2025-04-08
L’appello dei medici per bloccare il vaccino a mRna autoreplicante
Il siero anti Covid Kostaive sarà presto disponibile. La Cmsi: «Rischi enormi. Le molecole spike possono entrare in ogni cellula e diffondersi anche attraverso lo scambio di liquidi biologici. Il governo fermi la distribuzione».Il primo vaccino autoreplicante saRna (self-amplifying mRna) contro il Covid-19 approvato a febbraio dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) «sarà disponibile a breve in tutti gli Stati membri, compresa l’Italia», annuncia sul magazine della Società italiana di farmacologia la ricercatrice Simona Spampinato. Spiega che il vantaggio principale di Kostaive, o zapomeran «consiste nella possibilità di iniettare un quantitativo inferiore di mRna, pur ottenendo una maggiore produzione della proteina di interesse (fino a 80-100 volte in più) e per tempi molto più lunghi». Il preparato, disegnato per indurre una immunità protettiva, è a base di vescicole lipidiche artificiali contenenti molecole autoreplicanti di mRna che, una volta penetrate nella cellula, oltre a innescare la produzione della proteina Spike di Sars-CoV-2, hanno la capacità di replicarsi all’interno. Prima che si degradi la molecola originaria, il sistema ne genera altre a dismisura. «Si tratta di un’enorme minaccia, perché il materiale genetico degli attuali vaccini a mRna e la proteina Spike da essi derivata hanno già dimostrato di persistere molto più a lungo di quanto all’inizio dichiarato», ha avvertito subito con un comunicato la Commissione medico scientifica indipendente (Cmsi), chiedendo l’intervento del nostro governo presso la Commissione europea e l’Ema. Il 23 aprile scade il termine ultimo per poter presentare opposizione.Non c’è sufficiente sicurezza dei prodotti basati sulla tecnologia mRna e i sistemi di rilascio di nanoparticelle lipidiche (Lnp). Nei giorni scorsi, sul Journal of Clinical Neuroscience è stato pubblicato uno studio di esperti di neurochirurgia di diversi ospedali giapponesi. Dopo aver analizzato i casi di pazienti colpiti da ictus emorragico dal 2023 al 2024, si afferma: «L’espressione della proteina Spike derivata dal vaccino mRna è stata rilevata nel 43,8% dei pazienti vaccinati, prevalentemente localizzata anche all’interno delle arterie cerebrali, fino a 17 mesi dopo la vaccinazione». La conclusione: «Questi risultati sollevano notevoli preoccupazioni in merito alla biodistribuzione dei vaccini basati su nanoparticelle lipidiche e alla loro sicurezza a lungo termine». Figuriamoci con autoreplicanti di cui non si conosce l’effettiva permanenza nell’organismo umano, in quali tessuti si auto amplificano e se il materiale genetico vaccinale (o residui del suo processo di produzione) può interagire con il Dna umano. A breve uscirà un articolo scientifico del bioimmunologo Mauro Mantovani, responsabile ricerca e sviluppo del centro Imbio di Milano, in cui verrà documentata una permanenza di Spike da vaccino di più di due anni. «Ne abbiamo trovato presenza, libera e in circolo, dopo 765 giorni, in soggetti vaccinati e tutti con neuroinfiammazioni», anticipa il medico alla Verità. Spiega che la Spike vaccinale continua a rappresentare un elemento di grande preoccupazione. «Quello che conosciamo è solo la punta dell’iceberg». Anche per quanto riguarda la trasmissibilità. Tra un mese verrà pubblicato uno studio approfondito, che descrive un caso seguito dal direttore scientifico dell’Imbio, a conferma di rischi reali. Risale al settembre del 2022, il dottor Mantovani decise di non renderlo noto per non alimentare ulteriori polemiche sui vaccini anti Covid. «Trovai Spike da vaccino in una signora che non si era mai vaccinata», racconta il ricercatore. «Aveva anche Spike da virus, ma quella vaccinale era inspiegabile. Il laboratorio rifece tre volte i test, sempre confermati. Neppure il consorte si era vaccinato, la signora non aveva subito trasfusioni e giurò sulla testa dei suoi figli che non aveva avuto relazioni extraconiugali. L’unico legame “stretto” con una persona vaccinata era stato con la madre, ospite di una Rsa e quadridosata». La saliva, quindi il bacio, come veicolo di trasmissione della Spike? «È una proteina come milioni di altre e si può trasferire tramite fluidi biologici», spiega l’esperto. «Il problema è che è anche una neurotossina, che va a inficiare il sistema cardiovascolare e può disregolare la barriera ematoencefalica, così pure il sistema immunitario. Sappiamo che va ad agire su diversi recettori, questo vale sia per la proteina Spike da virus sia per quella vaccinale». Ricorda, Mantovani, «uno studio delle università di Oxford e di Cambridge pubblicato su Nature a gennaio dello scorso anno in cui si dimostrava come l’mRna del vaccino Pfizer nei topi induca un meccanismo che si chiama mutazione post-trascrizionale framshife +1. Si tratta di una mutazione post trascrizionale, induce delle mutazioni che possono non esserci a livello di genoma. L’mRna vaccinale può interferire con il processo di traduzione dal gene alla proteina. A mio avviso, una delle cose più gravi in assoluto». Potenzialmente, se l’autoreplicante saRna trova le condizioni giuste, una persona può ritrovarsi con delle mutazioni indotte.«Le nanovescicole a base di mRna autoreplicante avrebbero il potenziale di diffondersi tra gli uomini così come tra gli animali di qualsiasi specie attraverso le vie respiratorie o lo scambio di liquidi biologici», mette in guardia la Cmsi. Le preoccupazioni manifestate per il vaccino autoreplicante da medici e dalla popolazione del Giappone, primo Paese ad autorizzare Kostaive, non erano così infondate. Ancora troppo poco si conosce del meccanismo di azione di questo preparato. L’unica cosa certa è la sua frettolosa approvazione, e che sta smuovendo interessi economici giganteschi. Il nostro ministero della Salute deve intervenire.
Chuck Schumer (Getty Images)