2020-09-13
«Iscrizione rifiutata, non c’è spazio». Niente scuola per centinaia di ragazzi
Solo a Milano e provincia, calpestato il diritto allo studio di 82 studenti per mancanza di aule. Un genitore: «Se domani si presentano i carabinieri cosa dico?». Eppure la Chiesa aveva offerto il suo aiuto allo Stato.Anche se il 12 agosto erano stati annunciati gli accordi con 11 imprese, a 30 giorni di distanza non si conoscono i nomi e i dettagli. E l'Agenzia ammette: «Sono stati sottoscritti il 27», quindi dopo la scadenza del bando. Intanto la Lega porta in Procura il caso Nexus.Per la maggior parte degli allievi più fragili le lezioni non ricominceranno. Matteo Salvini: «260.000 famiglie abbandonate». Le Onlus: «Norme impossibili per il 50% di loro».I dirigenti: «200.000 su 2,4 milioni». Protesta del primo cittadino di Brugine (Padova).Lo speciale contiene quattro articoli.Respinta da tutti i licei. Francesca, chiamiamola così, domani sarà costretta a rimanere a casa perché nella grande Milano non c'è un posto per lei all'artistico. Da nessuna parte. Vuole frequentare il secondo anno, ma le sue domande sono cadute nel vuoto. «Siamo spiacenti di comunicarle che, considerata l'attuale situazione, non siamo in grado di accettare nuove iscrizioni o nuovi inserimenti», ha risposto la vicepreside dell'Umberto Boccioni, in zona Fiera. Stesso rifiuto dal Brera: «Siamo spiacenti di comunicare che non è più possibile accettare iscrizioni nelle nostre classi seconde, per l'elevato numero di alunni già frequentanti», ha fatto sapere il dirigente scolastico, Emilia Ametrano, che perlomeno ci ha messo il nome, la faccia, nel rifiutare la quattordicenne. L'istituto Caravaggio non si è degnato di rispondere, deve dare per scontato che si sappia che non vuole nuovi iscritti. «È una vergogna che mia figlia non possa studiare», esclama il padre, da tre mesi alla ricerca di soluzioni per evitare l'umiliazione a Francesca, quando lunedì i suoi ex compagni riprenderanno la scuola e lei sarà invece costretta a casa. «Pensi che c'è stato addirittura chi mi ha suggerito di farle cambiare indirizzo, iscrivendola al classico. Così forse non avrà problemi a trovare posto. Ma stiamo scherzando? Perché dovrei calpestare il diritto allo studio di mia figlia? Un diritto “sulla base dei propri interessi e delle capacità"». Francesca, che come tanti altri studenti ha problemi di dislessia, aveva frequentato il primo quadrimestre in un altro liceo artistico meneghino per poi proseguire gli studi come privatista, in piena pandemia Covid-19. Ha ottenuto l'idoneità al secondo anno, il suo impegno non viene riconosciuto. «L'hanno respinta non perché è dislessica, ci mancherebbe», precisa il padre, «ma perché non c'è proprio posto». La maggior parte degli studenti è stata promossa, i pochi bocciati a fine di un anno scolastico interrotto dall'emergenza sanitaria non sono bastati ad «alleggerire» le classi e gli istituti chiudono gli accessi. Francesca non è la sola a dover restare a casa domani. Nella sola provincia di Milano, 82 ragazzi per lo più delle superiori non hanno un'iscrizione a un liceo o a una scuola media. Il dato, che proviene dall'ufficio scolastico territoriale, si riferisce soprattutto a ragazzi delle superiori che si sono visti rifiutare l'iscrizione. Per loro i cancelli resteranno chiusi. Gli uffici scolastici milanesi sono in affanno, sanno che è una vergogna enorme, un sopruso perché il diritto allo studio è garantito dalla Costituzione, ma non riescono a trovare posti. La Verità è riuscita a sapere che i casi di ragazzi senza scuola erano inizialmente più di 120. Alcune situazioni, circa una quarantina, sono state risolte, ma lunedì 14 sono ancora 82 gli studenti per i quali non suonerà la campanella. Se questi sono i numeri riferiti a Milano, possiamo immaginare le centinaia di situazioni analoghe in tutta Italia. Eppure in agosto, una circolare del ministero invitava «le istituzioni scolastiche a farsi parte attiva nell'aiutare la famiglia a trovare un'altra sistemazione consona anche attraverso il supporto degli ambiti territoriali degli Usr». C'erano stati i primi rifiuti ad accettare iscrizioni da parte di famiglie che non potevano più sostenere i costi di una paritaria, o che avevano cambiato residenza per questioni lavorative. Tra i tanti, il famoso liceo classico di Roma Ennio Quirino Visconti aveva detto stop a nuovi studenti. L'avviso rimane ancora, nella home page della scuola: «In relazione alla riorganizzazione degli spazi imposta dalla pandemia, e visti i numeri considerevoli degli studenti già iscritti, si comunica che al momento attuale non è possibile accogliere alcuna ulteriore richiesta di iscrizione per nessuno dei cinque anni di corso». Eppure già a fine luglio il direttore dell'Usr Lazio, Rocco Pinneri, aveva raccomandato ai presidi di non rifiutare le iscrizioni. Il ministero precisava: «Resta in ogni caso fermo il dovere di assicurare il diritto all'istruzione». Oltre ad aule che mancano, a banchi e mascherine che non arrivano, c'è dunque un'emergenza ancor più grave: ragazzi che non possono studiare perché le scuole non li vogliono. Non hanno posto. Se mancavano gli spazi, c'erano sempre le oltre 12.000 scuole paritarie che per mesi hanno messo a disposizione le proprie aule, senza ricevere un cenno di riscontro dal ministro Azzolina. L'ha ricordato e ribadito anche il presidente della Cei: «La Chiesa italiana ha dato piena disponibilità alle istituzioni per concedere eventuali spazi per la scuola», ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti. Aggiungendo: «Siamo disponibili a dare tutto ciò che abbiamo per la formazione e l'educazione dei nostri giovani». Commenta amaro il papà di Francesca: «I carabinieri potrebbero presentarsi a casa e chiedermi come mai mia figlia non è a scuola. Ha 14 anni, è in una fascia di età in cui è tenuta all'obbligo di istruzione. Passerei per un genitore irresponsabile».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/iscrizione-rifiutata-non-ce-spazio-niente-scuola-per-centinaia-di-ragazzi-2647614035.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="invitalia-resta-muta-sui-contratti-dei-banchi" data-post-id="2647614035" data-published-at="1599945963" data-use-pagination="False"> Invitalia resta muta sui contratti dei banchi Domani per la maggior parte degli alunni delle scuole italiane suonerà la prima campanella post lockdown. Ma ieri all'appello mancavano ancora i nomi delle undici aziende, con annessi dettagli, che hanno fornito i 2,4 milioni di banchi monoposto, sia tradizionali che con sedute innovative (ovvero con le ruote) dopo il bando di gara europeo indetto dal commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. In una lettera al Sole 24 Ore dello scorso 27 agosto, Arcuri aveva assicurato che «non appena terminate» le procedure di affidamento, «i riferimenti contrattuali» sarebbero stati pubblicati sul sito del commissario, «nei tempi previsti dalla legge, ovvero nei 30 giorni successivi alla loro sottoscrizione». Il comunicato stampa con cui erano stati annunciati gli undici vincitori del bando risale al 12 agosto, appunto a un mese fa. Eppure a ieri, di nomi e contratti sul sito di Invitalia nemmeno l'ombra. Gli uffici del commissario, interpellati ieri dalla Verità, precisano che «la decorrenza dei termini va fatta partire dalla sottoscrizione del contratto, non dall'aggiudicazione». In sostanza, il 12 agosto sarebbe stato solo comunicato alle undici aziende prescelte che ce l'avevano fatta. In quella nota ufficiale si legge che sono stati «definiti» ben undici contratti di affidamento ad aziende e raggruppamenti di imprese per la fornitura dei 2,4 milioni di banchi monoposto, sia tradizionali che con «sedute innovative» (ovvero con le ruote). Prendiamo quindi atto che «definiti» non significava sottoscritti, ma solo aggiudicati. Morale: tra scadenza del bando e stipula dei singoli contratti è passato un certo lasso di tempo. Quanto? Da Invitalia spiegano anche che, in base a quanto scritto da Arcuri al Sole, il calcolo del mese va fatto partire dal 27 agosto, quando tutti i contratti sarebbero stati firmati. «Sono stati già sottoscritti undici contratti di affidamento con tutte le specifiche di consegna in termini di tempi e destinazioni», scrive il commissario al quotidiano di Confindustria. Resta da chiarire il caso dell'azienda Nexus di Ostia con un solo dipendente sollevato dalla Verità dopo l'interrogazione presentata dalla Lega il 3 settembre: agli esponenti del Carroccio l'assegnazione dell'appalto da 45 milioni risulta essere partita il 26 agosto e poi ritirata per «problemi tecnici». Peraltro, Invitalia aveva scritto alla Verità, precisando che «il contratto non è stato mai perfezionato (quindi, mai firmato?, ndr) e comunque già ritirato dal commissario», senza però specificare quando. In ogni caso bisognerà attendere il 27 settembre per scoprire sul sito di Invitalia tutti i particolari degli accordi e i nomi delle aziende. A oggi ci sono molte altre domande ancora senza risposta. Non si hanno informazioni su chi fornirà il lotto A per i banchi e sedie monoposto e chi il lotto B per i banchi con le ruote, zero dettagli su quanti banchi verranno prodotti all'estero e quanti nel nostro Paese. Quando sono stati chiusi i contratti e fino a quando sono state negoziate le condizioni? I singoli appalti sono stati preceduti dalla fase tecnica chiamata «dialogo competitivo», in cui l'appaltante si mette seduto con i possibili fornitori e cerca di scrivere il testo nel miglior modo possibile? Oppure il bando pubblico è stato integrato a posteriori con una trattativa ulteriore, dato che nessuna azienda aderente era in grado di rispettarne tutte le condizioni (ipotesi espressamente prevista dal Codice appalti)? Saltato il contratto con l'azienda di Ostia, saltano anche quei 180.000 banchi che avrebbe dovuto fornire entro la fine del mese: le strutture del commissario Arcuri hanno già trovato l'accordo con un'altra impresa? Le verifiche sui requisiti richiesti dal bando sono state fatte tutte prima dell'assegnazione dei contratti o dopo? Due giorni fa sul tema è tornata alla carica la Lega, con una seconda interrogazione: «Sui contratti per la fornitura dei banchi alle scuole ancora troppi punti oscuri. Dopo le criticità sul caso Nexus emerse grazie a una nostra interrogazione, Invitalia si è precipitata a comunicare alla stampa che il contratto è stato ritirato dal commissario Arcuri. Ma resta ancora un mistero come, quando e in base a quali motivazioni, visto che noi ne abbiamo segnalate parecchie. Così come restano altre domande ancora senza risposta», hanno scritto i deputati della Lega in commissione Finanze, in commissione Cultura, Scienza e Istruzione e gli altri deputati del Carroccio del Lazio. Nei primi giorni della settimana, riferiscono inoltre fonti vicine al partito di Matteo Salvini, il caso verrà portato in Procura facendo partire le denunce sulla vicenda dell'appalto con la società di Ostia. Nel frattempo, continuano ad arrivare segnalazioni di ritardi sulla consegna dei banchi: «si parla di 200.000 consegnati su 2.400.000», ha detto ieri il rappresentante dei presidi, Antonello Giannelli. Nel comunicato di Invitalia del 12 agosto si assicurava che la fornitura «è in grado di superare complessivamente l'intero fabbisogno richiesto dai dirigenti scolastici italiani». Speriamo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/iscrizione-rifiutata-non-ce-spazio-niente-scuola-per-centinaia-di-ragazzi-2647614035.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="dimenticati-anche-gli-alunni-disabili" data-post-id="2647614035" data-published-at="1599945963" data-use-pagination="False"> Dimenticati anche gli alunni disabili Domani le lezioni ricominceranno anche per i circa 260.000 alunni con disabilità, circa il 3% del totale. Nei giorni scorsi le associazioni dei genitori hanno alzato più volte la voce per i loro figli più fragili che, già provati dall'isolamento del lockdown, rischiano di essere ulteriormente penalizzati. Ieri anche il leader della Lega, Matteo Salvini, ha rivolto un «appello accorato al ministro Azzolina», prendendo la difesa dei ragazzi e delle ragazze con disabilità e delle loro famiglie «che soffrono più delle altre le troppe incertezze». In Piemonte ci sono 15.049 alunni con problemi di disabilità, sono quasi 7.000 in Liguria, 8.000 in Calabria. Salvini ha messo in fila le tante (troppe) cose che, alla vigilia della riapertura della scuola, non funzionano. «Mancano circa 50.000 insegnanti di sostegno specializzati in tutto il Paese, il trasporto pubblico è indebolito da tagli e restrizioni che mettono a rischio la frequenza scolastica, l'eventuale isolamento o quarantena avrà effetti devastanti su studenti e genitori e le linee guida sono lacunose, escludono le famiglie e non garantiscono progetti inclusivi». Certo non sono tempi facili, l'epidemia di coronavirus ha sconvolto ogni cosa, ma è anche vero che «gli studenti disabili e le loro famiglie non sono invisibili e non meritano di essere cancellati come il governo ha fatto con il ministero ad hoc voluto dalla Lega», ha tuonato Salvini, ricordando che «è necessario un impegno anche economico concreto, serio, efficace». I problemi negli anni passati, «dopo il virus e la chiusura, saranno ancora più grandi», ha osservato il leader leghista formulando la domanda che anche molti genitori si sono posti in queste settimane: «Cosa ha fatto il ministro negli ultimi sei mesi, ha dormito?». Come fa notare Toni Nocchetti, presidente dell'associazione Tutti a scuola, domani la scuola non potrà partire «per il 92% degli studenti con un ritardo cognitivo e di sicuro non potrà cominciare per il 50% degli alunni disabili che ha una condizione di gravità certificata». È una verità scomoda, dolorosamente scomoda, ma terribilmente vera. «Mascherine e distanziamento», continua Nocchetti, «sono criteri giusti e obbligati in questo periodo, ma non rappresentano la soluzione. I nostri figli più fragili non potranno mai indossare una mascherina o essere impediti negli spostamenti e nelle relazioni con i loro compagni». Questa è la triste verità a cui si deve aggiungere anche il problema degli insegnanti di sostegno, figura di riferimento per gli studenti più fragili e prevista nella «scuola inclusiva» per garantire la «continuità didattica». Peccato che nel 60 per cento dei casi verrà cambiato - come accusa un dossier di Tuttoscuola - nonostante la crescita spropositata degli insegnanti di sostegno che, con i precari, hanno raggiunto quota 185.000. La responsabile del dicastero dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che ieri ha mostrato una maglietta con l'infelice scritta «Che fatica la vita da ministra», minimizza sulla questione. «L'importante è tornare a scuola sapendo che è un anno straordinario», ha detto al Corriere tv, osservando che «dobbiamo trovare l'equilibrio tra il ritornare a scuola minimizzando i rischi e chiedere sacrifici alle famiglie». Nessuna parola sui disabili che, in molti casi, non avranno nemmeno il servizio di trasporto, sostituito con un bonus economico, che non è esattamente la stessa cosa. «La scuola degli anni passati non era perfetta», si è difeso il ministro. La colpa è sempre degli altri. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/iscrizione-rifiutata-non-ce-spazio-niente-scuola-per-centinaia-di-ragazzi-2647614035.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="poche-consegne-e-pessima-qualita-presidi-e-sindaci-lanciano-lallarme" data-post-id="2647614035" data-published-at="1599945963" data-use-pagination="False"> Poche consegne e pessima qualità. Presidi e sindaci lanciano l’allarme Dopo il sindaco di Cadoneghe, anche il primo cittadino di Brugine ha commentato sui social il disappunto per i banchi a rotelle. Ieri, nell'altro Comune del Padovano ne erano arrivati 80. «Finalmente i nostri ragazzi saranno sicuri e adopereranno dei banchi ultramoderni», ironizzava Michele Giraldo, muovendoli sulle rotelle «senza alcun vincolo» e poi sedendosi, con il tavolinetto incorporato che blocca ogni movimento. «Credo che questi banchi siano la dimostrazione del fallimento del nostro Stato», esclamava il sindaco di centrodestra. Non soddisfatto della critica, rincarava la dose, definendo i banchi «uno dei più grandi sprechi che la nostra nazione ha conosciuto. Spero non venga ripetuto negli anni a venire. Siamo di fronte a un governo e a un ministro che hanno fatto di tutto per mettere in difficoltà i Comuni dove stanno per iniziare le scuole». Giraldo concludeva il breve video con un messaggio per l'Azzolina: «Caro ministro, questa volta sei stata bocciata». Tra le migliaia di commenti al suo filmato, Cristina Minoja suggerisce di «rivenderli», mentre Annamaria Romanello non le manda a dire: «Che schifo, quelli non sono banchi, possibile che nessuno del governo si ricordi che a scuola si usano libri e quaderni?». Ana Carolina Capolingua osserva: «Da voi in Veneto sono arrivati, da noi in Sicilia forse la prima fornitura sarà a settembre 2021». Valerio Flavio rivolge il pensiero agli alunni: «In caso di terremoto... figuriamoci, dove si riparano i bambini?». Insomma, i nuovi banchi bassi e super leggeri non sembrano piacere. Alla Verità il sindaco di Cadoneghe, Marco Schiesaro, commentava di non sapere «come faranno dei ragazzini a restare seduti per ore su quelle seggiole rotanti. E se sono un po' robusti di costituzione che cosa accadrà? Le sedute si rompono e gli alunni si fanno del male». Schiesaro è deciso a restituire i banchi a Invitalia, ha promesso di farlo già domani. Ieri mostrava su Facebook quale aspetto abbia un'aula con le sedute a rotelle e scriveva in un post: «Ci hanno raccontato che dovevano liberare l'Italia dalla plastica. Che la plastica andava combattuta. La plastica è dannosa. Avevano ipotizzato di tassare le aziende italiane produttrici di prodotti plastici. Ora, invece, propongono alla scuola banchi monoposto, non regolabili. Tutti rigorosamente in plastica». Quando arrivano i nuovi banchi, sono accolti da critiche. Ma soprattutto continuano a mancare un po' dappertutto. «Sulla consegna riceviamo segnalazioni di ritardi, si parla di 200.000 consegnati su 2.400.000», riferiva ieri Antonello Giannelli, presidente dell'Anp, l'associazione nazionale presidi. Sul fronte degli spazi alternativi per gli studenti, ha detto che «si stanno recuperando, ma non abbiamo ancora dati certi». Massimo Stella, responsabile commerciale della Estel group di Thiene, in provincia di Vicenza, una delle aziende vincitrici dell'appalto europeo, ha spiegato di aver consegnato il 12 per cento dei 200.000 banchi che si è impegnato a fornire entro il 30 ottobre. «Molte scuole non hanno concluso le igienizzazioni e la sistemazione delle aule», riferisce, parlando di «grossi problemi nel tenere in deposito scatoloni di banchi che occupano enorme spazio». Secondo il Cts, il banco monoposto è una delle misure utili per consentire il distanziamento fra gli studenti, ma domani saranno pochissime le scuole in grado di accogliere gli alunni con questi nuovi arredi. Bisognerà ricorrere alle mascherine e questo è l'altro fronte dolorosa perché si ignora quante ne siano state consegnate.
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