2021-10-07
La Boda si confida e spunta «L’Espresso»
In una conversazione intercettata, la manager del Miur indagata per corruzione parla con un coimputato. Salta fuori il nome di Lirio Abbate, vicedirettore del settimanale, da tempo sotto scorta . E si fa cenno a una misteriosa somma di 20.000 euroDopo colazioni, pranzi, cene e un giro in barca con il professionista dell’Antimafia, Antonello Montante, che si è scoperto essere l’uomo dei dossier siciliani, il nome del vicedirettore de L’Espresso, Lirio Abbate, spunta pure nelle intercettazioni tra la potente manager del Miur, Giovanna Boda, che aveva già rassegnato le dimissioni dal suo incarico al ministero pur restando però dirigente di prima fascia, e l’imprenditore, editore dell’agenzia di stampa Dire, Federico Bianchi di Castelbianco, finito prima agli arresti e poi ai domiciliari con l’accusa di corruzione. L’inchiesta ha svelato che Boda, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto promesse e utilità per oltre 500.000 euro in cambio di affidamenti pilotati per 23 milioni di euro. Ma la manager otteneva, sempre secondo l’ipotesi della Procura, anche le assunzioni delle persone che indicava. Valentina Franco e Fabio Condoleo, per esempio, erano dipendenti dell’agenzia Dire ma, di fatto, collaboratori della Boda (anche loro sono finiti tra gli indagati). Bianchi di Castelbianco poi effettuava i pagamenti. Anche a persone che avrebbero fornito prestazioni non attinenti alla sfera lavorativa. Come, per esempio, la massaggiatrice della Boda e un geometra che si occupava di lavori privati dell’indagata. Bianchi di Castelbianco, insomma, era sempre pronto a esaudire i desideri dell’amica. E anche a risolverle i problemi.«Chi ha avuto accesso al materiale (giudiziario, ndr) vi trova un elemento finora rimasto in ombra: i rapporti con i giornalisti, capitolo delicato e dolente», scrive il Riformista che, ieri, ha pubblicato un ampio articolo sull’intercettazione, spiegando che Boda «presta particolare attenzione alle campagne mediatiche. Agli articoli di stampa, alle televisioni, alla percezione dell’opinione pubblica». Inoltre, Boda, sempre tramite l’agenzia Dire, secondo l’accusa aveva rinforzato il suo ufficio stampa personale. In sostanza, Dire avrebbe reclutato e pagato le persone indicate dalla dirigente del Miur. In un caso, era stata addirittura contattata una ragazza alla quale era stato proposto un piccolo contratto per «fare degli articoli sulla legalità nelle scuole» col quale avrebbe avuto poi l’opportunità di prendere «il tesserino da giornalista». Una lista con i nomi e i compensi è stata sequestrata dagli investigatori. E in questo contesto si sarebbe inserita la telefonata in cui i due parlano di Abbate. Boda e l’imprenditore, in quella conversazione del 6 aprile scorso, dopo aver chiacchierato dei soliti fondi da distribuire alle scuole tramite un bando da 100.000 euro, affrontano un nodo. È lei a prendere il discorso: «Poi, hai presente Lirio Abbate, il giornalista dell’Espresso». Lui risponde: «Sì, più o meno». Lei: «Il vicedirettore dell’Espresso [...] di tutta quella storia con Tiziano, che aveva fatto quell’articolo su di me su Sky, te lo ricordi?». L’imprenditore conferma: «Sì, come no». Su L’Espresso aveva scritto Carlo Tecce l’11 settembre 2020, descrivendo una trattativa di Boda con Sky, «insinuando anche qualche dubbio», secondo il Riformista. Boda non la prese bene. E questo deve essere uno dei motivi che probabilmente la indussero a contattare Abbate. Infatti, la manager del Miur spiega: «Poi ho chiamato Lirio Abbate, l’abbiam recuperato, non ha più avuto niente». Lui ripete: «Sì, come no». Boda aggiunge: «Questo cosa fa? In bel modo mi comunica che ha fatto un libro per le vendite a maggio sulle donne di mafia, destra o sinistra e io in bel modo gli ho detto sicuramente venderemo le copie per i ragazzi all’aula bunker». Bianchi di Castelbianco chiede: «Oh, fermati! Adesso lui vuole i 20.000 euro, te lo ricordi, no?». Lei conferma: «Vuole». Poi, maliziosamente, aggiunge: «Però questi come dici tu sono utili». E lui ammette: «Certo». Boda insiste: «Perché questo non è un deficiente, questo è il vicedirettore, perché direttore è Marco Damilano». La conversazione prende in questo punto una piega poco comprensibile. Con l’imprenditore che dice: «E i dati come li prendo?». Boda indica una certa «Sara». Lui sembra aver capito e dice «Ok». Lo step successivo della conversazione non aiuta a comprendere come sia andata a finire questa storia. I due intercettati riprendono subito a conversare sugli affari della scuola. Di certo Abbate e Boda si conoscevano (ma questo non vuol dire che la conversazione con il giornalista sia andata davvero così come poi l’ha riportata Boda al suo interlocutore). La manager d’altra parte ha organizzato e coordinato, sin dal 2002, in occasione del decennale della strage di Capaci, la Giornata della legalità, manifestazione che si svolgeva su una nave da crociera partita da Civitavecchia, sulla quale si imbarcavano gli studenti romani. La nave faceva tappa a Napoli e attraccava a Palermo, dove due cortei di studenti partivano dall’Aula Bunker (quella citata dalla Boda nell’intercettazione con Bianchi di Castelbianco a proposito della vendita dei libri) e da Via D’Amelio per riunirsi alla fine sotto l’Albero Falcone. Tutti luoghi simbolo dell’Antimafia. La manifestazione ha ospitato più di una volta Abbate, da tempo finito sotto scorta per aver ricevuto minacce mafiose, nel ruolo del relatore. E in un’occasione come commentatore della diretta di Uno Mattina. Ora, però, anche le note spese di quella kermesse sono finite nel mirino della Procura: tra l’affitto della nave, le feste e l’acquisto di libri per cifre tutte da verificare.