2021-08-31
Intelligence nei guai: l’Isis ha scovato le spie
Dopo l'attacco suicida all'aeroporto, il Califfato informa la cellula del Khorasan: alcune «talpe» avevano avvertito gli americani Prime defezioni tra i miliziani afgani, ancora senza governo: il mullah Hesar e i suoi uomini si uniscono ai rivali dello Stato islamico.Cosa accadrà a chi non riuscirà a lasciare l'Afghanistan entro la mezzanotte di oggi? I talebani sono stati molto chiari in proposito ma nonostante la loro posizione, si tratta segretamente per consentire che possano proseguire le partenze ancora per qualche giorno. In ogni caso il timore è che saranno gli ultimi tre-quattro aerei da trasporto del contingente statunitense a rischiare grosso. L'intelligence Usa teme che l'Isis-K possa bersagliare gli ultimi velivoli in decollo da Kabul con sistemi missilistici terra aria a corto raggio trasportabili a spalla. I Manpads rappresentano una minaccia reale per gli aerei a bassa quota. Ecco spiegato perché tutti gli aerei da trasporto decollati da Kabul, durante la fase di decollo lanciano i razzi esca (flares) sviluppati specificatamente per contrastare i missili a ricerca di caloreAlle 21,00 di giovedì 26 agosto, lo Stato islamico ha rivendicato l'operazione suicida avvenuta nei pressi dell'aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul. La comunicazione è avvenuta in sequenza tramite «Procedura Idra» ovvero l'upload dei contenuti jihadisti e alla successiva condivisione a cascata nel cyber spazio. Nonostante l'attacco jihadista fosse ritenuto imminente dall'intelligence Usa, non è stato possibile impedirlo anche a causa della folla presente davanti ai cancelli d'entrata. Il primo comunicato a firma dell'agenzia stampa Amaq è stato diffuso alle 21,00 con il seguente testo: «Una foto di Abdul Rahman al-Logari che ha effettuato l'operazione di martirio vicino all'aeroporto di Kabul».Logar è una provincia dell'Afghanistan situata a sud di Kabul. Il secondo comunicato sempre a firma di Amaq è stato diffuso alle 21,05. Alle 21,15 di giovedì 26 agosto, è avvenuta la ricalibrazione Idra dei contenuti con il canale «Islamic State». La rivendicazione su questo canale consacra il contatto diretto, non la semplice ispirazione divina, con il Comando centrale dell'organizzazione terroristica. Alle 21,30 di giovedì 26 agosto, infine, diverse piattaforme pro-Is pubblicano una elegia funebre dedicata ad «Abdul Rahman al-Logari, leone dell'Islam, possa Dio avere pietà di lui». A corredo dei tre comunicati diffusi sull'attacco di Kabul, in diversi ambienti virtuali collegati alla propaganda dello Stato islamico è stato diffuso anche un avviso che non lascia spazio a equivoci e che getta più di un interrogativo sulla solidità del gruppo: «Ai fratelli dello Stato del Khorasan. Chi comanda i soldati del Califfato stia molto attento perché ci sono spie tra voi appartenenti all'intelligence dei crociati americani. L'attacco è stato annunciato dallo Stato della Croce, in America, ore prima che si verificasse. Questo indica la presenza di spie tra i fratelli in Afghanistan. Fate pulizia››Quindi, qualcuno al vertice dell'Islamic State of Iraq and the Levant - Khorasan Province (Isk) che era a conoscenza dell'operazione nella quale sono morti 170 civili afghani e 13 marines Usa, avrebbe tradito la ramificazione afghana dell'Isis e informato l'intelligence occidentale. Un fatto a dir poco clamoroso scoperto da Franco Iacch, analista strategico che in esclusiva alla Verità conferma: «La procedura di lasciare avvisi a corredo dei testi ufficiali e simpatizzanti dello Stato islamico pubblicati in specifici ambienti virtuali, è utilizzata per informare l'utenza di riferimento anche quando si rende necessario procedere all'interruzione di tutte le comunicazioni. Ad esempio tramite avviso si comunica la rotazione degli indirizzi dei diversi portali collegati allo Stato islamico a seguito delle procedure «Ivan il Matto». Tuttavia soltanto alcuni specifici profili possiedono l'autorità di emettere avvisi tramite questa procedura. Qualcuno con tale autorità ha percepito l'esigenza di pubblicare quell'avviso, consapevole che prima o poi qualcuno lo avrebbe letto››. Per capire meglio cosa è accaduto anche il giorno 27 agosto intorno alle 12 (ora locale) quando un terrorista che indossava una cintura esplosiva di dodici chili nei pressi del gate e che si è fatto esplodere, bisognerà attendere il 302° numero del settimanale al-Naba previsto per giovedì prossimo. In ogni caso lo Stato islamico non ha eseguito un attacco multiplo contro l'aeroporto di Kabul, ma un singolo attentato. Per Franco Iacch: ‹‹Se concediamo credibilità alla rivendicazione, dobbiamo escludere il coinvolgimento dell'organizzazione terroristica anche per le diverse esplosioni che hanno scosso Kabul nelle ore successive al primo attentato. Poche ore dopo l'attacco suicida si è diffusa la notizia di una seconda esplosione, probabilmente una autobomba, nei pressi del Baron Hotel di Kabul. Si rivelerà una informazione priva di fondamento, tuttavia diverse esplosioni sono state rilevate per tutta la notte nei pressi dell'aeroporto di Kabul. E nessuna autobomba, così come confermato dal Pentagono, è esplosa nei pressi del Baron Hotel di Kabul». Intanto più si avvicina il 31 agosto e più cresce il timore di nuovi attacchi dell'Isis- K e non solo all'aeroporto: domenica scorsa gli Stati Uniti hanno condotto un nuovo raid con un drone con il quale «sono stati uccisi diversi kamikaze» che si stavano dirigendo verso l'aeroporto. Secondo la Cnn nell'operazione sono rimasti uccisi anche nove membri di una famiglia, tra cui sei bambini. Forse anche stavolta qualcuno all'interno del gruppo terroristico ha avvisato per tempo gli americani? L'impressione è che lo scopriremo molto presto.Infine, non c'è ancora nessuna novità per quanto riguarda il nuovo governo talebano che fatica a prendere forma e a gestire la complessa macchina statale. Intanto si registra una prima defezione dai ranghi talebani; secondo fonti afghane il Mullah Mansur Hesar, insieme ai suoi 100-150 uomini, sarebbe passato armi e bagagli con i rivali dell'Isis-K perché non sarebbe stato messo a capo della provincia di Nangarhar, importante snodo di traffici di ogni tipo.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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