2020-06-20
La Bce boccia Conte: lento contro il Covid. Ma lui si balocca con gli Stati generali
Il report: siamo stati gli ultimi in Europa ad agire per salvare l'economia. E fino a settembre rimarrà tutto fermo.Gli Stati generali superano il traguardo della settimana, ma mostrano l'entusiasmo di una flebo agli ultimi sgoccioli. Ieri è stata la giornata dei liberi professionisti, i più bastonati dai decreti economici del governo Conte. Presenti a villa Pamphili i rappresentanti di Confprofessioni, di Colap, Coordinamento libere associazioni professionali, e di altri sigle minori. Non certo una potenza di fuoco paragonabile ai sindacati o a Confindustria, però rappresentano gli autonomi, indispensabili all'efficienza del sistema Paese. Ne è uscita una lunga lista di lamentele.«In un contesto economico gravemente compromesso dalla crisi innescata dall'emergenza coronavirus, oltre 500.000 lavoratori indipendenti saranno espulsi dal mercato e saranno proprio i più giovani a subire le conseguenze più dolorose di una crisi che nei primi due mesi di pandemia ne ha già lasciati sul campo circa 190.000», ha commentato il numero uno di Confprofessioni, Gaetano Stella. «Dopo tre mesi di lockdown, tutti gli indicatori convergono su una pesantissima contrazione delle attività professionali nei prossimi mesi. Le 454.000 domande di professionisti per accedere all'indennità di 600 euro introdotta dal decreto Cura Italia sono solo un palliativo, che», ha concluso Stella, «rappresenta la punta dell'iceberg di una crisi spaventosa che trova ulteriori conferme nella sospensione delle attività professionali, con oltre il 50% di lavoratori autonomi bloccati dal lockdown». Il premier pur partecipando all'evento di villa Pamphili ha dedicato tutte le sue attenzioni a quanto stava accadendo a Bruxelles in occasione del Consiglio Ue e a tutta la bagarre legata al Recovery fund. Nessuna risposta concreta per i professionisti, così come per nessuno dei partecipanti alla kermesse iniziata venerdì della scorsa settima. D'altronde Giuseppe Conte ha già raggiunto il suo obiettivo: quello di posticipare ogni decisione a settembre e portare a casa altri due mesi di sopravvivenza tra un report e l'altro firmato dalle varie task force. Era stato chiarissimo anche di fronte ai commercianti, ai quali Conte ha detto esplicitamente: il Recovery plan arriverà dopo le ferie estive, conterrà le proposte di tutti ma proprio tutti e «sarà finanziato dall'Europa». Senza però entrare nel dettaglio più importante della questione. A settembre il Recovery fund, che dovrebbe essere il motore immobile delle riforme italiane, non sarà mai pronto. Come dimostra il teatrino che si è ripetuto ieri in occasione del Consiglio Ue. Non ci saranno soldi e se anche si avvierà la struttura del fondo, la macchina entrerà in moto alla fine del 2021. E così l'idea del premier è continuare a discutere, perché finché c'è dialogo l'esecutivo sopravvive. Il problema è che l'Italia rischia di non sopravvivere a sé stessa. Non lo diciamo solo, ma stavolta anche la Bce ha centrato la questione in pieno. Nel bollettino diffuso giovedì, la Banca centrale europea ha sintetizzato il dramma del nostro Paese con una sola tabella. Sul lato dell'ordinata ha indicato il crollo del Pil e lungo l'ascissa il tempo e la qualità degli interventi pubblici messi in campo per contrastare il Covid. La media europea segna un calo del prodotto interno lordo di circa il 4% con una efficienza anti Covid pari a circa 15 punti, le migliori delle nazioni risultano Cipro e Finalndia e Olanda. In seconda fila si piazzano la Germania, l'Austria, il Belgio e il Portogallo. A seguire Francia e Spagna. Infine, l'Italia che segna un calo del Pil abbastanza vicino al -6% e una efficienza nelle misure di intervento dimezzata rispetto alla media Ue. Come è stato sotto gli occhi di tutti siamo stati i primi a entrare in lockdown e gli ultimi a uscirne. Ma non solo perché siamo stati i più colpiti, anche perché abbiamo gestito in modo peggiore l'emergenza. La tabella visibile in pagina si riferisce al primo trimestre del 2020. Nulla lascia immaginare che il trend cambi e che il governo abbia introdotto migliorie. Al contrario la fase 2 è stata costituita da decreti ingolfati dalla burocrazia già nei primi vagiti in Gazzetta ufficiale e la fase 3 è per certi versi ancora peggio. Esattamente ciò che dimostrano gli Stati generali. Buttare in là la palla, attendere che le aziende falliscano per poi stanziare sussidi o aiuti a pioggia ai meno abbienti. Abbiamo appena ricevuto un grande assist dalla Bce, che riconoscendoci come i più danneggiati e biosognosi d'aiuto ha aperto l'ombrello del Pepp, il nuovo sistema d'aiuti. Ma, al tempo stesso, Christine Lagarde ha fatto capire che bisogna intervenire per migliorare la produttività e rimettere le aziende sul mercato. Esattamente il contrario di quanto stanno imbastendo i giallorossi.