuate.È lecito pensare che personale sanitario infettatosi accidentalmente in laboratorio possa aver propagato l'infezione nella città di Wuhan, una megalopoli di 12 milioni di abitanti, ben diversa da quella che avevo visitato nel 1978 in occasione di un viaggio di 3 settimane organizzato dall'Associazione Italia-Cina, quando ancora era proibito il turismo in Cina. Ricordo con immutato stupore che a Wuhan, la popolazione, che non aveva mai visto europei, seguiva la nostra piccola delegazione di medici, formando code di centinaia di persone per la curiosità di vedere da vicino le fattezze del naso e delle caratteristiche somatiche differenti dalla loro. In poco più di quarant'anni quel borgo è diventato una megalopoli, e dalla contro-rivoluzione culturale in atto in quel momento la Cina è diventata potenza imperialistica.Nell'ambito di questo disegno è chiaro che la Cina, come d'altra parte altri Paesi come la Russia e gli Stati Uniti si preparino all'eventualità di un conflitto dotandosi di arsenale biologico composto non solo di agenti biologici noti, ma di altri agenti creati in laboratorio. Di questo aspetto, così delicato ma molto importante, vorrei tornare in un prossimo intervento. Qui vorrei sottolineare invece la necessità che gli Stati, tra cui il nostro, alzino la voce per chiedere che la Cina non ostacoli più la ricerca della verità sull'origine della pandemia contro cui stiamo lottando.
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