2025-01-24
Finalmente c’è un piano sul nucleare. Ci garantirà il 22% del fabbisogno
Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
Il ministro Pichetto Fratin ha presentato ieri il disegno di legge che delinea un percorso per tornare ad avere energia dall’atomo. Linfa vitale per sostenere gli investimenti nel campo dell’Ia e non solo.Bene. Era ora. Il disegno di legge sul nucleare è stato partorito. Sarà a breve inviato all’Aula e delinea un percorso di due anni (avremmo preferito meno, ma pazienza) per portare l’Italia di nuovo nelle braccia dell’atomo. L’unica fonte di energia che assomma i tre pilastri fondamentali del futuro e del sostegno all’industria.Primo aspetto: il nucleare è pulito e non inquina. Oltre, nelle sue versioni di terza e quarta generazione, a essere sicuro. Secondo aspetto: è una fonte stabile che permette di ridurre i prezzi ed evitare al Paese che ne beneficia il cosiddetto carico di base. Cioè il flusso minimo da garantire e che, come tale, impatta pesantemente negli sbalzi di prezzo di fonti come il gas. Infine, terzo elemento, è la sovranità che si somma all’obiettivo della neutralità tecnologica. Significa, in parole povere, che il giorno in cui l’Italia tornerà ad avere l’atomo, avrà dal suo interno garantiti i fornitori di know how e dovrà molto meno dipendere da Paesi governati da banditi o dalla Cina, regina indiscussa delle rinnovabili. Se questi tre motivi ancora non convincono gli avversari del nucleare, è molto probabile che siamo di fronte a qualcuno in malafede o che ha interessi di natura specifica.Per questo non si può che gioire per il ddl annunciato ieri dal ministro Gilberto Pichetto Fratin. Anche per il fatto che delinea un percorso razionale e un obiettivo numerico finale abbastanza importante. L’idea è quella di arrivare a gestire con l’atomo il 22% del fabbisogno totale. Una percentuale che va a riequilibrare le rinnovabili pur non accoppandole del tutto con il rischio di vedere l’Europa pronta a metterci i bastoni tra le ruote.Nel dettaglio, il testo del ddl spiega che «assumono priorità, da un lato, l’elettrificazione dei consumi e, dall’altro, la progressiva decarbonizzazione della generazione elettrica, prioritariamente attraverso le fonti rinnovabili e, poi, per mezzo di altre fonti a bassa impronta carbonica tra cui, come riconosciuto a livello internazionale, l’energia nucleare, che rappresenta la fonte energetica più pulita (ovvero con le minori emissioni di CO2 per unità di energia generata, rinnovabili incluse) in grado di garantire una produzione di energia stabile e programmabile, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, a integrazione delle rinnovabili non programmabili».In parole più semplici, al di là degli obiettivi quantitativi, il messaggio portante della futura legge è l’utilizzo che si farà dell’energia atomica. «La domanda energetica, soprattutto per i settori industriali in grado di elettrificare almeno alcuni dei loro processi produttivi, richiede fornitura di energia elettrica decarbonizzata in modo continuativo nel tempo», viene evidenziato, e «difficilmente questo servizio può essere fornito dalle sole fonti rinnovabili, caratterizzate intrinsecamente dalla non-programmabilità e dalla non completa prevedibilità della produzione, specie con riferimento all’eolico e al fotovoltaico». E, quindi, gli investimenti massicci previsti per l’Intelligenza artificiale e per i grandi poli di data base possono avere ritorni e sostenibilità finanziaria solo se a far girare la macchina è il nucleare. Il resto è fuffa raccontata dai pro green estremi. Certo, il percorso è solo all’inizio e il Paese tende a perdersi quando gli obiettivi sono di medio termine. Stavolta, però, c’è in ballo la sopravvivenza delle aziende. I vertici di Confindustria lanciano da mesi gli alert. Le bollette sono insostenibili. Per giunta gravate dal fardello (che vale 10 miliardi all’anno) degli oneri per le rinnovabili. La possibilità di fornire a singoli distretti industriali degli Smr (small modular reactor) può significare la svolta attesa. Innanzitutto perché si tratta di uno schema che marcia sulle economia di scala e, secondo, perché può permette di coinvolgere i privati, i cui investimenti sul nucleare erano un tabù.A mettere nero su bianco la novità è anche in questo caso il ddl di Pichetto, secondo cui il «Programma nazionale per lo sviluppo del nucleare» dovrà anche «fornire la cornice per orientare le proposte dei privati finalizzate a ottenere i titoli abilitativi ed esercitare le attività nel settore». Non solo. «È prevista anche la definizione delle condizioni, dei criteri e delle modalità, anche mediante forme di sostegno finanziario, nel rispetto delle norme tecniche e degli standard di sicurezza previsti a livello nazionale, europeo e internazionale per abilitare soggetti, anche privati, alla sperimentazione sul territorio nazionale di tecnologie nucleari avanzate, dei criteri e delle modalità per l’individuazione di siti a ciò destinati». Una novità non da poco che riporta la questione al business e a chi ci si sta buttando sopra.Da un lato abbiamo una newco che è formata da Enel (capofila), Leonardo e Ansaldo il cui compito ora è fare ricerca. E dall’altro una società privata, Newcleo, ben capitalizzata e sotto osservazione anche dei francesi, pronta a partecipare alla gara. Si tratterebbe di prodotti diversi, il rischio è che li si metta in competizione. Anche sull’atomo melius est abundare...
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)