
- Da almeno due settimane la questione della risposta dell'Iran al contrattacco israeliano dello scorso 26 ottobre è sparita dalle cronache. Tuttavia, l'establishment della difesa israeliana ritiene che, nonostante il tempo trascorso, la leadership iraniana sia ancora profondamente bloccata nel dilemma «se e come reagire».
- Gli storici militari e gli analisti della sicurezza immaginano sempre di più un futuro in cui i robot combattono la guerra in modo autonomo, senza la presenza umana sul campo di battaglia. Sebbene tale scenario resti piuttosto lontano, l’Esercito israeliano ha già fatto passi da gigante verso l'integrazione di sistemi robotici e veicoli azionati a distanza nelle sue attuali operazioni di combattimento.
Lo speciale contiene due articoli.
Tutto questo avviene mentre si rincorrono le voci sulla Guida Suprema Ali Khamenei, 85 anni, che sarebbe in fin di vita. A sostituirlo sarà quasi certamente suo figlio Mojtaba Khamenei, 54 anni, una delle figure più influenti dell'Iran, sia politicamente che religiosamente. Da anni esercita un grande potere, grazie ai suoi stretti legami con gli apparati di sicurezza del Paese ed è probabile che le attuali discussioni sulla possibile risposta a Israele lo coinvolgano direttamente. Quello che sappiamo oggi è che l'azione israeliana ha inferto un colpo durissimo all'infrastruttura strategica iraniana. A quasi un mese dall’attacco israeliano all'Iran denominato «Operazione Giorni del Pentimento» emerge che l’aereonautica di Gerusalemme la notte del 25 ottobre 2024 ha distrutto un centro di ricerca e di armi nucleari attive a Parchin. Lo ha reso noto Axios citando tre funzionari statunitensi: un attuale funzionario israeliano e un ex funzionario israeliano. In precedenza il sito era stato segnalato come inattivo, ha aggiunto Axios. Tuttavia, ora è chiaro che «l'attacco ha danneggiato significativamente gli sforzi dell'Iran per riprendere la ricerca sulle armi nucleari». L'Iran ha sempre negato di voler realizzare un'arma nucleare e la sua missione presso le Nazioni Unite ha rifiutato di commentare la vicenda. Un ex funzionario israeliano informato sull'attacco ha affermato che Israele «ha distrutto le sofisticate apparecchiature utilizzate per progettare gli esplosivi al plastico che circondano l'uranio in un dispositivo nucleare e sono necessari per farlo esplodere». Secondo l'Istituto per la scienza e la sicurezza internazionale, l'impianto di Parchin faceva parte del programma iraniano per le armi nucleari ed è stato utilizzato per testare esplosivi fino a quando l'Iran non ha presumibilmente interrotto il suo programma nucleare militare nel 2003. Secondo funzionari statunitensi e israeliani, l'edificio «Taleghan 2» veniva utilizzato per ricerche nucleari che potevano essere considerate importanti anche per scopi civili. Tuttavia, poiché l'edificio non faceva parte del programma nucleare dichiarato dall'Iran, Israele ha potuto colpirlo senza violare il diktat degli Stati Uniti di non colpire le strutture nucleari o militari del regime. Immagini satellitari ad alta risoluzione mostrano che l'edificio Taleghan 2 del sito è stato completamente distrutto. Un funzionario statunitense ha spiegato: «Hanno condotto un'attività scientifica che potrebbe gettare le basi per la produzione di un'arma nucleare. Era una cosa top secret. Una piccola parte del Governo iraniano ne era a conoscenza, ma la maggior parte del Governo iraniano no». Ad Axios un funzionario statunitense ha dichiarato che nei mesi precedenti l'attacco israeliano «c’era preoccupazione generale circa le operazioni a Taleghan 2». I resoconti finora indicano che Israele durante l’attacco ha anche preso di mira i sistemi di difesa aerea dell'Iran, principalmente l'S-300 di fabbricazione russa, e le sue capacità di produzione di missili terra-terra. Secondo le valutazioni in Israele, l'attacco dello Stato ebraico ha danneggiato gli esplosivi solidi utilizzati nei missili terra-terra dell'Iran, riducendo la capacità di produzione di missili dell'Iran a circa il 10% del suo livello pre-attacco. Di conseguenza, finché l'Iran non riuscirà a ripristinare le sue capacità di produzione di missili, si prevede che adotterà una politica più conservativa per quanto riguarda i suoi lanci di missili a lungo raggio. Mentre le stime indicano che l'Iran detiene ancora diverse centinaia di missili a lungo raggio che potrebbe lanciare contro Israele, è improbabile che lo faccia tutto in una volta, dato che la velocità di fuoco dipende anche dal numero di lanciatori a sua disposizione. Inoltre, la leadership di Teheran deve tenere conto del fatto che l'attacco di Israele ai sistemi avanzati di difesa aerea dell'Iran ha lasciato il Paese ancora più esposto a un altro potenziale attacco israeliano e il regime iraniano è consapevole che Israele ha ancora un'ampia scelta di obiettivi strategici all'interno dell'Iran, tra cui riserve di petrolio e, naturalmente, i suoi siti nucleari. Secondo le valutazioni israeliane, l'Iran potrebbe tecnicamente raggiungere la capacità di breakout nucleare entro poche settimane, anche se non ha ancora preso una decisione definitiva in merito e sta procedendo con cautela. Supponendo che Donald Trump sia all'altezza delle aspettative riposte su di lui dal Governo israeliano, il suo mandato potrebbe fornire un'opportunità per affrontare la minaccia nucleare dell’ Iran, sia attraverso un'azione militare o una minaccia militare credibile da parte di Israele e degli Stati Uniti che spingerebbe il regime di Teheran a cambiare necessariamente rotta.
L'esercito israeliano e la guerra futura dei robot
L'utilizzo di droni (Uav) in ambito militare è ampiamente documentato. Questi sistemi consentono di condurre operazioni di sorveglianza, ricognizione e attacco a distanza. Parallelamente, l'Esercito israeliano ha investito nello sviluppo di sistemi terrestri autonomi, progettati per operare in modo indipendente o coordinato con gli Uav, ampliando così lo spettro delle capacità operative. La divisione robotica delle Forze di difesa israeliane (Idf) sta rivoluzionando il suo modo di combattere. Grazie a sistemi all'avanguardia come Panda, Talon e Roni, operazioni ad alto rischio vengono ora affidate a robot, permettendo ai soldati di operare in sicurezza. Questi robot, dotati di sensori sofisticati e capacità di movimento avanzate, stanno ridefinendo completamente la dottrina militare senza mettere in pericolo il personale, utilizzando sensori ambientali avanzati e consentendo un sofisticato funzionamento remoto di movimento, bracci meccanici e complesse procedure tattiche. A questo proposito il capitano Itai Ben-Shachar afferma: «Le situazioni di combattimento spesso costringono le Unità a posizioni di incertezza. Che si tratti di affrontare una struttura con trappole esplosive o un tunnel sotterraneo, i nostri robot si assumono il primo rischio, preservando la vita umana». Il maggiore Aviel Nohi, a capo della divisione di sviluppo spiega: «Le Unità sul campo comunicano i loro requisiti di progettazione e di sgombero del percorso, aiutandoci a capire quali capacità questi sistemi computerizzati necessitano. Adattiamo continuamente le nostre soluzioni in base alle lezioni operative quotidiane».Le Idf hanno introdotto una nuova era nell'ingegneria militare. Per garantire la sicurezza delle operazioni, il bulldozer tradizionale D9, esposto a rischi elevati, è stato sostituito dal «Panda», un veicolo telecomandato dotato di sensori avanzati. Questa innovazione permette agli operatori di lavorare in sicurezza, liberando percorsi per le truppe in zone pericolose.
Panda
Il nuovo sistema Panda, un bulldozer telecomandato, ha sostituito il tradizionale D9, riducendo drasticamente il rischio per gli operatori. Questo sistema è dotato di sensori sofisticati che monitorano le condizioni circostanti, trasmettendo dati agli operatori in posizioni protette che liberano i percorsi per le unità di fanteria e corazzate che seguono. Per il capitano Ben-Shachar «il Panda ha già dimostrato il suo valore in passato, ma nelle operazioni attuali è emerso come un moltiplicatore di forza decisivo. L'esperienza di combattimento ha portato a continui miglioramenti, tra cui ottiche migliorate e sistemi di controllo più ergonomici». Inoltre, il Panda eccelle nelle operazioni su larga scala su terreni aperti.
Il robot Talon
Il Talon è emerso dai requisiti di campo per la neutralizzazione precisa delle armi e compiti di ingegneria sempre più dettagliati. «La nostra analisi tecnica ha identificato la piattaforma ottimale, che abbiamo poi acquisito e adattato alle specifiche operative, di combattimento e logistiche delle Idf», ha spiegato a Israel Hayom Ben-Shachar. «Gli adattamenti includevano la conversione delle comunicazioni del robot in frequenze militari e l'ottimizzazione della sua mobilità per specifici terreni di combattimento. Abbiamo implementato numerosi miglioramenti derivati dal combattimento». Questo sistema compatto gestisce esplosivi ed oggetti sospetti con una precisione mai vista prima, eliminando l'esposizione umana e identifica e neutralizza autonomamente i cavi e i componenti esplosivi. Le capacità del Talon vanno oltre lo smaltimento di ordigni esplosivi. La sua mobilità ad alta velocità, i sistemi ottici avanzati per la consapevolezza ambientale e il potente braccio meccanico gli consentono di liberare percorsi e spostamenti ostacoli pesanti, garantendo un passaggio sicuro per le unità di combattimento.
Il robot Roni
In risposta a requisiti operativi sempre più specifici, la divisione robotica ha sviluppato Roni, l'acronimo ebraico di Specialized Portable Robot. Secondo i responsabili della sua progettazione, «svolge due funzioni critiche: muoversi in spazi ristretti come tunnel e vicoli oltre la portata del Talon ed eseguire operazioni ingegneristiche precise e sensibili. A differenza delle sue controparti più grandi, Roni vede un'ampia distribuzione in varie unità militari. Questa adozione più ampia deriva dai suoi sistemi di telecamere avanzati, che forniscono alle forze protette un'intelligence visiva critica in spazi ristretti». Nel corso di un recente briefing il capitano Ben-Shachar ha spiegato nei dettagli che il suo sistema «slipper» (gambe di supporto in miniatura), consente al Roni di salire le scale e superare gli ostacoli, aggiungendo che nonostante la sua struttura compatta, il Roni può gestire carichi quasi dieci volte superiori al suo peso. «Ogni requisito viene sottoposto ad analisi completa con i dipartimenti delle armi e le unità sul campo, dal concetto ingegneristico all'esecuzione tecnica -ha sottolineato la dirigenza della Divisione- bilanciamo costantemente le esigenze tattiche immediate con i requisiti operativi futuri: questa è la nostra missione».








