2025-01-25
«Trump ha un problema: è un materialista eletto da un popolo spirituale»
Donald Trump (Getty Images). Nel riquadro il professore emerito di studi ispanici al Trinity college di Hartford, Tom Harrington
Il professore emerito di studi ispanici al Trinity college di Hartford, Tom Harrington: «Dopo i due attentati il tycoon è cresciuto, ma in politica estera è troppo sbilanciato a favore della lobby israeliana e questo lo può danneggiare».Professore emerito di studi ispanici al Trinity college di Hartford, scrittore, commentatore di questioni politiche e culturali negli Stati Uniti e all’estero, Tom Harrington è un americano che ha frequentato a lungo - e che conosce molto bene - il vecchio Continente. Ha dunque il profilo ideale per aiutarci a comprendere la portata della rivoluzione trumpiana ma anche le ragioni della testarda resistenza che le istituzioni europee stanno opponendo, in ogni settore, ai cambiamenti introdotti dal nuovo presidente Usa Donald Trump.Professore, quale è il suo giudizio sui primi giorni della presidenza Trump?«Negli ultimi anni ho imparato a moderare le mie aspettative riguardo ai politici ma devo ammettere che Trump e i suoi hanno fatto i “compiti per casa” davvero bene e hanno capito perfettamente quali sono i problemi delle tante persone che si sono sentite tagliate fuori, oppresse e financo soffocate durante gli ultimi anni dell’amministrazione Biden. Noi, in tutto l’Occidente, siamo stati vittime di una sorta di colpo di Stato - di cui l’operazione Covid è stata parte integrante - progettato per traumatizzare ed imporre norme per nulla normali che sono passate data la situazione emergenziale. A chi lo pilotava è successo quello che accade ai rivoluzionari confusi: hanno finito per credere alla propria retorica e sono andati ben oltre i mandati ricevuti. Trump ha ascoltato il grido di quanti non vogliono siano imposte le idee di questo gruppetto di matti e ora sta dicendo forte e chiaro “basta”, senza lasciarsi intimidire dalla solita retorica americana che vuole il presidente gentile con il suo predecessore. Dice apertamente che Biden ha perseguitato lui e i cittadini americani suoi supporter, e sta concretamente mostrando che quel tempo è finito».Come sta reagendo a questa rivoluzione l’opinione pubblica americana?«Dipende dal milieu. Chi fa parte di quel 30% di circoli intellettuali è letteralmente senza parole, sotto choc, non sa come rispondere. Pensavano che la locomotiva del cambiamento non sarebbe mai stata fermata e che avrebbero potuto fare e imporre la loro rivoluzione sociale per sempre. I più vigliacchi tra questi - e ce ne sono molti - stanno pensando come compiacere il nuovo potere. Perché vede, il tratto distintivo di questa sinistra è che ama il potere ed è codarda; è insistente quando percepisce che il branco è dalla sua parte, ma molto poco coraggiosa quando avverte che non lo è più». È stato osservato che, rispetto al 2017, a sinistra non ci sono state grandi manifestazioni di protesta contro l’insediamento di Trump. Il giornalista progressista Michael Shellenberger sostiene che è perché Trump ha sconfitto I dem non solo politicamente ma moralmente. È d’accordo?«In gran parte è vero. Trump ha i suoi difetti ma la sua forza è rimanere determinato davanti a qualsiasi attacco. Questo spiazza il bullismo di chi si illudeva di essere maggioranza e di avere una superiorità morale: hanno continuato finché hanno avuto il supporto del sistema mediatico, che ha puntellato il loro bullismo censurando tutte le voci dissonanti e facendoli apparire onnipotenti. Quando Trump e il suo gruppo ne hanno avuto abbastanza di questo senso di onnipotenza hanno fatto scoppiare la bolla».A quali difetti di Trump si riferisce? «Trump è cresciuto tantissimo negli ultimi anni: quando parla si sente che è diventato una persona esistenzialmente molto più seria - capita a chi è stato perseguitato ed è sopravvissuto a un paio di attentati - ma manifesta diverse contraddizioni. Cito le due principali: Trump rappresenta un movimento animato da una forte spiritualità: i video del rilascio dei manifestanti che presero parte alla protesta del 6 gennaio evidenziano il loro forte senso di religiosità; ebbene, alla loro guida c’è un uomo che ha una visione notoriamente materialista e grossolana del mondo, ed io mi chiedo se una persona simile riesca davvero a capire le pulsioni spirituali dei suoi seguaci. Nel campo della politica estera, poi, è troppo sbilanciato a favore della lobby israeliana e temo che questo aspetto danneggerà la sua credibilità».Uno dei suoi primi impegni consiste nel fermare l’immigrazione illegale. Ci riuscirà, anche considerato che la misura per abolire lo ius soli confligge con il XIV emendamento della Costituzione e che certi governatori e sindaci dem si sono già opposti alle espulsioni?«Credo sia una tecnica di contrattazione: dopo tutto Trump è un newyorkese, quindi portato a un certo modo di fare, diciamo, “mediterraneo”, che consiste nell’esagerare la richiesta per ottenere la metà o un quarto. È quello che ha fatto con la Corea durante la sua precedente amministrazione ed è la tecnica che userà con Putin per chiudere la guerra in Ucraina (anche se dubito funzionerà con il leader russo). In sostanza gonfia le aspettative e da di sé l’immagine di un uomo più terribile e imprevedibile di quanto in realtà sia. Sui migranti penso che si concentrerà nel mandare via i non criminali arrivati con la politica delle porte aperte per lanciare un messaggio dissuasivo a quanti vorrebbero entrare nel Paese e fermare così il flusso. Peraltro, molti settori della nostra economia - dalla ristorazione all’edilizia - ricorrono ad immigrati illegali per ottenere maggiori profitti pagando poco la mano d’opera: quelli che di loro lavorano bene e sono tranquilli verranno piano piano legalizzati mentre si userà l’impatto psicologico dell’avvertimento al Messico per scoraggiare i nuovi arrivi». Perché, a suo avviso, l’Unione Europea sembra non voler riconoscere il cambiamento in atto e prosegue imperterrita con le politiche suicide, si tratti del green, dell’energia, della guerra o dell’ideologia woke? I suoi leaders sembrano attori che continuano a recitare il copione ricevuto in precedenza ma trovandosi ora nel film sbagliato…«È una metafora calzante: questi politici sono deliranti ma va ricordato che sono stati «allevati» per essere tali. So, dalle testimonianze di persone di cui non posso fare il nome, che il Deep State, attraverso la Nato, controlla la Ue e dunque anche i media europei, cui negli anni è stato ristretto il perimetro di pensiero: avendo vissuto a lungo in Europa, ho osservato un netto cambiamento nei contenuti della stampa europea tra il 2002 e il 2010; un piano del Deep State - che ha funzionato - ha lavorato per neutralizzarla, creare il fenomeno Obama e promuovere la fiducia nella presidenza americana. Tanto che si è giunti a ritenere che la macchina di riscrittura del Deep State, combinata alla tecnologia high tech, fosse pronta a ridisegnare la realtà e che il 60-70% di ciascun popolo dell’Unione fosse pronto a crederci. In concomitanza c’è stata un’opera di «educazione», condotta dal Wef e dai grandi capitali, di giovani leaders fotogenici ma dallo scarso peso intellettuale - da Renzi a Macron alla Kallas e a tanti altri - che hanno completamente sposato le idee globaliste e sono stati scelti, un po’ come topi da laboratorio, dopo esperimenti sul loro consenso presso opinione pubblica; il tutto con lo scopo di metterli al potere e fargli fedelmente eseguire i piani della Nato e dei globalisti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.