2018-11-10
«Invitai io Casalino a parlare. Le frasi choc sui Down? Voleva provocare i ragazzi»
La versione di Enrico Fedocci, organizzatore della lezione in cui l'ex Gf attaccò anziani ed ebrei. «Faceva quello sopra le righe, eravamo d'accordo. Chi lo critica cerca lo scandalo».Insulti agli ebrei, alle persone affette dalla sindrome di Down, agli anziani: non si è fatto mancare nulla, Rocco Casalino, in quella famosa lezione del 2004 che sta creando imbarazzo nel governo. A chiamare l'attuale portavoce del premier Giuseppe Conte era stato Enrico Fedocci, giornalista Mediaset che a quel tempo era direttore di un corso di formazione professionale della Provincia organizzato all'Istituto Bauer di Milano. Ora Fedocci ci spiega la sua versione dei fatti. Allora, cerchiamo di fare chiarezza: corso di giornalismo, corso di teatro… Cosa stavate facendo quel giorno, lei e Casalino?«Si trattava di un corso di giornalismo. Lo avevo già tenuto per cinque anni all'università Cattolica, creando anche all'epoca scompiglio perché invitai Platinette, cosa per cui fui contestato e per cui uscirono anche articoli sui giornali».Su cosa si basavano le sue lezioni?«Insegnavo ai ragazzi a fare i pezzi, non solo a passare le agenzie. Gli portavo dei personaggi e loro li dovevano intervistare. Anzi, il senso dell'esercizio era di raccontare in un articolo la lezione, come se fossero giornalisti che assistevano e non gli allievi stessi».All'inizio l'idea non era quella di invitare proprio Casalino, vero?«Io avevo invitato l'ex brigatista Mario Moretti. Disse di sì, quindi feci la richiesta al giudice di sorveglianza, che però la negò per quel giorno, o forse arrivò in ritardo, non ricordo. Sta di fatto che il venerdì mi trovai senza ospite». Quindi ripiegò sull'ex Grande fratello. Perché proprio lui?«Per caso. Lo incontrai una sera in un locale. Io lo avevo visto solo al Grande fratello, non lo conoscevo. Mi sono presentato e gli ho proposto di venire a lezione, anche se all'inizio non sono stato molto preciso, non gli ho spiegato nel dettaglio cosa avrebbe dovuto fare. Ricordo che mi disse di aver cercato di far venire Verissimo a riprendere la lezione, ma che non ci era riuscito». Il giorno del suo intervento gli diede maggiori informazioni sul senso della sua presenza?«Certo, gli dissi: “Mi raccomando, sollecitali. Fai venir fuori una notizia su cui i ragazzi possano scrivere. Devi stimolarli". Lui all'epoca aveva un personaggio, a Buona domenica, faceva sempre quello antipatico, sopra le righe. Tant'è che mi chiese: “Devo fare il personaggio?". E io gli risposi: “Fai quello che fai a Buona domenica"». Nessun accordo sui contenuti del suo intervento?«No. Ricordo addirittura che lui prese l'iniziativa e iniziò a parlare da solo, senza aspettare il mio cappello introduttivo, che c'era stato in tutte le altre lezioni. Provocava molto, proprio su questi temi. A un certo punto prese di mira una ragazza napoletana, le diceva: “Sei felice? Non sembra che tu lo sia". Era evidente che li voleva stimolare. Tant'è che io pensai che era stato davvero bravo. Aveva gestito gli interlocutori portandoli dove voleva lui. Mi colpì la sua capacità di essere regista delle emozioni altrui».Finita la lezione, cosa accadde?«Quando siamo usciti, lui era un'altra persona. Mi chiese: “Come sono andato?". Era quasi divertito che io avessi assistito a questo suo dualismo. Inoltre mi disse che l'esperienza gli era piaciuta e che avrebbe voluto iniziare a fare il giornalista».Quindi, nel complesso, la lezione fu un successo.«Sì, e ricordo che, in fase di correzione, io valutai più positivamente chi aveva capito che si trattava di una provocazione. Alcuni non avevano colto le sfumature e mi avevano messo giù un tema, fraintendendo tutto».Nel giugno scorso, tuttavia, Vanity Fair sollevò la questione del video e lei sui social scrisse che nel filmato c'era un ritratto degli «aspetti più veri della personalità di Rocco». Ma insomma, secondo lei, era la messa in scena di un personaggio o il «Rocco più vero»? «Allora, il video integrale dura 86 minuti. Nel corso dell'intero intervento Rocco ha messo tutto sé stesso e poi ci ha infilato alcune provocazioni. Del resto parliamo di una finta conferenza stampa, che non sarebbe dovuta uscire, quindi credo che lui abbia anche voluto testare sé stesso, vedere fino a dove riusciva a spingersi nel sostenere una tesi restando coerente».Restano tuttavia due ulteriori dubbi. Primo: perché Casalino, intervistato sulla vicenda, non spiega tutto questo contesto ma parla di un corso di teatro, cosa che sappiamo essere falsa, mettendosi così ulteriormente nei guai?«Questo non lo so, bisogna chiederlo a lui». Lei lo ha fatto? Ci ha parlato, in questi giorni?«Sì. Mi ha chiamato. Ha detto: “Tu non hai idea di quello che sto passando, i giornalisti mi stanno addosso, ho visto la scritta Centro teatro attivo e sono andato in confusione". Questo, almeno, è quello che mi ha detto».Era arrabbiato?«No, direi piuttosto che era molto giù».Seconda questione non chiara: perché, dopo che Rocco dice che si trattava di un corso teatrale, lei interviene per chiarire che invece era un corso di giornalismo, dando la botta finale alla sua versione, senza però spiegare il contesto?«Perché non sapevo bene cosa stesse accadendo. Mi ha chiamato una collega di Repubblica per chiedermi lumi, io non sapevo nulla. Ho fatto una dichiarazione d'istinto, spiegando che si trattava di un corso di giornalismo. Solo dopo, seguendo meglio la vicenda, ho cercato di chiarire».Cosa pensa, in definitiva, di tutta la polemica?«Guardi, nell'insieme del suo intervento, i passaggi delicati sono stati pochissimi. È una vicenda che andrebbe ampiamente contestualizzata. E poi le immagini del video originale sono state modificate, allargate, facendo capire poco a chi lo vede. Credo che si cercasse uno scoop a tutti i costi. A me, in quell'occasione, Casalino apparve come un ragazzo intelligente e determinato».
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta