2023-12-22
Kiev chiama al fronte gli ucraini all’estero
L’Ucraina «invita» ad arruolarsi tutti i connazionali espatriati, fino ai 60 anni d’età . Previste sanzioni per i renitenti. Il «Financial Times» ammette: «La vittoria di Putin è sempre più probabile». Sergej Bubka, icona del salto con l’asta, accusato di cospirare coi russi.Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov incontra Kais Saied e consolida i rapporti in Africa, ignorata da Ue e Joe Biden.Lo speciale contiene due articoli.L’Ucraina non avanza e perde uomini. Almeno 160.000 durante la controffensiva, secondo il capo di Stato maggiore delle forze armate russe Valery Gerasimov: «Le forze armate ucraine, a costo di perdite colossali, sono state in grado di fare pochi progressi in direzione di Zaporizhzhia. Le ulteriori forniture di armi occidentali all’Ucraina e l’introduzione di riserve strategiche in battaglia non hanno cambiato la situazione, queste azioni hanno solo aumentato il numero delle perdite nelle unità dell’esercito di Kiev», ha dichiarato il vertice militare. La necessità di rafforzare le truppe ucraine al fronte, stanche e sguarnite, è confermata dalla richiesta di arruolarsi indirizzara a tutti gli uomini di età compresa tra i 25 e i 60 anni che vivono all’estero. L’ordine, definito «un invito» del ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, probabilmente prevederà sanzioni per i renitenti, ancora non definite da Kiev. In un’intervista con Die Welt, Bild e Politico, Umerov ha descritto la campagna di reclutamento come «non una punizione», ma «un onore». «Stiamo ancora discutendo su cosa potrebbe accadere se non si presentassero volontariamente», ha aggiunto, anche se poi un portavoce del ministero ha negato qualsiasi tipo di coercizione. L’esercito ucraino vorrebbe mobilitare dai 450.000 ai 500.000 soldati, ma lo stesso presidente Volodymyr Zelensky ha definito la mobilitazione una «questione delicata». Non è chiaro dunque cosa potrà rischiare chi si rifiuta di tornare in patria per combattere, ma la richiesta appare come un disperato tentativo di ribaltare le sorti della guerra, che pendono favorevolmente verso Mosca. Le stesse autorità ucraine hanno confermato che i nemici hanno guadagnato terreno, mentre il presidente russo Vladimir Putin ieri ha lanciato l’ennesimo monito all’Occidente: «È ora che Stati Uniti ed Europa smettano di scherzare in generale e di aspettare che noi crolliamo», aggiungendo che «non ci stiamo chiudendo dal continente americano, dal Nord America, dagli Stati Uniti e dal Canada, non ci stiamo chiudendo dai Paesi europei». La sconfitta della Russia, tuttavia, sembra un’ipotesi sempre più lontana in Occidente che, secondo il Financial Times, sta «giocando» con l’idea di lasciare l’Ucraina a Putin. «Se la Russia vince...», anche secondo il quotidiano britannico, è uno scenario sempre più probabile. Gli aiuti d’altronde continuano a diminuire, con il primo ministro ungherese Viktor Orbàn che anche ieri si è espresso contro finanziamenti a lungo termine a Kiev: «Se vogliamo dare soldi all’Ucraina, non dovremmo darli per un periodo di cinque anni perché non abbiamo idea di cosa accadrà nei prossimi tre mesi». Il premier ungherese, in sostanza, si rifiuta di scommettere sulla resistenza dell’Ucraina, tanto da chiedere che i finanziamenti non provengano da modifiche al bilancio dell’Ue, ma siano basati su contributi individuali dei Paesi membri. Intanto, in Russia continua la repressione dei dissidenti: Maria Pevchikh, giornalista investigativa, dal marzo scorso presidente della Fondazione anticorruzione creata dall’oppositore di Putin, Alexei Navalny, è stata inserita nell’elenco delle persone ricercate del ministero dell’Interno russo, senza specificate le accuse a suo carico. Sorte simile, ma dal lato opposto, per Sergej Bubka, l’icona ucraina del salto con l’asta che vinse l’oro alle Olimpiadi di Seul 1988, considerato un eroe nazionale, prima di essere accusato di collaborazionismo con i russi a causa degli affari della sua famiglia nel Donbass. A sollevare le accuse è stata un’inchiesta pubblicata in estate dal sito ucraino Bihus. «La società russa Mont Blanc, di proprietà dei fratelli Sergej e Vasilij Bubka, opera nei territori temporaneamente occupati e collabora con i terroristi», scrive il sito. «Nel maggio 2023, l’azienda ha firmato contratti ufficiali con gli occupanti per la fornitura di carburante per un valore di oltre 800.000 rubli». Una cifra esigua, equivalente a meno di 25.000 euro, per continuare a fare lo stesso lavoro svolto prima della guerra. Tuttavia, il servizio di sicurezza ucraino ha aperto un’indagine e Vasilij è stato accusato in contumacia di collaborazione con i russi e di «assistenza a un’organizzazione terroristica» spiega Politico. Bubka, che ora vive nel Principato di Monaco dopo aver lasciato l’Ucraina il 1° marzo 2022, ha respinto ogni accusa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/kiev-chiama-fronte-ucraini-estero-2666741025.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="mosca-rafforza-i-legami-con-tunisi-mentre-leuropa-sta-a-guardare" data-post-id="2666741025" data-published-at="1703184654" data-use-pagination="False"> Mosca rafforza i legami con Tunisi mentre l’Europa sta a guardare La Tunisia rafforza i legami con Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, si è recato in visita nel Paese nordafricano, dove ha incontrato l’omologo tunisino, Nabil Ammar. «Siamo aperti alla cooperazione con la Russia in tutti i settori. Nell’agenda ci sono la cooperazione nel settore agricolo, nonché la possibilità di acquistare il grano dalla Russia», ha dichiarato quest’ultimo. «Non vogliamo sviluppare relazioni con alcuni partner a scapito di altri, vogliamo sviluppare relazioni con tutti e la Russia è un partner molto importante per il nostro Paese», ha anche detto Ammar. «La Russia non fa mai amicizia con nessuno contro gli altri», ha replicato Lavrov, per poi proseguire: «Purtroppo l’abitudine di fare amicizia con qualcuno contro gli altri è caratteristica dei nostri colleghi occidentali. Eppure penso che la vita rimetterà ogni cosa al suo posto, si renderanno conto inevitabilmente della necessità di una convivenza pacifica in un mondo multipolare». Il ministro russo ha poi avuto un faccia a faccia con il presidente tunisino, Kais Saied, che ha invocato un rafforzamento delle relazioni nel campo energetico. Che i legami tra Tunisi e Mosca si stiano facendo sempre più stretti non è ormai da tempo un mistero. Reuters riportò infatti che, all’inizio di quest’anno, la Tunisia aveva incrementato significativamente l’importazione di prodotti petroliferi russi. Più in generale, il Cremlino sta rafforzando la propria influenza su altre parti del Nord Africa e sul Sahel. La longa manus di Mosca continua a rivelarsi particolarmente energica sulla Libia orientale. Tutto questo, mentre Mali e Burkina Faso sono ormai saldamente entrati nell’orbita russa. Due Paesi, questi, che - a settembre - hanno siglato un patto di mutua assistenza militare con il Niger, il cui governo - dopo il golpe della scorsa estate - si è a sua volta avvicinato a Mosca. Si tratta di un quadro preoccupante, dal momento che la Russia potrebbe sfruttare questa situazione, utilizzando i flussi migratori africani per mettere sotto pressione l’Unione europea e il fianco meridionale della Nato. Parliamo di un quadro complessivo di cui è purtroppo responsabile anche la miopia occidentale. Bruxelles ormai non tocca più palla nel continente africano. Dall’altra parte, l’amministrazione Biden non ha fatto abbastanza per ammorbidire le posizioni del Fondo monetario internazionale sulla Tunisia, che avrebbe urgente necessità di stabilizzazione economica. È vero che l’attuale presidente americano deve fare i conti con alcuni settori del Partito democratico statunitense, che non hanno affatto in simpatia Saied. Tuttavia, questa condotta improntata alla freddezza sta spingendo sempre più lo stesso Saied tra le braccia di Vladimir Putin. E il viaggio tunisino di Lavrov sta lì a dimostrarlo. In questa situazione generale, bisogna sperare che il Piano Mattei riesca a funzionare. Sulla carta, le prospettive di riuscita ci sono. Questo progetto punta infatti a instaurare partnership paritetiche con i Paesi africani: una formula, questa, che rappresenterebbe una sorta di terza via tra l’arroganza postcoloniale francese e il terzomondismo peloso dei russi. Non dimentichiamo infatti che, soprattutto nel Sahel, l’influenza di Mosca sta crescendo proprio a causa dell’impopolarità di Parigi. Inoltre, sempre sul Sahel si sta rafforzando la longa manus dell’Iran: quell’Iran che è notoriamente tra i principali alleati mediorientali della Russia e che sta svolgendo un ruolo assai preoccupante nella crisi del Mar Rosso. O l’Occidente inizia seriamente a occuparsi dell’Africa, o il quadro è destinato a peggiorare ulteriormente. Il Piano Mattei potrebbe offrire una soluzione, purché Bruxelles e l’amministrazione Biden lo capiscano. In fretta.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.