2024-09-06
Kamala va in tilt dopo il «sostegno» di Mosca
La Harris riceve l’endorsement (ironico) di Vladimir Putin e la Casa Bianca impazzisce: «Non accettiamo ingerenze nella corsa elettorale». E mentre i dem accolgono a braccia aperte i repubblicani che odiano Donald Trump, i parenti di Tim Walz fanno sapere che voteranno il tycoon.C’è un po’ di confusione nel campo di Kamala Harris. L’ex deputata repubblicana, Liz Cheney, ha dato il suo endorsement alla candidata dem. «La vicepresidente è orgogliosa di essersi guadagnata il voto della deputata Cheney», ha commentato la presidente della campagna della Harris, Jen O’Malley Dillon. Eppure, c’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui i Cheney erano visceralmente odiati dal Partito democratico: in particolare, il padre di Liz, l’ex vicepresidente americano Dick Cheney, veniva accusato di essere l’oscuro artefice della guerra in Iraq. Addirittura, nel 2014, quando uscì un report del Senato sulle torture commesse dalla Cia durante gli interrogatori, Nancy Pelosi attribuì la responsabilità degli abusi proprio a lui. Adesso invece i dem, nel nome dell’antitrumpismo, sono ben felici dell’endorsement dell’ex repubblicana che, sia detto per inciso, non ha mai preso le distanze dalle controverse politiche del genitore e che, anzi, nel 2014 criticò la Pelosi per le sue accuse. Bisognerà semmai vedere come prenderà questa svolta l’estrema sinistra: una galassia che ha sempre detestato i Cheney e di cui la Harris ha bisogno per vincere in Michigan e Wisconsin. Dall’altra parte, anche Liz sembra avere qualche problemino di memoria, visto che, ad agosto 2020, aveva bollato la Harris come una «liberal radicale». Certo, si può sempre cambiare idea. Ma il sospetto è che, più che per ragioni ideali, l’ex deputata repubblicana sia in realtà mossa da istinti vendicativi verso Donald Trump. Non è d’altronde un mistero che il tycoon abbia estromesso dal Gop il gruppo di potere storicamente gravitante attorno ai Cheney e ai Bush. Inoltre, la diretta interessata non deve aver gradito il fatto che Trump, nel 2022, diede il proprio endorsement alla sua sfidante alle primarie del Wyoming: Harriet Hageman. Quella stessa Hageman che conquistò alla fine il 66% dei consensi contro il magro 29% raccolto dalla Cheney. Infine attenzione: la Harris ha fatto sapere che, se eletta presidente, nominerebbe un repubblicano nella sua amministrazione. Chissà: forse, dopo essere stata silurata dal Congresso, Liz spera adesso in qualche incarico ministeriale. Del resto, al di là dell’astio per Trump e delle speranze di potere, non si capisce che cos’altro possa spingere la Cheney a supportare la vicepresidente. Nel 2021, criticò l’amministrazione Biden-Harris per il disastroso ritiro dall’Afghanistan. Inoltre la Cheney si opponeva all’accordo sul nucleare con l’Iran, di cui invece la candidata dem è una storica sostenitrice. Dulcis in fundo, si fa per dire, la vicepresidente ha anche appena ricevuto l’endorsement di Vladimir Putin, che ha detto di volerla «sostenere», in ossequio alle raccomandazioni di Joe Biden ad appoggiarla. «La Harris ride in modo così espressivo e contagioso, il che vuol dire che le cose vanno bene», ha detto Putin, aggiungendo anche che Trump impose invece a Mosca «restrizioni e sanzioni». D’altronde, già a febbraio, lo zar aveva detto di preferire Biden al tycoon in quanto «più prevedibile».Certo: molti dicono che il leader russo avrebbe fatto apposta quelle dichiarazioni per danneggiare la Harris. Del resto, il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby ha subito intimato a Putin di «non interferire nel voto». In realtà, al netto del sarcasmo del leader russo, non è inverosimile che Mosca preferisca una vittoria della candidata dem. Nel 2021, l’amministrazione Biden-Harris revocò le sanzioni al Nord Stream 2 che Trump aveva imposto nel 2019. Sempre nel 2021, l’amministrazione Biden-Harris avviò dei colloqui indiretti con Teheran per ripristinare l’accordo sul nucleare con l’Iran, da cui Trump si era invece tirato indietro, irritando Mosca, nel 2018. Non solo. Il 14 febbraio 2022, mentre la Russia ammassava le truppe al confine ucraino, l’attuale Casa Bianca ritirò il personale diplomatico americano da Kiev. Una serie di azioni che, insieme al disastro afgano, hanno azzoppato la capacità dissuasiva di Washington nei confronti di Mosca. Era del resto il 20 febbraio 2022, quando la Harris garantì che la strategia di deterrenza americana stava funzionando: eppure, appena quattro giorni dopo, Putin diede il via all’attacco contro l’Ucraina.Insomma, una neocon come la Cheney, supposto falco antirusso e antiraniano, ha dato l’endorsement a una candidata corresponsabile sia dell’appeasement statunitense verso Teheran sia della crisi della deterrenza di Washington nei confronti di Mosca. Magari, a pensarci bene, oltre all’antitrumpismo, un fattore che lega i Cheney alla Harris effettivamente c’è: lei e Dick sono infatti stati due dei vicepresidenti con il gradimento più basso di sempre.Ma l’attuale ticket dem ha anche un altro problema. Il vice della Harris, Tim Walz, ha addirittura contro una parte dei suoi stessi famigliari. Il fratello, Jeff, ha scritto su Facebook di essere «al 100% contrario a tutta la sua ideologia», aggiungendo che il governatore del Minnesota non sarebbe adatto a svolgere l’incarico di vicepresidente. Successivamente si è detto rammaricato per aver fatto quei post, ma non si è comunque impegnato a votare per i dem a novembre. Come se non bastasse, alcuni parenti di Walz, residenti in Nebraska, hanno pubblicato una foto in cui esprimono il loro sostegno a Trump: l’Associated Press ha confermato che si tratta di cugini lontani del governatore. Tycoon che peraltro ha annunciato che, se eletto, istituirà una Commissione per l’efficienza governativa guidata da Elon Musk. A peggiorare le cose per l’Asinello, nel processo che lo vede imputato per frode fiscale, Hunter Biden, pur dichiarandosi innocente, ha ammesso che ci sono prove sufficienti per una sua condanna. I procuratori si sono opposti al patteggiamento. Insomma, mentre anche i suoi parenti scappano, il ticket dem guadagna paradossalmente gli endorsement di Putin e di una neocon senza seguito elettorale. Contraddizioni che evidenziano la vera essenza del campo pro Harris: oltre all’antitrumpismo, il nulla.
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.