2020-02-11
«Iv è isolata, il governo non cadrà. E nessuno sarà imputato a vita»
Il capogruppo M5s al Senato: «Sulla prescrizione è tutto risolto. Matteo Renzi vuol mettere alla prova l'esecutivo, ma i suoi non lo seguiranno. In caso di necessità, comunque, ci sono altri pronti a sostenere il Conte bis».Senatore Perilli, il governo sta rischiando di cadere. (Sorriso) «No, il governo non rischia». Non è preoccupato per quello che sta accadendo sulla prescrizione? «Nella nuova proposta su cui la maggioranza ha trovato l'accordo c'è un fatto nuovo che risolve molti dubbi sollevati sulla riforma». Dice? Italia viva non ha sottoscritto questo patto. «Ma gli altri tre alleati sì. Siamo stati molto pragmatici e riformisti». Le piace la soluzione che avete trovato? «È stata data una formulazione nuova che mantiene lo spirito della riforma, ma rappresenta una soluzione ottimale ai temi sollevati nel dibattito di questi giorni. Sono molto soddisfatto». Lei sarà soddisfatto ma Italia viva è ancora in fibrillazione. «Sono due problemi diversi. Il primo è di merito: grazie a questo accordo, e a tutte le possibilità che prevede, non c'è più per un cittadino il rischio di essere “imputato a vita"». E poi? «Però si evitano i colpi di spugna. Questo mi rallegra». E il secondo problema? «Chi ha detto no al vecchio testo non può continuare a dire no all'infinito».Perché usa l'impersonale? Sta parlando di Matteo Renzi. «Certo. Stavolta non ha più nessun alibi». È sicuro che gli servano degli alibi per rompere? «Capisco che nessuno va più a vedere le dichiarazioni del passato, ma era Renzi che considerava grave la prescrizione dei reati più gravi». D'accordo, ammettiamo che Renzi sia incoerente sul tema. Ma questo non vi mette assolutamente in sicurezza. «Un eventuale strappo di governo sarebbe assolutamente pretestuoso. Italia viva è isolata sulla linea dell'attacco al governo. Adesso, con l'accordo tra il Pd, Leu e noi sul nuovo testo, è chiaro chi vuole la guerra».D'accordo, Renzi vuole la guerra: ma in politica questo è comunque un problema.«Mettiamola in questi termini. Io in Senato ci vivo: che Renzi voglia mettere a dura prova il governo è indubbio. Ma non credo affatto che tutti i suoi senatori condividano questa volontà». E se lo seguissero comunque? «Credo che non accadrà. Ma ci sono diversi senatori pronti a sostenere la maggioranza». Dopo tanti addii non teme lo sfaldamento del suo gruppo? (Sorriso) «Mi occupo di tenerlo insieme dall'estate scorsa. Me la cavo». Le defezioni sono finite?«Se dovessi far conto di quante volte ci hanno dati per morti non smetterei più. Da agosto a oggi ne abbiamo viste di tutti i colori, ma come vede restiamo compatti».Quindi sulla prescrizione non cadrete? «Se dovessimo cadere, prendiamo atto che sarà su un tema fondamentale». Gianluca Perilli, successore di Stefano Patuanelli nel ruolo cruciale di capogruppo del M5s al Senato. Spiega perché - secondo lui - il Movimento può risorgere. È diventato un esperto di guerriglia parlamentare e numeri, ma da ragazzo sognava il mondo del cinema. Dove è cresciuto?«A Roma, nella città in cui sono nato. Da piccolo volevo fare il regista. Mio padre era avvocato, specializzato sui temi del diritto d'autore. Aveva molti amici nel mondo del cinema, ad alcuni era molto legato». Chi?«Ad esempio Francesco Rosi e Sergio Leone. Questi rapporti mi hanno influenzato molto». Ha mai fatto politica prima del M5s? «No. Da ragazzo ero atipico: mi sarei definito un simpatizzante radicale degli anni Novanta». Primo lavoretto? «A “Videoland", in via Bettolo. Una videoteca molto specialistica. Davo una mano in negozio e venivo pagato in film. Era un ambiente straordinario e formativo. Ho conosciuto lì Stefano Sollima, che girava cortometraggi. Eravamo specializzati in film introvabili e B movie, io mi occupavo del catalogo». E come entra nel mondo di Beppe Grillo? «Andavo a vedere i vecchi spettacoli, quando ancora li faceva a via Teulada. Quando nascono i Meetup mi impegno». Com'era il M5s a Roma? «Fui uno dei fondatori. Primi banchetti, volantinaggio, c'era un clima di entusiasmo irripetibile». Aneddoto? «Su Virginia Raggi, una delle prime persone con cui entrai in relazione. Era una organizzatrice indefessa dei “Gas"». Prego? «I “Gruppi di acquisto solidali". Era una grande organizzatrice». Cosa le piaceva? «Avevo il pallino della democrazia diretta. Nel 2013 mi candido alle regionali, vengo eletto, inizia un'altra vita». Lo dice quasi con tono di rimpianto. «Ricordo pomeriggi fantastici come il “Graticola day"».Cioè? «Tutti bombardavano di domande gli aspiranti candidati. È vero, ho nostalgia di quei tempi». Perché? «Avevamo la sensazione di impegnarci in un momento di grande rottura, un senso di una missione civile». Lei si ritrova nel mini direttorio per commissariare la Raggi. «Non era un commissariamento! Nel 2016 vengo chiamato proprio da Virginia a far parte di questo organismo che doveva affiancarla».Avete fatto tutti carriera: lei, Paola Taverna, Roberta Lombardi, e Fabio Massimo Castaldo, oggi eurodeputato. «In campidoglio arrivò Marra e io entrai subito in conflitto con lui. il minidirettorio si dissolse».Quindi lei litigò con Virginia? «No, il rapporto non si è mai logorato. Io le ho detto che sarei stato un Ronin». Sempre il cinema di mezzo. «Come il grande film di John Frankenheimer: era per dirle che ero indipendente. Rispondevo solo al Movimento». Poi viene eletto al Senato. Quanto guadagnava? «L'ultimo anno da cittadino? Dunque... Il mio studio ha dichiarato circa 100.000 euro. Sono orgoglioso, da eletto, di aver restituito 300.000 euro, il mio piccolo record». Quindi ci ha rimesso a fare politica? «No: ho avuto opportunità enormi». È stato capogruppo in Regione e vice di Patuanelli. «Al fianco di Stefano, che mi volle come vicario sono stato benissimo. È triestino ha tutto quello che non ho io». Cioè?«Metodo, visione da ingegnere, rigore nordico. Ho imparato da lui: capacità di mediazione, di persuasione, e persino di lavoro».Poi ha sfidato Toninelli e ha vinto. «Per soli quattro voti!».Però non si può più ricandidare se non cambia la regola dei mandati. «Quando uscirò avrò un saldo positivo». Il M5s è colpito a morte dopo le regionali in Emilia? «Macché. Abbiamo cicli di assestamento. Siamo cambiati molto». Quindi?«Paghiamo il fatto di aver realizzato quello che avevamo detto». Un bel paradosso. «Abbiamo vinto perché sino riusciti a creare una aspettativa enorme. Ma era così grande che andava oltre le cose che abbiamo realizzato». Esempi? «L'Anticorruzione. Il taglio dei parlamentari, il reddito...».Andava fatto il governo giallorosso? «Ne sono certo. È stata una grande battaglia parlamentare, vinta alla faccia di chi ci considera dilettanti. In Aula Ho citato Rashmoon di Akira Kurosawa». Cioè? «“Ognuno di voi dà una versione diversa del delitto. Ma la vera storia va capita"». Oltre la politica cosa c'è? «Ho scritto un film su Pippa Pacca. Un'artista partita da Milano vestita da sposa e andata nella ex Jugoslavia, per testimoniare contro la violenza».Però il finale è tragico. «È stata uccisa e violentata. Una storia tragica e simbolica».Bello. Ma nom mi ha detto se il M5s si salva o muore. (Sorride) «“Vedrai che cambierà": come nella canzone di Franco Battiato».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson