
Altre 16 attività produttive costrette a serrare i battenti, comprese chi fa le macchine per l'industria alimentare. Ma gli scioperi continuano. Non ci sarà quello dei benzinai: «Lottiamo per stare aperti, non per chiudere». Trovata l'intesa tra governo e sindacati sulla revisione dell'elenco delle attività produttive considerate indispensabili che potranno non prendere parte allo stop previsto con l'ultimo decreto del 22 marzo scorso per fronteggiare l'emergenza coronavirus. L'accordo è arrivato al termine di un lungo confronto tra i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo e i ministri dello Sviluppo economico e dell'Economia, Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri avviato due giorni fa e durato fino a notte fonda. La riunione si è resa necessaria dopo la minaccia di uno sciopero generale avanzata dai sindacati per via dell'allargamento da parte dell'esecutivo dell'elenco delle attività che restano aperte nonostante l'emergenza. I sindacati hanno espresso la loro soddisfazione per aver trovato un punto di incontro con il governo. «L'accordo tra governo e sindacati sulle chiusure delle attività non essenziali è un ulteriore passo in avanti, così come abbiamo auspicato, per consentire ai lavoratori ancora maggiori certezze sulla sicurezza e sulla prevenzione del contagio dal virus», ha affermato in una nota il responsabile lavoro della segreteria Pd Marco Miccoli. Cna, la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, è, invece, profondamente scettica per l'esito del confronto tra governo e sindacati per la modifica dell'elenco delle attività produttive essenziali dopo appena 48 ore dal decreto del 22 marzo. La Confederazione, attraverso una nota, stigmatizza infatti il merito e il metodo con cui sono state portate avanti certe scelte dell'esecutivo. «La lista individuata nell'allegato al decreto del presidente del Consiglio rappresenta un delicato equilibrio che rispetta la priorità della tutela della salute e le esigenze fondamentali degli italiani che devono poter disporre di beni e servizi essenziali, dai prodotti alimentari a quelli sanitari. La complessità delle filiere», però, «l'elevato livello di esternalizzazioni da parte di tutte le imprese, la profonda integrazione del sistema produttivo rendono alquanto complicato definire le attività essenziali», ha sottolineato Cna ricordando che «le associazioni datoriali e i sindacati, sotto la regia del governo, il 14 marzo hanno condiviso e sottoscritto un protocollo che individua le misure per assicurare la salute delle persone in ogni luogo di lavoro».Ma quali sono le attività che ora non possono continuare ad operare? In base a quanto analizzato da La Verità, da ieri altre 16 attività produttive si trovano costrette a chiudere i battenti. Si va dalla fabbricazione di spago, corde, funi o reti, di quella di articoli in gomma, dalla produzione di macchine per l'agricoltura e la silvicoltura alla fabbricazione di macchine per l'industria alimentare.Via anche tutti i settori legati alla riparazione e manutenzione di stampi, portastampi, sagome, forme per macchine, di utensileria ad azionamento manuale, di armi, sistemi d'arma e munizioni, di casseforti, forzieri, porte metalliche blindate, di armi bianche, di carrelli per la spesa, di altri prodotti in metallo, di giostre, altalene, padiglioni da tiro al bersaglio ed altre attrezzature per parchi di divertimento, di aeromobili e veicoli spaziali e di materiale rotabile ferroviario, tranviario, filoviario e per metropolitane (esclusi i loro motori). Chiuso anche il commercio all'ingrosso di altri mezzi e attrezzature da trasporto e di attività dei call center in uscita e dei servizi telefonici a carattere ricreativo. Tornano, invece, a funzionare rispetto al decreto del 22 marzo le società che fabbricano vetro, radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale, imballaggi leggeri in metallo, batterie e di accumulatori elettrici, macchine automatiche per la dosatura, la confezione e per l'imballaggio. Inoltre possono tornare a lavorare anche tutte le agenzie di lavoro temporaneo (interinale) relative alle attività essenziali e le compagnie che forniscono servizi di sostegno alle imprese, esclusivamente per le consegne a domicilio. Nonostante l'accordo, però, ieri gli scioperi indetti dalle sigle sindacali sono andati avanti. È il caso dei metalmeccanici che ieri hanno manifestato, anche con una alta adesione da parte dei lavoratori. «Il programma di sciopero sta continuando perché la situazione è difficile anche se si notano miglioramenti», ha spiegato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Diversa la situazione per i benzinai, categoria di cui ieri si temeva una protesta. Ieri le organizzazioni di categoria dei gestori - Faib, Fegica e Figisc/Anisa - hanno fatto sapere che uno sciopero ufficiale non era mai stato proclamato. I benzinai «intendono immediatamente chiarire di non aver mai in nessun modo organizzato, né proclamato l'iniziativa di sciopero che viene loro attribuita. Ciò non toglie che», si legge nella comunicazione sindacale, che «insieme con i gestori nostri associati lottiamo per rimanere aperti, non per chiudere».
Greta Thunberg (Ansa)
L’attivista svedese è l’ultima incarnazione di una figura creata nel ’68: l’anticonformista di facciata. Se i potenti della Terra la omaggiano è solo per le teorie di cui si fa ventriloqua, che mirano a distruggere il tradizionale modo di vivere dei popoli.
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