2023-02-02
Perfino lo Speranza tedesco fa autocritica sulla pandemia. Qui i virocrati non mollano
Novak Djokovic. Nel riquadro il ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach (Getty Images)
Roberto Burioni dice che Novak Djokovic è stato un cattivo esempio per i giovani. E chiudere le scuole, invece? Intanto la casta medica si scandalizza se il governo vuol sostituire Franco Locatelli...Retsef Levi (Mit): «C’è un numero senza precedenti di effetti avversi e morti tra i giovani».Lo speciale contiene due articoli.Dopo due anni di vessazioni, discriminazioni, insulti e (ig)nobili bugie, i gerarchi del regime Covid non riescono ad ammettere di aver sbagliato. Mica come all’estero, dove, pur tra cautele e reticenze, la resa dei conti è iniziata da un pezzo. In Gran Bretagna, è dalla scorsa estate che i lockdown sono sul banco degli imputati. La religione del vaccino è stata desacralizzata almeno in mezza Scandinavia e in Florida. La prestigiosa rivista Newsweek ha appena ospitato l’affondo di un ricercatore contro le menzogne e gli errori degli scienziati. In Italia, pur essendo cambiati governo e indirizzo politico, i «virocrati» non mostrano il minimo segno di ravvedimento.Ieri, sulla Stampa, è tornato alla carica Roberto Burioni. Novak Djokovic, il «cretino olimpionico» non vaccinato, lo ha preso a racchettate, sbancando agli Australian Open, da cui era stato escluso l’anno scorso per non essersi sottoposto alla santa iniezione. E il telepredicatore medico ha accusato il colpo. Nole, «con il suo comportamento, è diventato un idolo per i pericolosi complottisti che non credono alla medicina e la sua vittoria un gagliardetto da sventolare in faccia a chi in questi mesi della scienza si è fidato». «I campioni sportivi», ha pontificato Burioni, «così come i grandi artisti, godono di immensi privilegi ma hanno anche immense responsabilità». Djokovic avrebbe dovuto dare il buon esempio e correre a farsi iniettare un «farmaco sicuro». Già: come Pedro Obiang, centrocampista del Sassuolo, poi finito in ospedale con una miocardite? Il numero uno del ranking Atp avrebbe dovuto insegnare ai giovani fan a essere terrorizzati da un virus che, per loro, non rappresentava una minaccia? Il medico che considerava più probabile essere colpiti da un fulmine che beccarsi il coronavirus, anziché cinguettare su Twitter e concionare sui giornali, potrebbe fermarsi e riflettere. Il grottesco mantra della professione di fede scientista, ahinoi, ha rovinato una generazione. In Germania, il ministro della Salute, Karl Lauterbach, ha riconosciuto che chiudere le scuole fu un errore. Badate: non si tratta di un «complottista» che rinnega il vangelo della scienza, bensì di un esponente del Partito socialdemocratico. Una specie di Roberto Speranza tedesco. Dal suo ex omologo italiano non è arrivato mai nessun ripensamento critico. Eppure, i danni inflitti a bambini e adolescenti appaiono irreparabili.Il Corriere della Sera di Roma ha dato ampio spazio all’allarme dei presidi: tra i ragazzi, sono raddoppiati episodi di violenza e casi di depressione. Ieri, colpiva in particolare la testimonianza di Vincenzo Lenzoni, dirigente del liceo Gassman di Torrevecchia: «Non riusciamo a liberarci della pandemia. Dallo scorso anno abbiamo notato un incremento degli attacchi di panico». Eccolo, il capolavoro di chi ha terrorizzato e colpevolizzato: ricordate le dita puntate contro i giovani, maniaci dello spritz che facevano ammalare i nonni? Adesso, becchiamoci i postumi delle serrate. E andiamolo a raccontare ai genitori di Camilla Canepa, la diciottenne morta dopo l’iniezione con Astrazeneca all’open day in Liguria, che il cattivo esempio è quello di Djokovic. Il quale, al contrario di ciò che ha berciato Burioni, non si ribellava all’inoculazione di «un farmaco efficace e sicuro». Rivendicava il suo diritto di decidere per il proprio corpo e il proprio stato di salute, considerato che il rifiuto di sottoporsi alle dosi non costituiva un pericolo per il prossimo. Davvero c’è bisogno ricordare che il vaccino non fa nessuna differenza, quanto all’obiettivo di ridurre i contagi? Davvero serve ripescare l’audizione all’Europarlamento di Janine Small, dirigente Pfizer, la quale ha ammesso che i farmaci a mRna non sono stati neppure testati per la capacità di bloccare la trasmissione del virus? Davvero Burioni sta raschiando il fondo del barile delle balle, soltanto perché rosica per gli sfottò sui social?Se così fosse, si troverebbe in ottima compagnia. Sempre sulla Stampa, Eugenia Tognotti ieri s’è imbarcata in una strenua difesa di Franco Locatelli. L’ex coordinatore del Cts, a causa di un emendamento di Fdi al Milleproroghe, rischia di perdere il posto di presidente del Consiglio superiore di sanità. Poco male, direte: «morto» un burocrate se ne fa un altro. Neanche per idea. L’élite tecnico-scientifica progressista si considera insostituibile. Locatelli è «un’autorità» accademica «riconosciuta a livello internazionale» e ha guidato l’organismo istituito dal governo Conte «nel deserto della pandemia». La Tognotti non si capacita: a Palazzo Chigi è arrivata la leader di Fdi e adesso c’è aria di «epurazione del gruppo di esperti che ha affiancato il ministro Speranza». Incredibile, eh. Forse, questi luminari erano talmente geniali da meritare un incarico a vita? E quali grandi successi avrebbero conseguito, a parte snobbare le cure Covid (Nicola Magrini dell’Aifa), raccontare bufale sull’immunità di gregge e finire pure indagati per omicidio colposo (Locatelli)? L’Italia sopravvivrà anche senza costoro. Il problema, semmai, è che costoro non sopravvivranno al di fuori dell’ambiente protetto degli enti ministeriali. Perduta l’egida dei politici amici, sentono sul collo il fiato della resa dei conti? L’azzeramento del Css costituirebbe, osserva la Tognotti, «un primo passo […] verso quella commissione d’inchiesta parlamentare» sul Covid, promessa dal centrodestra. Appunto. Se lorsignori non hanno nemmeno il buon cuore di ammettere: «Ci siamo sbagliati, chiediamo scusa», bisognerà inchiodarli ai loro pasticci con altri metodi d’indagine. È la democrazia. Quella ferita che, altrove, tentano di rimettere in sesto dopo la stagione più nera dal dopoguerra. Di cosa hanno paura veramente, i presunti salvatori della patria? Delle «tricoteuses che, durante la rivoluzione francese, aspettavano, nelle piazze, la decapitazione dei condannati»? Oppure che venga a galla la verità? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/italia-restrizioni-covid-virostar-2659353446.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lappello-del-professore-del-mit-ritirare-subito-i-sieri-a-mrna" data-post-id="2659353446" data-published-at="1675334482" data-use-pagination="False"> L’appello del professore del Mit: «Ritirare subito i sieri a mRna» «Bisogna ritirare questi prodotti dal mercato e fermare immediatamente la campagna vaccinale a mRna. Il vaccino anticovid è chiaramente il prodotto più fallimentare della storia dei prodotti medici, sia in termini di efficacia che di sicurezza. Dobbiamo riflettere e indagare a fondo sul perché è anche il prodotto più redditizio al mondo, nella storia dei prodotti medici». Retsef Levi è un professore del Mit (Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo) e ha appena pubblicato un preoccupato appello affinché siano sospese, subito e ovunque nel mondo, le vaccinazioni a mRna. Il suo videomessaggio riassume in sei minuti e mezzo tutte le criticità e le evidenze riscontrate in questi anni nelle somministrazioni Pfizer e Moderna, che costituiscono gran parte dei 13,2 miliardi di dosi di vaccino anticovid distribuiti nel mondo. Quella più preoccupante riguarda le miocarditi: «Le evidenze sono ormai indiscutibili, questi vaccini causano un numero incalcolabile e senza precedenti di effetti avversi e decessi nei giovani e nei bambini». Levi, oltre a essere un influente faculty member del Mit dal 2006, ha un’importante storia personale e professionale. Laureato a Tel Aviv, dopo aver passato quasi 12 anni nella Difesa israeliana come ufficiale dell’intelligence, ha lavorato per numerosi ospedali americani, per poi collaborare con la Food and Drug Administration (Fda) come esperto di analisi della sicurezza dei farmaci. Di vaccini se ne intende, insomma. Pluripremiato, al Mit tiene corsi di gestione del rischio, sistemi sanitari e politiche sanitarie. «Due studi prospettici, realizzati in Thailandia e in Svizzera, indicano che i tassi di danno cardiaco sono significativamente più alti di quelli rilevati dalla diagnosi clinica», spiega Levi. «Lo stesso risultato è stato riscontrato dall’esercito degli Stati Uniti d’America nel 2015, dove era stato condotto uno studio simile sull’antivaiolosa. Un altro studio, della Harvard Medical School, ha rilevato, nel sangue dei bambini con miocardite indotta da vaccino, altri segnali che confermano che l’mRna e i lipidi penetrano davvero nel sistema circolatorio». Levi menziona anche le autopsie effettuate nelle persone decedute subito dopo la vaccinazione: «In moltissimi casi c’è forte evidenza che la morte è stata causata dalla miocardite indotta da vaccino». «Ho cominciato a preoccuparmi dei danni da vaccino a metà del 2021, quando si è saputo delle miocarditi», racconta Levi nel videoappello. Ad aprile 2022, pubblica uno studio che rileva oltre il 25% di aumento di eventi cardiovascolari di emergenza nella popolazione israeliana under 40, nei mesi tra gennaio e maggio 2021 (l’analisi partiva da fine 2019), smontato da Reuters perché epidemiologico e non clinico. Alcuni fact-checkers rilevano che lo studio era stato realizzato sulle chiamate per arresto cardiaco al pronto soccorso, senza però aver accesso ai dati clinici dei singoli pazienti, e dunque senza conferme su diagnosi, patologie preesistenti e stato vaccinale. Levi replica spiegando che la diagnosi all’ingresso del Pronto soccorso è sempre stata confermata, che in Israele gran parte della popolazione è vaccinata e che nella fascia 16-39 raramente è riscontrabile una patologia cardiaca preesistente. Nel videomessaggio precisa inoltre che i dati da Regno Unito, Scozia e Australia confermano quelli israeliani. A gennaio 2023, Levi torna alla carica insieme con Yaffa Shir-Raz, ricercatrice di comunicazione del rischio dell’Università di Haifa e del Centro interdisciplinare Herzliya, dichiarando che il governo israeliano è a conoscenza degli effetti avversi. Levi e Shir-Raz rendono pubbliche alcune registrazioni video di una riunione interna del ministero della Salute israeliano sulle conseguenze della vaccinazione Pfizer. Secondo i due, un team incaricato di studiare gli effetti collaterali in Israele ha identificato 22 categorie di nuovi eventi avversi da vaccino Pfizer, soprattutto di tipo neurologico. Danni simili a quelli riscontrati dalla piccola Maddie de Garay, dodicenne americana condannata alla sedia a rotelle e all’alimentazione enterale dopo la seconda somministrazione Pfizer per gravi sintomi neurologici funzionali, inizialmente attribuiti all’«ansia». Levi, insomma, non intende fermarsi, soprattutto a fronte delle continue denunce, in tutto il mondo, sugli effetti avversi da vaccino. In Svizzera, ad esempio, è a buon punto la denuncia sporta contro Swissmedic (l’Aifa svizzera, ndr) da 43 cittadini danneggiati direttamente dalle vaccinazioni ad mRNA, rappresentati da un importante studio legale di Zurigo. Dopo la presentazione della prima versione della denuncia penale alla Procura della Repubblica, a luglio del 2022, la Procura cantonale ha aperto un fascicolo «contro ignoti» a settembre 2022. Per i vaccini Pfizer e Moderna, distribuiti rispettivamente in 165 e 114 Paesi nel mondo, la strada non appare più spianata. Con buona pace di Albert Bourla, che a Davos ha annunciato che Pfizer sta per introdurre sul mercato 19 nuovi prodotti, di cui 5 vaccini contro il virus sinciziale: chissà se riuscirà a piazzarli tutti.
Jose Mourinho (Getty Images)