I morti sono più tra gli inoculati. È un'illusione statistica: ormai è «coperto» l'85% degli over 12. Però l'efficacia, tra gli anziani, sta crollando. E «Lancet» insiste: «Chi ha ricevuto gli shot sta diffondendo il virus».
I morti sono più tra gli inoculati. È un'illusione statistica: ormai è «coperto» l'85% degli over 12. Però l'efficacia, tra gli anziani, sta crollando. E «Lancet» insiste: «Chi ha ricevuto gli shot sta diffondendo il virus».L'Istituto superiore di sanità ha diffuso l'ultimo report settimanale sull'andamento dell'epidemia in Italia. Cosa «racconta» la fotografia scattata dall'Iss? Innanzitutto che negli ultimi 30 giorni il 51% delle ospedalizzazioni, il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. In termini di numeri assoluti, nell'ultimo mese in terapia intensiva si registrano 424 non vaccinati rispetto a una platea di 8 milioni di persone che hanno evitato la somministrazione, e 177 ricoverati vaccinati completi da meno di 6 mesi su una platea di 39 milioni di vaccinati. Quanto ai decessi, dal 24 settembre al 24 ottobre sono stati 384 i non vaccinati, 19 i vaccinati con ciclo incompleto, 309 i vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi e 135 i vaccinati con ciclo completo da più di 6 mesi. Attenzione, però: il focus su ricoveri e decessi va letto tenendo conto del noto «effetto paradosso» per cui il numero assoluto può essere simile, se non maggiore, tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi. Insomma, più aumentano i vaccinati (ormai l'85% degli over 12 ha fatto due dosi) più aumenteranno i rari casi di contagiati e malati anche tra chi è vaccinato: fino potenzialmente a superare in termini assoluti quelli tra la popolazione che non si è vaccinata. Ecco perché, al netto appunto dei numeri assoluti, il tasso di decesso per Covid tra i non vaccinati è rilevato dall'Iss come 9 volte più alto rispetto ai vaccinati, mentre quello di ricovero è 7 volte più alto. «Analizzando il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80», si legge nel report, «si osserva che il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (13 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa 7 volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da meno di 6 mesi (1,8 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e da oltre 6 mesi (1,9 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) mentre, nel periodo 24/09/2021-24/10/2021, il tasso di decesso nei non vaccinati (65 per 100.000) è circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi (7 per 100.000) e 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre 6 mesi (11 per 100.000)» . Alla luce di questi numeri, e al netto dell'«effetto paradosso», continuare a parlare di «epidemia di non vaccinati» centrando tutta la comunicazione sulle percentuali di ospedalizzati/deceduti rischia di essere fuorviante. Soprattutto perché suggerisce che le persone vaccinate non siano rilevanti nell'epidemiologica del Covid. Secondo un contributo pubblicato su Lancet dal professor Günter Kampf dell'Università di Greifswald si tratta di «una visione troppo semplice» perché «ci sono sempre più prove che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione». Kampf cita l'esempio del Massachusetts, in Usa, dove su 469 nuovi casi Covid rilevati durante vari eventi nel luglio 2021, ben 346 di questi (74%) riguardano persone completamente o parzialmente vaccinale. Di queste, 274 (79%) erano sintomatiche. Ma «i valori della soglia del ciclo erano ugualmente bassi tra le persone completamente vaccinate (mediana 22-8) e le persone non vaccinate, non completamente vaccinate, o il cui stato di vaccinazione era sconosciuto (mediana 21-5)». Questo significa che la carica virale è elevata anche tra le persone completamente vaccinate. Senza per questo sminuire l'efficacia del vaccino, come del resto aveva già spiegato il Financial Times qualche giorno fa, sottolineando che la strategia «zero Covid» non può funzionare ed è anche controproducente per quanto riguarda la campagna vaccinale. Il problema è anche la comunicazione. E l'incapacità di tracciare i soggetti che non hanno fornito una reazione immunitaria adeguata al vaccino. E questo ci porta all'altra parte della fotografia scattata dall'Iss. Quella relativa alla durata del vaccino. Il report mostra che l'efficacia del vaccino cala progressivamente, scendendo dopo oltre sei mesi dalla somministrazione dal 79% al 55% nella protezione dall'infezione. Giù anche la protezione da malattia severa, che rimane comunque al 95% prima dei sei mesi, all'82% dopo. Nel frattempo, però, uno studio dell'Università di Verona sulla durata degli anticorpi evidenzia la necessità del «booster»: la copertura inizia a calare dopo sei mesi, fino a diventare evanescente nell'arco di 9 mesi perché gli anticorpi prodotti grazie ai vaccini mRna hanno un ciclo vitale che non continua all'infinito, sostiene la ricerca condotta da Gian Luca Salvagno, docente di biochimica dell'università di Verona, pubblicata sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. A rischio sono soprattutto i più anziani, in cui «si è evidenziato un calo così accentuato da ridurre considerevolmente l'efficienza della risposta anticorpale al virus». Guardando i numeri assoluti forniti di ieri dall'Iss si vede, ad esempio, che i casi di ricoveri e decessi negli ultimi 30 giorni tra persone vaccinate con ciclo completo (sia entro 6 mesi sia oltre) riguardano principalmente la fascia 60-79 e over 80.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






