Da qualche anno a questa parte, le fioriture sono entrate a far parte dei trend di viaggio. Si pensi all’ormai famosissima Castelluccio di Norcia (PG) e alla sua lenticchia dalle sfumature viola, ma anche ai fiordalisi e alle tante specie selvatiche che hanno reso la piana di questa frazione umbra una delle mete italiane più ambite.
Da qualche anno a questa parte, le fioriture sono entrate a far parte dei trend di viaggio. Si pensi all’ormai famosissima Castelluccio di Norcia (PG) e alla sua lenticchia dalle sfumature viola, ma anche ai fiordalisi e alle tante specie selvatiche che hanno reso la piana di questa frazione umbra una delle mete italiane più ambite.Le sfumature arcobaleno di campi che sembrano non finire mai fanno dimenticare al visitatore che si trova in una delle zone più colpite dal terremoto di 5 anni fa, quasi a dimostrare che la vita vince sempre e comunque.Protagonista dell’immaginario collettivo per la sua bellezza delicata è però la lavanda, complici anche i social: in estate è ormai facile vedere donne armate di cappello di paglia e vestiti svolazzanti aggirarsi in mezzo a campi violacei, attirate come api dalle tinte oniriche con cui creare post simili a quadri neo-impressionisti. Non solo mode però: il fior di spigo (altro nome della lavanda) è conosciuto soprattutto per le sue innumerevoli proprietà calmanti, antinfiammatorie e insettorepellenti.Insomma, i motivi per ammirare questi profumatissimi campi sono molti, a differenza delle raccomandazioni: non viene ripetuto abbastanza che è vietato – anche quando non dichiarato esplicitamente – calpestare i campi fioriti. Che l’algoritmo di Instagram premi chi asseconda le sue logiche non è infatti un motivo valido per infierire con i nostri piedi.Una premessa doverosa con cui diamo il via ad alcuni consigli di viaggio per chi vuole – rispettosamente – ammirare alcuni dei più bei campi di lavanda che si possono trovare in Italia. Ché anche il nostro Paese ha di che vantarsi. Siamo così abituati ad associare la balsamica pianta alla Provenza che abbiamo perso di vista ciò che possiamo trovare intorno casa. La lista che segue non è esaustiva: in quasi tutte le regioni italiane è possibile ammirare questa pianta grazie al lavoro di cooperative e imprese agricole che vi si dedicano, anche se solo in poche si possono trovare campi allo stato selvatico.Questa selezione vuole quindi rappresentare solo uno spunto per imparare a conoscere la saponella, un altro dei tanti nomi di questa magica specie botanica.PiemontePer inebriarsi di fronte a un campo di lavanda, non è necessario attraversare il confine (del resto, il Piemonte non è così lontano dalla Francia). Basta andare a Demonte (CN), nella Valle Stura, dove questa pianta medicinale (izòp in occitano) rappresenta una risorsa economica già da metà ‘800.I campi possono essere ammirati intorno all’antica distilleria Rocchia e lungo la statale 21, al chilometro 16.Nel Cuneese esistono anche Andonno e il borgo di Sale San Giovanni, dove dal 19 giugno all’11 luglio viene chiesto un contributo di 2 euro per visitare i famosi campi lilla. Il percorso completo è di 7 km ed è percorribile solo a piedi o con la bicicletta spinta a mano.LiguriaLa lavanda Coldinava parla del forte legame tra la pianta e il Col di Nava, in provincia di Imperia. La lunga tradizione nella raccolta e distillazione della pianta ha reso pregiata questa varietà locale, a cui è anche dedicata una festa proprio a luglio (pandemia permettendo).La caratteristica della lavanda ligure è che in molti punti cresce ancora spontanea, selvaggia come la regione che la ospita.Emilia RomagnaSe siete alla ricerca di distese viola anche in Emilia Romagna, allora dovete andare al Giardino delle erbe Augusto Rinaldi Ceroni, a Casola Valsenio (RA).Si tratta di un orto botanico in cui vengono coltivate una ventina di varietà, a cui ogni anno viene dedicata la Giornata della Lavanda e Notte Viola (l’edizione 2021 si è tenuta lo scorso 26 giugno).ToscanaAnche la Toscana ha i suoi campi di lavanda: Santa Luce (PI) e, in genere, le colline pisane, ne sono il simbolo. Come un pezzo di Provenza, ma con la C aspirata toscana. Da non perdere anche i campi di Massarosa (LU), Cecina (LI), Fonterutoli (SI) e Civitella Marittima (GR).LazioSe si opta per il Lazio, bisogna dirigersi nel Viterbese. Il paese della lavanda per eccellenza è Tuscania, che oltre a essere uno splendido borgo, offre tutte le sfumature del viola ai visitatori che si spingono oltre le sue mura.In particolare, l’Abbazia di San Giusto ricorda la provenzale Abbazia di Sénanque, anch’essa cistercense e anch’essa abbracciata dalla lavanda.CalabriaUn pezzetto di Provenza si trova persino sul Pollino, precisamente a Morano Calabro: il Parco della Lavanda è interamente dedicato alla tanto amata pianta officinale.Qui le specie sono circa 40, inserite in un contesto naturalistico idilliaco.Non è tardi per vedere un campo di lavanda: i mesi della fioritura sono infatti giugno, luglio, agosto e settembre, anche se è luglio il mese per eccellenza. Ad ogni modo, il clima è mutevole e, con esso, lo sono anche le fioriture. Tutte le estati le celebrazioni in onore di una delle piante più amate del mondo sono innumerevoli. Restrizioni o meno, possiamo comunque godere dello spettacolo viola che la lavanda ci regala proprio in questo periodo.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.







