2023-10-10
La Apostolico fa proseliti: giudice libera sei clandestini. E spunta la chat di Palamara
Iolanda Apostolico e Carmelo Zuccaro (Ansa)
Il magistrato partecipò al corteo anti Matteo Salvini lo stesso giorno in cui l’ex leader Anm ordinava alle toghe di attaccare il leghista. Il fascicolo sul filmato passerà a Messina.I provvedimenti di disapplicazione del Decreto Cutro depositati dalla toga pasionaria catanese Iolanda Apostolico, beccata a manifestare il 25 agosto 2018 contro Matteo Salvini (in quel momento era ministro dell’Interno), coincidenza, proprio nello stesso giorno in cui l’ex stratega delle nomine Luca Palamara chattava con i colleghi sostenendo che, anche se il leader della Lega sull’immigrazione aveva ragione, «bisognava attaccarlo», hanno già prodotto una certa emulazione nello stesso ufficio. Il collega Rosario Maria Annibale Cupri, in passato candidato all’Anm con la corrente di Piercamillo Davigo, infatti, non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa per sei migranti a Pozzallo con motivazioni in perfetta sintonia con quelle della Apostolico. Proprio come le ordinanze di Apostolico, anche quelle di Cupri si compongono di sette pagine. I punti fissati: il trattenimento nel Cpr deve essere una misura eccezionale e si può applicare solo se non si può ricorrere a misure alternative; la cauzione fissata dal Decreto come mezzo per evitare la permanenza nei Cpr è illegittima; quando ci si occupa di richiedenti la protezione internazionale si deve valutare caso per caso e l’istanza non può essere trattata come procedura di frontiera; il decreto Cutro è in contrasto con la normativa comunitaria. Le sei ordinanze, oltre a richiamare quelle della Apostolico, sono praticamente sovrapponibili tra loro. E il palazzo di giustizia di Catania, giorno dopo giorno, imbarca l’acqua proveniente dal settore immigrazione. Si contano già dieci provvedimenti di bypass del Decreto Cutro trattati dalla Sezione civile che si occupa di migrazione, in Procura arriverà il fascicolo aperto a Roma a modello 45 (senza indagati né ipotesi di reato) per l’esposto presentato dal leader dei Verdi Angelo Bonelli sull’ipotizzato dossieraggio nei confronti di Apostolico, anche se a occuparsene alla fine dovrà essere la Procura di Messina (competente sulle toghe catanesi), l’Arma, che dovrà valutare se avviare un’azione disciplinare, ha informato i magistrati sul video che era stato girato da un carabiniere (e, stando a quanto lui stesso ha riferito, postato in una chat di colleghi e non inviato ai leghisti che l’hanno diffuso) e che riprendeva la toga presente alla manifestazione contro Salvini. E non è finita. Per quanto in Procura generale nulla di questo cortocircuito sia ancora arrivato ufficialmente, il procuratore generale Carmelo Zuccaro, in passato a capo della Procura che ha archiviato le inchieste sulle Ong, pur provando a mantenere un atteggiamento neutro (usando queste parole: «sono aspetti sui quali, se dovessi essere investito, non posso anticipare giudizi»), difende indirettamente la Apostolico: «Qualunque linciaggio è sempre da deprecare, quindi non posso approvare il linciaggio nei confronti di un magistrato che fa il proprio dovere». In sostanza, Tribunale, Procura e Procura generale si stanno concentrando su beghe che puzzano molto di natura politica, mentre risuonano le parole pronunciate all’inaugurazione dell’anno giudiziario un anno fa dal presidente della Corte d’appello di Catania Filippo Pennisi: «Negli ultimi anni la dotazione effettiva si è ridotta a 244 unità a fronte delle 344 previsti in organico, registrandosi pertanto una scopertura di ben cento unità». Il Tribunale di Catania, insomma, è in sofferenza. E appare anche particolarmente distratto da questioni che maturano all’esterno. Altra coincidenza che rischia di arroventare il clima politico attorno all’ufficio giudiziario catanese riguarda una terza collega di Apostolico e Cupri: Maria Acagnino (che con i due ha firmato più di qualche sentenza), che lo scorso febbraio si è dimessa dall’Anm per una paventata possibilità di correre alla carica di sindaco della città. «Sto verificando che ci siano tutti i presupposti necessari per una prospettiva di successo», disse, aggiungendo: «Questo può avvenire solo se nello schieramento politico di centrosinistra ci sia una sintesi tra i candidati e un largo consenso da parte della società civile per la mia candidatura. Contrariamente, faccio spazio agli altri». E così è stato. Al suo posto centrosinistra e pentastellati candidarono Maurizio Caserta, che ne uscì sconfitto. Come se non bastasse, è saltato fuori un terzo video che riprende la Apostolico. Nella clip diffusa sui social da Lega–Salvini Premier si vede il giudice tra il cordone degli agenti e i manifestanti che urlano in coro «Siamo tutti antifascisti». La toga appare anche come particolarmente partecipe: intona lo slogan e batte le mani. Le immagini sembrano confliggere con la versione della Apostolico che aveva giustificato la sua presenza con lo scopo di evitare scontri. Già nel secondo video (dell’agenzia La Presse) diffuso la Apostolico sembrava rimproverare i poliziotti. Ed è facile immaginare che registrazioni di quella manifestazione ce ne siano ancora molte. Ogni cineoperatore presente, essendo tornata d’attualità la questione, ora è concentrato a cercare negli archivi il materiale che aveva girato. Le opposizioni lo chiamano «dossieraggio». E una pratica «a tutela» della Apostolico verrà trattata la prossima settimana dal Csm. La caccia a chi diffonde video di cronaca, però, non può distogliere l’attenzione da ciò che riportano proprio quelle immagini. Ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato netto: «Il video non è stato dato da chi monitora le manifestazioni pubbliche. Sul tema dei dossier c’è stata una rappresentazione della questura nell’assenza di qualsivoglia elemento che possa rendere ragionevole un’espressione di questo tipo. Mi dispiace che venga reiterata anche in presenza di smentita».
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