2024-06-19
L’Italia non snobbi la nomina dei funzionari
Giorgia Meloni (Getty Images)
Giusto puntare alle poltrone veramente di peso (quelle con ricco portafoglio) senza però sottovalutare l’importanza dei membri dei gabinetti degli altri commissari: 300 posizioni apicali che negli ultimi anni sono state terreno di conquista di Parigi, Berlino o Pd.La letteratura politica narra di una lunghissima notte trascorsa in un hotel di Bruxelles a base di champagne. Da un lato del tavolinetto Silvio Berlusconi, dall’altro Nicolas Sarkozy. Il primo riuscì a convincere il collega francese che per l’Italia sarebbe stato meglio portare a casa il commissario ai Trasporti. Alla Francia rimase un figura di maggiore prestigio, ma senza alcun portafogli da gestire. Berlusconi fregò Sarkò. Purtroppo solo in quella occasione. Poi è arrivata la Primavera araba e l’Italia è finita nel sacco assieme a Muhammar Gheddafi, sebbene - grazie al cielo - con esiti diversi. Quell’episodio di 18 anni fa spiega molto bene il mercato che si sta aprendo in queste ore a Bruxelles. Presidenza e Commissione sono formate da 28 figure, ciò garantisce che ciascuno dei 27 Stati membri abbia un rappresentante, senza ovviamente entrare nel merito di chi riuscirà a portarsi a casa la gestione delle questioni commerciali, la politica estera e di sicurezza, il controllo sulla competitività, l’agricoltura, l’istruzione o lo sport. Da qui, le domande chiave nell’Ue nelle prossime settimane saranno: chi otterrà la potente posizione di commissario commerciale e coordinerà la guerra dell’Ue con la Cina, se i polacchi si impadroniranno del nuovo portafoglio di Difesa previsto per contrastare i loro grandi rivali russi, o chi sarà il «sergente» che controllerà l’operato dei colossi tecnologici americani. Le posizioni più ambite, oltre a quella di presidente, sono quelle di commissario al Commercio e alla Competitività, mentre tra i portafogli meno desiderati ci sono lo Sport, l’Istruzione e il Multilinguismo. Nel 2019, durante l’elezione dell’attuale Commissione europea, la presidente Von der Leyen aveva chiesto agli Stati membri di proporre due candidati ciascuno - un uomo e una donna - per la carica di commissario. Facile immaginare che se venisse rieletta alla carica, potremmo aspettarci la stessa procedura. L’Austria ha fatto sapere di volere il portafoglio dell’Allargamento e della politica di Vicinato. Al tempo stesso l’Ungheria vorrebbe che l’attuale commissario con delega all’Allargamento Oliver Varhey mantenesse il portafoglio, cosa improbabile anche se rimanesse membro della prossima Commissione europea. Varhey è noto per i suoi legami con la Serbia e perché usa frequenti appellativi contro gli eurodeputati, che potrebbero portare al rifiuto della sua candidatura, come è avvenuto con la prima proposta di Budapest nel 2019, László Tročany. Un semplice esempio di come gli interessi si incrocino e si contrappongano. Belgio, Francia, Spagna sono molto aggressivi e puntano come ovvio alle poltrone di serie A. Qui però bisogna stare attenti. Immigrazione e Esteri sono ambite ma povere. I rispettivi commissari non hanno praticamente portafogli. Trasporti è importante e ricco, così - inutile dirlo - gli altri dicasteri economici. Sebbene in questo caso le fregature possono arrivare dagli spacchettamenti. Come nel 2019 è avvenuto per Paolo Gentiloni. La sua Economia ha ben pochi soldi da investire e spendere. A ciò si incrocia la trattativa per le seconde file. Non sfugge che quella del commissario italiano è la sfida per definizione, ma non va assolutamente sottovalutata quella dei membri italiani dei gabinetti degli altri commissari. Chi siederà in quota Italia nel gabinetto del nuovo presidente? Ricordiamo infatti che con la Commissione si azzerano anche i gabinetti dei commissari: 300 posizioni apicali tutte da definire. Questi sono i posti chiave di cui deve occuparsi, e di corsa, il governo. Se l’Italia non può modificare la governance europea, sta comunque all’Italia nominare i propri uomini dentro le istituzioni.I funzionari che negli ultimi 15 anni hanno fatto carriera nelle istituzioni europee sono tutti in qualche modo legati a Francia o Germania o al Partito democratico. Dai tempi di Romano Prodi, non sono cambiati di tanto. E questo porta un pregiudizio nei confronti del nostro Paese. C’è tutto un mondo dentro i corridoi delle istituzioni Ue che è legato da sempre ad un ambiente molto di sinistra. Che non sopporta la destra su un piano ideologico e ritiene un imperativo morale combatterla. Non solo, alcuni funzionari tricolore sono stati nominati da altri Paesi. Ad esempio la Germania. Fatto grave da tenere sott’occhio a questo girone. Bisognerebbe ancor più di quanto fatto nell’ultima legislatura creare a Bruxelles un centro di potere alternativo alla sinistra. Questo dovrà fare il prossimo commissario, di sponda con l’Ambasciatore italiano e con il governo, con tutta la forza dei voti che si porta appresso.Angela Merkel, per fare un esempio, dopo vent’anni di potere assoluto ha visto tramontare il suo astro. Così ha assicurato alla sua delfina, Ursula von der Leyen, la guida dell’Europa per cinque anni. Con una differenza. Prima la Germania comandava dietro le quinte. Martin Selmayr non doveva stare nelle prime file, come Weber, era capo di gabinetto, non presidente. Nel 2019 ha conquistato le prime file e saldato l’asse con la Francia, consolidando al tempo stesso la macchina assai complessa del trilogo. Le elezioni sono andate bene per il centrodestra. All’Europarlamento avrà molti seggi. Ma per contare servono i tecnici e gli sherpa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.