2021-04-25
La caccia 2.0 ai cristiani parte dalla Cina
L’ultimo rapporto di «Aiuto alla Chiesa che soffre» vede un aumento mondiale delle persecuzioni, facilitate dal Covid. Il Dragone ha 626 milioni di telecamere e scheda i fedeli. L’islamismo conquista l’Africa. La libertà religiosa è negata a 5,2 miliardi di personeSono 5,2 miliardi le persone private della libertà religiosa nel mondo. Circa 4 miliardi di queste sperimenta addirittura la persecuzione. E le prospettive sono tutto fuorché rosee. A tracciare tale sconvolgente quadro è la quindicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre, fondazione istituita nel 1947 dal sacerdote olandese Werenfried van Straaten. Il nuovo report sarebbe dovuto uscire tempo addietro ma, causa pandemia, la sua diffusione è stata rinviata a questi giorni. A proposito di Covid, non mancano sottolineature interessanti a tal riguardo, ma andiamo con ordine. I primi due dati che balzano all’occhio riguardano la dimensione planetaria della violazione della libertà religiosa, che interessa 62 Paesi su 196, colpendo due terzi dell’umanità, in larga parte di appartenenza cristiana. Siamo insomma davanti a un dramma epocale che, secondo dato allarmante, in 26 Paesi - dove vivono 3,9 miliardi di persone - ha i contorni di una persecuzione.Da sottolineare il peggioramento osservato dall’ultimo report di Aiuto alla Chiesa che soffre del novembre 2018: se oggi la libertà religiosa è violata, come detto, in 62 Paesi, poco più di due anni fa essa era calpestata in 38 nazioni. Anche i Paesi teatro di persecuzioni sono aumentati: cinque in più rispetto al 2018. La situazione più tragica è quella di Cina e Corea del Nord, i cui governi, evidenzia il Rapporto, «sono responsabili delle violazioni più gravi» per il semplice fatto che «la libertà religiosa è inesistente, così come la maggior parte dei diritti umani». Il primato cinese della violata libertà di culto è tale già per questioni numeriche, dato che sotto il regime di Pechino quasi 900 milioni di persone, su 1,4 miliardi, «si autoidentificano come aderenti a qualche forma di spiritualità o religione», senza poter vivere liberamente tale adesione. Non solo. Emblematica della situazione cinese, fa presente alla Verità Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre, è la saldatura tra tecnologia e repressione. Il regime comunista, infatti, può contare su qualcosa come 626 milioni di telecamere, un sistema di videosorveglianza degno di 1984 di George Orwell, con cui scovare per esempio la minoranza degli uiguri, per lo più musulmani della provincia di Xinjiang, vittime di persecuzioni sistematiche.L’apporto tecnologico alla persecuzione religiosa in Cina, segnala sempre Monteduro, è stato favorito anche dalla pandemia. Chi si è collegato a Internet per seguire messe o funzioni religiose nell’ultimo anno è stato individuato e schedato, così facilitando l’opera di repressione del regime. Se però si vuole capire come mai siano in drastico aumento i Paesi dove la libertà religiosa è violata e talvolta oggetto di persecuzione, avvisa Monteduro, bisogna guardare all’Africa. Quasi la metà - 12 su 26 - delle «zone rosse» della fede oggi si trovano infatti nel Continente nero, teatro di una accelerazione impressionante di violenza, essenzialmente islamista.Un caso emblematico è quello del Burkina Faso. Questo Stato dell’Africa occidentale fino a due anni fa era luogo di convivenza pacifica sia tra fedi sia tra etnie. Poi, dal gennaio 2019, a causa dell’entrata in azione dello jihadismo, le cose sono cambiate brutalmente. Basti pensare che oggi nel Paese si contano oltre un milione di sfollati e il 60% del territorio non è raggiungibile per distribuire aiuti umanitari. «La situazione del Burkina Faso», sottolinea Monteduro, «aiuta a capire come operi il Califfato transcontinentale. Sbaglia chi pensava che l’Isis si accontentasse di occupare parte dell’Iraq e della Siria. Oggi nel mondo abbiamo almeno due dozzine di sigle terroristiche tra loro affiliate che fanno network, e questo apre scenari inquietanti».Due aspetti, infine, vengono rilevati dal Rapporto. Il primo riguarda la pandemia e le «implicazioni dell’eccesso di legislazione» a opera di «governi aggressivamente laici»; difficile, in proposito, non ripensare allo scorso anno e in particolare alla Pasqua che, anche in un Paese come l’Italia, i cristiani non hanno potuto celebrare in chiesa. Un secondo profilo d’interesse è quello che, sulla scorta delle parole di papa Francesco, è classificata come «persecuzione educata» dilagante in Occidente. Il riferimento è qui alla contestata obiezione di coscienza dei medici e farmacisti cristiani, a leggi che «mettono a rischio il diritto dei gruppi religiosi a gestire le proprie scuole secondo i propri valori» e, dulcis in fundo, alla celebrata «legislazione sull’uguaglianza» o sui «crimini d’odio». Non si parla di Alessandro Zan e del suo ddl, ma non ci vuole molto a capire che, se passano certe leggi, anche in Italia per la libertà di esser cristiani non si aprono scenari felici.