2024-07-23
Kamala, la woke dal volto cinico
Abortista entusiasta, da procuratore ne fece di ogni colore, inclusi finanziamenti illeciti. E alla faccia dell’accoglienza, nel 2021 disse ai migranti: «Non venite negli Usa».Joe Biden (81 anni) ha quindi deciso di non ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali e ha lanciato la sua giovane vice Kamala Harris (59). Ma al di là del plauso generale per la «donna non bianca» candidata, l’ipotetica futura presidente non rappresenterebbe una buona notizia.E ciò può verificarsi in ambiti diversi ma collegati tra loro: il rispetto delle leggi, le contraddizioni tra il dire e il fare sulla gestione dei migranti e infine la sua ossessione dell’aborto quale sintesi dei «diritti riproduttivi» della donna.Nel lontano 2019, durante i dibattiti della corsa presidenziale del 2020, ci si interrogò sul comportamento della Harris come «procuratore distrettuale di San Francisco» (2004-2011) e «procuratore generale della California» (2011-2017). E in effetti molte accuse le furono rivolte da chi la conosceva e la frequentava da tempo.In particolare Tulsi Gabbard, dello stesso partito della Harris, la accusò pubblicamente, nell’ambito della campagna per la nomination, di aver trattenuto «delle persone in prigione oltre la loro condanna» allo scopo indecente di «usarle come manodopera a basso costo per lo Stato della California». In realtà un tentativo ci fu, ma la richiesta venne respinta. La Harris disse allora che la responsabilità gravava non su di lei, ma sugli «avvocati dell’ufficio del procuratore generale» (che era lei stessa), perché questi avrebbero agito «a sua insaputa». Questi avvocati, che lavoravano al suo fianco e nel suo ufficio, tentarono di impedire il rilascio di carcerati meritevoli di libertà, perché utili al «lavoro anti-incendio» da portare avanti in città. Solo che lei, così dichiarò incalzata dalla collega, «non ne era a conoscenza». Anche l’ignoranza però, se si è procuratori generali di uno Stato, è una colpa non lieve.Peggio ancora, dal punto di vista di quanti ora la sostengono come fosse un nuovo profetico Obama al femminile, quel che riportava Repubblica nel giugno 2021. La Harris, già assurta al prestigioso ruolo di vice di Biden, nel «primo viaggio internazionale da vicepresidente» si recò in Guatemala e Messico. E ai guatemaltechi e ai messicani, per non dire a tutti i latinos, diede un messaggio «che non poteva essere più chiaro»: «Non venite negli Stati Uniti». Non male per un idolo progressista.«Voglio essere chiara», proseguì trumpianamente Kamala, «con tutte le persone che in America Centrale» vorrebbero varcare «il confine tra Messico e Stati Uniti». Aiutateci a buttare giù il muro «razzista» di Trump? Nient’affatto, anzi il contrario: «Noi continueremo a far rispettare le nostre leggi e a rendere sicuro il nostro confine». Promettendo, con accenti populisti, di aiutare tutti «a trovare speranza a casa vostra». Pro migranti da candidata e anti migranti da eletta?La Harris ha poi fatto dell’aborto no limits il cuore della sua azione politica, superando a sinistra i pur tutt’altro che moderati Biden e Macron.Per esempio, il 14 marzo scorso ha visitato a Saint-Paul in Minnesota, una clinica specializzata per abortire, che fa parte della famigerata multinazionale Planned Parenthood. Secondo l’HuffPost, «mai un presidente o un vicepresidente in carica aveva visitato una clinica per l’interruzione della gravidanza».Esprimendosi in una struttura che milita per l’aborto fino al nono mese, la vicepresidente americana ha dichiarato: «Dobbiamo essere una nazione che dà fiducia alle donne». Mentre, «gli attacchi contro il diritto individuale a disporre del proprio corpo sono scandalosi». Sul «proprio corpo» la scienza dice altro, ma fa niente.Secondo Larry Levitt, «vicepresidente esecutivo per la politica sanitaria» ed ex «consulente senior per le politiche sanitarie della Casa Bianca», Kamala Harris come candidata presidente metterebbe «l’accesso all’aborto al centro della sua campagna» e come presidente «sarebbe il volto della spinta a proteggere il diritto all’aborto».Marjorie Dannenfelser, presidente di Pro Life America, appena Biden ha lanciato la sua vice, ha dichiarato che se «Joe Biden ha difficoltà a pronunciare la parola aborto, Kamala Harris la grida».Ma le macchie della «prima presidente donna» sarebbero ancora più antiche di quelle viste. Infatti, già nel 2003, da giovane candidata a «procuratore distrettuale» di San Francisco, la Harris, secondo il SFGate, «ha violato la legge sul finanziamento della campagna elettorale della città», non avendo «rispettato il tetto di spesa» previsto. Il che sarebbe avvenuto «per errore non intenzionale». «La leadership» disse in quel caso la Harris davanti alla Commissione etica, «non consiste nell’essere perfetti», ma nell’assumersi «le proprie responsabilità». Dopo essere stati scoperti.Forse ha proprio ragione Trump nel ritenere la sua vittoria contro la Harris più facile che contro Biden o altri. Ma una ipotetica presidenza Harris sarebbe pericolosa per tutti coloro che tengono alla coerenza politica, alla tutela della vita e dell’etica, al rispetto delle leggi e della parola data.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.