2024-11-04
«Stipendi dei calciatori lievitati del 50% dopo il periodo Covid»
Zbigniew Boniek, vicepresidente Uefa dal 2021, a tutto campo: «La nuova Champions è già una Superlega. I club valorizzino le loro bandiere. Scudetto? Inter, Napoli o Juve».Gianni Agnelli lo definì «bello di notte» per la sua attitudine a brillare nelle serate di Coppa Campioni. Zbigniew Boniek quelle notti le illuminò a metà anni Ottanta con le maglie di Juventus e Roma. Dal 2021, dopo 9 anni alla guida della Federcalcio polacca, Zibì osserva il calcio, oltre che da grande appassionato ed esperto, anche nelle vesti di vicepresidente Uefa.Le piace la nuova Champions?«Mi sembra abbastanza interessante. Barcellona-Bayern ha offerto un grande spettacolo: prima non succedeva perché le squadre migliori nella fase a gruppi giocavano contro squadre di terza e quarta fascia. È vero che nella fase eliminatoria sono aumentate le partite, ma su richiesta dei club che hanno bisogno di guadagnare di più».A proposito, l’argomento Superlega resta sempre di attualità.«Eca e Uefa hanno prolungato la loro collaborazione fino al 2031 e fino ad allora non succederà niente. Ma questa nuova Champions è già una Superlega dove giocano le squadre migliori. Secondo me non c’è bisogno di quella Superlega così come era stata pensata, perché i tifosi vogliono che la loro squadra acceda alla Champions attraverso il campionato».Le leghe faticano a vendere i diritti tv, i club incassano meno.«Non è che faticano. Vorrebbero venderli a cifre astronomiche per non indebitarsi e far fronte a tutte le spese e agli stipendi dei calciatori, aumentati quasi del 50% dopo il Covid nonostante gli stadi vuoti. Le tv non sono più in grado di fronteggiare questo tipo di richieste».Cosa pensa del ruolo degli intermediari e degli agenti?«Succede in tutti i campi, anche nel cinema gli attori hanno gli agenti che curano i loro interessi. Ma se le società sono disposte a pagare, che fare? Chiaro, quando senti che un giocatore svincolato firma per un club e la commissione è di 20-30-40 milioni, questo fa male al calcio, perché sono soldi che vanno fuori dal nostro ambiente».Tante partite, tanti infortuni?«I giocatori non sono preparati bene. Un calciatore in media corre 10-12 chilometri a partita: sì, ci sono dei microtraumi, ma penso che il problema principale sia mentale e dei troppi spostamenti. Ma non possiamo parlare di stanchezza fisica per dei professionisti pagati per fare questo. Io oggi ho 68 anni e 10 chilometri li corro in un’ora».Come giudica il livello del campionato italiano?«Molto competitivo, ci sono sempre partite incerte perché anche le squadre di bassa classifica sono toste e ben organizzate e c’è molta tattica. Forse bisogna allenarsi di più per fare più pressing ed essere più veloci per giocare a certi ritmi per 90 minuti».Chi è la favorita?«Una tra Inter, Napoli e Juve».Il Napoli ha fatto bene a scegliere Conte?«Antonio garantisce una buonissima gestione e qualsiasi squadra di alta classifica allenata da lui è sempre una candidata allo Scudetto. In più non hanno le coppe. Non so se questo li aiuti o li disturbi, perché i grandi giocatori hanno bisogno di grandi competizioni per rimanere concentrati».E della Juve di Motta cosa dice?«Thiago Motta l’anno scorso con il Bologna ha fatto cose straordinarie. Ora l’asticella si è alzata, allenare la Juventus è diverso. Ho visto le ultime partite e mi sembra che potrebbe giocare un po’ meglio, però chi vuole vincere in Italia deve fare sempre i conti con la Juve».Vlahovic le piace?«Quando è andato via da Firenze ero convinto si trattasse di un crack assoluto. È pericolosissimo, può fare gol in ogni istante, ma ogni tanto ha dei momenti bui. Se riesce a eliminarli potrebbe essere uno dei migliori perché ha le qualità».La Roma ha puntato su Dovbik.«Lo conosco molto bene, è una punta sulla falsariga di Lukaku, nel campionato italiano può fare dai 13 ai 16 gol. Anche se non sarà facile giocando da unica punta in una squadra che non attacca sempre e produce poche palle gol». Lautaro era da Pallone d’oro?«Il Pallone d’oro ormai non mi interessa più, è solo marketing. Lautaro mi piace da morire: ha un tiro immediato, gioca per la squadra, è sempre pericoloso, sa fare tutto, ha una buona tecnica. Sono innamorato del suo gioco, però per vincere una cosa del genere servono anche le vittorie col club».Quanto è difficile per un ex calciatore fare il dirigente?«Non è difficile. Tutto si può imparare nella vita, chiaro che il calcio un po’ ti impigrisce e ti fa vivere in un mondo un po’ diverso. Poi quando i calciatori smettono e non riescono più a stare in prima pagina si calano nella vita normale e spesso trovano delle difficoltà di adattamento».Perché bandiere come Totti, Maldini, Del Piero sono state allontanate dalle proprietà?«Secondo me per gelosia. Mi sembra che spesso le proprietà, che non hanno un grande background del passato, abbiano paura di ex calciatori perché ingombranti. Ma questo è un problema tipicamente solo italiano: all’estero qualsiasi società vuole usufruire dell’esperienza di ex calciatori».L’Italia organizzerà con la Turchia Euro 2032. Siamo pronti?«Non lo so, ma mi auguravo che l’Italia partecipasse da sola. Penso che l’Italia come calcio è tra i primi tre Paesi in Europa, ma purtroppo le infrastrutture non sono buone».