2022-10-07
Si inventano il «price cap dinamico». Ma l’Europa continua a non muoversi
Oggi a Praga il Consiglio europeo informale a 27 dal quale però non sono previste conclusioni. Italia e altri Paesi propongono un corridoio di prezzo che consenta al mercato di funzionare.Il price cap dinamico al gas. È l’ultimo coniglio uscito dal cilindro dell’Italia e di altre tre Paesi Ue (Polonia, Belgio e Grecia) che l’hanno proposto alla Commissione europea per affrontare l’aumento dei prezzi. In realtà l’hanno battezzato «corridoio dinamico» che funzionerebbe così: c’è un valore centrale che puo' essere impostato e regolarmente riesaminato tenendo conto di indici esterni (per esempio il petrolio greggio, il carbone e/o i prezzi del gas in Nord America e Asia) tenendo conto delle fluttuazioni. Il valore centrale del corridoio rappresenta quindi un tetto che può essere posizionato su un hub di riferimento (tipo Ttf), oppure su più hub per evitare arbitraggi. Per i quattro Paesi in questo modo sarebbero possibili fluttuazioni attorno al valore centrale al fine di fornire segnali di prezzo per spostare il gas attraverso gli Stati membri, nel caso in cui più hub raggiungano il limite. Secondo la proposta, il prezzo dovrebbe essere abbastanza alto da consentire al mercato di funzionare, dovrebbe fungere da interruttore e disincentivo alla speculazione. «Il corridoio dovrebbe essere sufficientemente alto e flessibile da consentire all’Europa di attrarre le risorse necessarie, permettendo, se necessario, transazioni al di sopra del corridoi». Inoltre, «dovrebbe essere sufficientemente alto da preservare l’incentivo al risparmio energetico e/o la transizione dal gas», «dovrebbe essere integrato da misure volontarie rafforzate di riduzione della domanda e dovrebbe influenzare i contratti a lungo termine esistenti che tendono a essere valutati in relazione a parametri di riferimento chiave». Di certo i quattro Paesi, compreso il nostro, hanno bocciato le due proposte avanzate dalla presidente della Commissione europea: il price cap solo sul gas russo e il price cap solo sul gas utilizzato per l’energia elettrica. Il «corridoio dinamico» viene proposto in vista del Consiglio europeo informale, a 27, che si terrà oggi a Praga: non sono previste decisioni né conclusioni, ma si discuterà di crisi energetica, caro bollette e sostegno a Kiev. La trasferta dei leader Ue nella capitale ceca che è partita ieri con la prima riunione della Comunità politica europea (un forum di dialogo tra l’Unione e gli altri Paesi europei, fatta eccezione per la Russia e la Bielorussia). Sulla discussa scelta tedesca in tema di energia, il cancelliere Olaf Scholz, arrivando al vertice, ha sottolineato che lo scudo di aiuti «da 200 miliardi di euro per il 2022, 2023 e 2024» è teso a «stabilizzare l’economia» e a «sostenere i nostri cittadini e cittadine e le aziende» di fronte al caro energia. «Molti altri stanno facendo qualcosa di simile ora e per gli anni a venire», ha aggiunto. «La Germania è perfettamente legittimata e ha la possibilità e la sovranità di prendere quelle decisioni» sul contrasto al caro bollette e «alcuni sono critici ma io non faccio parte di quel gruppo», ha commentato il primo ministro olandese, Mark Rutte. Mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, incalza: «Oggi abbiamo bisogno di una strategia europea rafforzata, per abbassare i prezzi del gas, e domani la Commissione parlerà di questo, e per porre un tetto al gas che concorre a formare il prezzo dell’elettricità». Quanto a Mario Draghi, nel suo intervento alla tavola rotonda su «Energia, clima, economia» organizzata ieri durante il vertice, ha ribadito che «dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea». Sempre ieri il premier uscente ha avuto anche un incontro bilaterale con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen , che vuole ottenere dai capi di Stato e di governo un mandato chiaro sulle misure da adottare per contrastare la crisi energetica. In una lettera inviata ai leader mercoledì, la von der Leyen ha tracciato alcune linee guida, tra le quali una temporanea «limitazione dei prezzi». E ieri ha concordato con il premier norvegese, Jonas Store, di «sviluppare congiuntamente strumenti per stabilizzare i mercati energetici e limitare l’impatto della manipolazione del mercato e della volatilità dei prezzi, al fine di ridurre i prezzi eccessivamente elevati in modo significativo nel breve e nel lungo termine». La Norvegia è diventata negli ultimi mesi il primo fornitore di gas in Europa e uno dei principali produttori mondiali di greggio, pompa circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno, incassando enormi utili dall’impennata dei prezzi dell’energia. Il governo di centro-sinistra di Oslo intende aumentare le tasse sull’industria petrolifera e del gas di 2 miliardi di corone norvegesi (190 milioni di euro circa) nel 2023 annullando in parte un pacchetto di incentivi introdotto durante la pandemia.
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