
Il Cremlino: «Gli ucraini possono arrendersi o morire». Evacuata la zona. Zakharova contro il Colle: «Menzogne sulla minaccia nucleare». Tajani convoca l’ambasciatore.La regione del Kursk è stata riconquistata dalle truppe di Mosca. L’oblast occupato dall’esercito di Kiev, ha annunciato ieri Vladimir Putin in persona, «è pienamente sotto il nostro controllo» e il contingente ucraino è «del tutto isolato». Adesso, ha proseguito Putin, ai soldati di Kiev non resta che scegliere «se arrendersi o morire». Lo zar ha così confermato le notizie fornite dal ministero della Difesa russo, che aveva rivendicato la liberazione di Sudzha, centro nevralgico dei territori occupati da Kiev e al contempo simbolo del clamoroso attacco a sorpresa sferrato lo scorso agosto. Sembra quindi essersi conclusa con pieno successo l’avanzata dell’esercito russo, che di recente ha lanciato un’offensiva massiccia a cui ha preso parte anche il contingente nordcoreano inviato da Kim Jong-un. Le truppe di Kiev, di fatto circondate, sono quindi state costrette alla ritirata. Che i tempi per una spallata decisiva fossero maturi, del resto, lo si era capito già l’altro ieri, quando Putin si è presentato a Kursk in mimetica militare e aveva chiesto ai soldati di «liberare completamente» la regione. Stando a quanto riferito da Valery Gerasimov, il capo di Stato maggiore delle forze armate di Mosca, solo negli ultimi cinque giorni i battaglioni russi hanno ripreso «un totale di 24 località in 259 chilometri quadrati». Sempre secondo Gerasimov, inoltre, «durante i combattimenti nel settore di Kursk, il nemico ha perso oltre 67.000 soldati. Queste sono le unità meglio addestrate e altamente motivate delle forze armate ucraine». Numeri a parte, su cui Kiev e Mosca hanno sempre tirato acqua al rispettivo mulino, la situazione per le forze ucraine rimane piuttosto grave e, oramai, sussistono pochi dubbi sulla loro ritirata. «Nella situazione più difficile, la mia priorità è stata e rimane quella di salvare le vite dei soldati ucraini. A tal fine, le unità delle forze di difesa, se necessario, manovrano verso posizioni più favorevoli», aveva affermato su Facebook persino Oleksandr Syrsky, il comandante delle forze armate di Kiev. Ma non è finita qui. Dopo che la bandiera russa è stata issata sul municipio di Sudzha, pare che le armate di Mosca si siano spinte anche verso la regione ucraina di Sumy. Ieri, in effetti, l’amministrazione militare di Kiev ha diramato questa comunicazione ai residenti dell’oblast: «A causa del peggioramento della situazione operativa nella regione e dei continui bombardamenti, è stato deciso di effettuare l’evacuazione obbligatoria della popolazione di otto località». Insomma, con gli emissari Usa a Mosca e Zelensky che ha chiesto pubblicamente una tregua, la perdita dell’oblast di Kursk rappresenta un duro colpo per le ambizioni di Kiev, che adesso si dovrà presentare alle trattative con una forza contrattuale decisamente ridimensionata. Lo stesso Putin, dopotutto, ieri è stato chiaro: i negoziati di pace si svolgeranno «sulla base della situazione sul campo di battaglia». E la situazione, ha specificato lo zar, «sta rapidamente cambiando a favore della Federazione russa». Sempre ieri, nel frattempo, è arrivata la riposta piccata di Maria Zakharova a Sergio Mattarella: «Le affermazioni del presidente italiano secondo cui la Russia minaccia l’Europa con armi nucleari», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, «non sono altro che menzogne e falsità». Semmai, ha aggiunto con sarcasmo, «forse Mattarella ha confuso la Russia con la Francia». Parole condannate dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha chiesto al segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore Riccardo Guariglia, di convocare l’ambasciatore russo a Roma.
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Giusi Bartolozzi (Ana)
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