2021-03-16
Nel video l’intrigo sul petrolio Eni: «Faccio arrivare la valanga di m...»
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La nuova prova della difesa mette in crisi la ricostruzione sulla presunta tangente per il giacimento in Nigeria. Vincenzo Armanna voleva usare l'indagine per piazzare suoi uomini nell'azienda: «Mi adopero per l'avviso di garanzia».Il processo sul giacimento petrolifero Opl 245 in Nigeria si avvia alle battute finali. Domani la decima sezione del tribunale del Milano si riunirà in camera di consiglio per stabilire se intorno alla licenza di estrazione acquistata da Eni e Shell nel 2010 ci sia stata effettivamente la corruzione internazionale: si parla di una presunta mazzetta da 1,1 miliardi di dollari. Le due compagnie petrolifere hanno sempre insistito sulla loro innocenza, come anche i rispettivi vertici, tra cui l'ex amministratore delegato Paolo Scaroni e quello attuale, Claudio Descalzi: per entrambi il pm Fabio De Pasquale ha chiesto una condanna a 8 anni.Nel corso del procedimento ci sono stati diversi colpi di scena. Dal governo nigeriano, che in un primo momento aveva deciso di non costituirsi parte civile (poi invece ha cambiato idea), fino a una serie di testimoni che hanno perso di credibilità contraddicendosi o persino indicando nomi sbagliati (il caso Victor), sono diversi i punti ancora poco chiari su cui i giudici milanesi dovranno soffermarsi. Non a caso tra gli imputati c'è chi ha riportato nelle proprie memorie difensive ampia documentazione sulle incongruenze dell'inchiesta.Come Ciro Pagano, managing director della Nae, azienda del gruppo Eni in Nigeria. De Pasquale ha chiesto per lui una condanna a 6 anni e otto mesi. Secondo l'accusa avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella trattativa. Nelle 163 pagina di memoria difensiva, firmate dall'avvocato Federica Rinaldini, Pagano cita un episodio passato inosservato durante il processo, ma che potrebbe essere una chiave per capire tutta l'inchiesta. L'ex manager Eni spiega a pagina 145 che tutto l'impianto accusatorio si basa sulle dichiarazioni di Vincenzo Armanna, l'ex responsabile Eni nell'Africa subsahariana, l'uomo che avrebbe visto le mazzette (anche se poi a processo si è contraddetto), architrave sui cui la pubblica accusa ha incentrato gran parte del suo lavoro. Ebbene il castello delle accuse sembra sgretolarsi di fronte a una registrazione video di 1 ora e mezza effettuata dalla guardia di finanza di Torino del 28 luglio del 2014 nei locali della società Sti Spa di Ezio Bigotti (il video è disponibile sul sito della Verità).Questo documento è stato inviato alla procura di Milano solo il 23 luglio del 2019 ed è stato anche oggetto di discussione durante il processo. L'avvocato Rinaldini lo spiega parlando dell'udienza del 27 luglio di quell'anno, ricordando che «tale videoregistrazione, di evidente importanza sia ai fini dei fatti oggetto del presente processo che ai fini della valutazione complessiva delle dichiarazioni rese da Vincenzo Armanna, era già in possesso della Pubblica Accusa, come dalla stessa ammesso all'udienza del 23/(7)2019, ma - a differenza di altri atti del procedimento del c.d. “complotto", evidentemente ritenuti “favorevoli" all'impianto accusatorio - non è mai stata depositata alle difese». Il punto è che a quella riunione a cui parteciparono l'avvocato Piero Amara, altro grande accusatore di Eni, e soprattutto Armanna, emergono fatti inquietanti sull'utilizzo dell'inchiesta su Opl 245. Nella trascrizione della registrazione, infatti, si parla “di una trattativa da avviare tra il gruppo Eni - nella persona di Vella Antonio (ex numero 2 dell'azienda e ora in Lukoil ndr) - mediata dall'Amara ed etero diretta da Armanna, con alcuni soggetti cripticamente nominati dagli interlocutori con l'appellativo di “Kappa Kappa" o “omino di Kappa Kappa». Siamo alla fine di luglio. Descalzi è da pochi mesi stato nominato amministratore delegato di Eni dal governo di Matteo Renzi. Sono i giorni in cui sui giornali iniziano a comparire le prime indiscrezioni sull'inchiesta della procura di Milano. Durante la riunione Amara e Armanna parlano di affari e di come sfruttare l'indagine per nominare loro uomini all'interno dell'azienda.C'è da fare un inciso. In quei mesi inizia a emergere anche un altro fatto non secondario. A quanto pare la compagnia petrolifera vuole chiudere la raffineria di Gela in Sicilia, luogo che sta molto a cuore agli affari di Amara come dimostrano le carte su un'altra inchiesta, quella su Napag e il traffico di idrocarburi via nave dal Medioriente. Nel 2018 proprio Amara difenderà l'ex legale di Eni Massimo Mantovani e Claudio Zacchigna, per anni presidente della raffineria Eni di Gela, dalle accuse di inquinamento nella zona. Nel 2014 di Amara e Armanna ne parlano durante la riunione. I due poi discutono su come agire sulla riorganizzazione di Eni. Parlano delle raffinerie in Sicilia («Ho i sauditi» dice Armanna), di Abu Dhabi, del Congo Kinshasa e del Kazakistan ( «Gli facciamo chiudere gli risolviamo i problemi») anche dell'Iran («Ce lo prendiamo tutto con la benedizione degli Stati Uniti». Quindi si arriva alla Nigeria dove si cita un'operazione da portare avanti con la società Nauc Gelive Faitlander. Ma per riuscirci servono dei cambiamenti. Non a caso Armanna si lascia anche sfuggire una frase di questo tipo: «Perché sono coinvolti sulla 245 e non escluderei che arrivi un avviso di garanzia…Mi adopero perché gli arrivi». Poi il tenore della conversazione si fa ancora più pesante.Enzo (Vincenzo Armanna): «Perché la valanga di merda che io faccio arrivare in questo momento» Amara: (ride)….Armanna: «Guardate che il fiume esce forte eh…» Armanna: «Però la Nigeria ancora no… allora il concetto è questo: tu dovresti utilizzare gli avvocati dicendo che forse è meglio che tutti quelli coinvolti sulla 245 (si riferisce alla concessione petrolifera Opl 45, ndt) in Nigeria non ci siano più».Armanna: «Scusa ma noi riusciamo a cambiare il capo della Nigeria? … Al posto di Cito Antonio Pagano?...» Armanna: «Quindi tu prendi l'Antonio Pagano e lo togli … dove lo mandi? In Kazakistan» Amara: «È sempre preciso».Armanna: «Ma io ti sto dicendo che Ciro Antonio Pagano è coinvolto pesantemente nella 245 ok? … il marito della sorella di Donatella Ranco è il capo dell'amministrazione finanze» Amara: «Il marito» Armanna: «Della sorella di Donatella Ranco, che non mi chiedere come cazzo si chiama che non me lo ricordo è il marito della … è il capo della finanza… Donatella Ranco e Ciro Antonio sono stati pesantemente coinvolti nella 245, non escluderei che ricevano a breve un avviso di garanzia (ride)» Armanna: «No, non prima di fine settembre, però con la valanga di merda che sta arrivando vedrete che accelererà» A settembre del 2014 l'inchiesta su Opl 245 esploderà su tutti i giornali.
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