2025-03-03
«Sul fine vita c’è chi ha strumentalizzato. Decide il Parlamento»
Il governatore ligure Marco Bucci: «Vorrei lo Statuto speciale, mi accontento dell’autonomia. Orlando? Qui nel Pd comanda ancora Burlando».Quattro mesi fa, appena eletto, aveva promesso: «Sarò il sindaco della Liguria».«Ho creato una rete di amministratori. Mi aiuta a rimanere in contatto con le persone e il territorio».Marco Bucci, già sindaco di Genova, resta l’unico governatore civico d’Italia.«Bisogna stare dalla parte dei cittadini, non accontentare i leader a Roma».Non si iscriverebbe mai a un partito?«Quel genere di disciplina non fa per me. E poi non riuscirei a prendere così tante decisioni. Questo, però, non significa voler evitare il confronto con la coalizione di centrodestra che mi sostiene». La sua Regione, dopo l’inchiesta sul porto scoppiata lo scorso maggio, è ripartita?«Il Pil cresce, il lavoro aumenta, il turismo segna un record». Il suo predecessore, Giovanni Toti, è stato costretto alle dimissioni. «Non vedo strascichi di nessun tipo. Abbiamo solo bisogno, il prima possibile, di un nuovo presidente dell’autorità portuale. A quel punto, ci sarà il vero cambio di rotta».L’ex presidente ha cominciato a scontare la pena: 1.620 ore di lavori socialmente utili nella Lega italiana per la lotta contro i tumori. «È una scelta che gli fa onore. Sta facendo il suo dovere». Ha annunciato di voler aprire un’agenzia di comunicazione. «L’ho letto anch’io».Se le chiedesse di lavorare per la Regione?«Gli risponderei che bisogna fare un concorso».Inchiesta a parte, siete la continuità? «Per le cose cose fatte bene, certamente. Mentre bisogna migliorare quello che non è stato fatto altrettanto bene».Ad esempio?«La sanità. Abbiamo sbloccato i bandi per ristrutturare gli ospedali genovesi: il Galliera e il Gaslini».Dicono abbia un caratteraccio. Meglio darle sempre ragione. «Ascolto tutti, ma poi bisogna decidere. E c’è il rischio di scontentare qualcuno».Burbero come i liguri.«Siamo poco propensi alle effusioni. Andiamo direttamente al sodo. In America si dice: shape and dry, avviato e asciugato».Prima di fare politica, lei è stato un manager negli Stati Uniti. «Per ventidue anni filati». È ricominciata l’era di Donald Trump. «Condivido la sua lotta all’ideologia woke. È solo una grande perdita di tempo, come la cancel culture. Le racconto questa. Nel 2020 cominciarono ad abbattere negli Stati Uniti le statue di Cristoforo Colombo, che era genovese. Scrissi allora a una decina di sindaci, compresi quelli di New York e Boston. Gli spiegai che era irrealistico e antistorico pensare che Colombo fosse un colonialista. Anche le comunità italo-americane si rivoltarono. Alla fine, le statue sono rimaste lì». L’ultima polemica tra Stato e Regioni, invece, è sull’eutanasia. «Va regolata dal Parlamento. Altrimenti, avremmo una normativa diversa per ogni Regione. Sarebbe inaccettabile. Io ho il dovere di essere fedele alla legge: qualunque sia, la applicherò. A prescindere da cosa ne pensi dal punto di vista etico». Cosa ne pensa?«Sono assolutamente contrario, ma è un’opinione personale. La tengo per me. Non l’ho mai detta a nessuno. Comunque, non fa testo. Quando ero sindaco, si presentarono due mamme. Volevano riconoscere il loro bambino. La legge, però, lo proibisce. Non avevo nulla in contrario, ma non ho potuto farlo. Anche se la mia posizione, in quel caso, era favorevole».Perché alcuni suoi colleghi, sul fine vita, vanno in ordine sparso?«Guardiamoci negli occhi. Dietro ci sono pure tentativi di strumentalizzazione politica sulla pelle di persone in grande difficoltà».La scelta della Toscana, che per prima ha approvato il suicidio assistito, è strumentale?«Non accuso nessuno. Dico soltanto che non avrei fatto una battaglia del genere». I leghisti insistono per il terzo mandato.«Il tema non mi appassiona. Nel mio caso, non è un’opzione. Non si può fare per più di dieci anni lo stesso lavoro, indipendentemente dalle leggi». Troppo potere?«Non è questo il problema, ma un altro: mantenere l’entusiasmo, la forza, il coraggio, la determinazione».Infuria il dibattito pure sull’autonomia differenziata.«Da quando ho dieci anni, leggo la storia delle Regioni a statuto speciale. La giustificazione è sempre stata: terre di confine, situazioni difficili, lingue diverse. Anche la Liguria è attaccata alla Francia. Eppure queste facilitazioni, che per esempio hanno altri porti, non possiamo averle. Mi sembra concorrenza sleale. Perché Trieste sì e Genova no? Anche noi vogliamo lo statuto speciale. Ne ho già parlato con il ministro Calderoli».E lui?«Dice che ho ragione. Come tanti altri con cui ne discuto, del resto. Solo che bisognerebbe cambiare la Costituzione». Vi accontenterete dell’autonomia, allora?«Concede già poteri importanti, dalla protezione civile ai trasporti».Dopo le correzioni chieste dalla Consulta, Andrea Orlando ha commentato: «Bucci è deragliato alla prima curva del suo mandato».«Cosa vuol dire? Boh. Forse non è mai salito su un treno».Il suo ex sfidante, ormai, è il capo dell’opposizione in Liguria.«Dicono».Perché?«Non so sia davvero lui a comandare. Continuano a intrufolarsi in tanti, a partire da Burlando».L’ex ministro piddino ha rinunciato al seggio in Parlamento per rimanere in consiglio regionale.«Quello è stato un bel segnale. Mi sono complimentato con lui».In campagna elettorale lo chiamava Giuseppi Orlando, vista la supposta sudditanza al Movimento di Conte. «Li vedo tutti spaesati. Non hanno argomenti. Sa cos’ha detto il capogruppo dei 5 stelle, Stefano Giordano, in una discussione in consiglio regionale sugli inceneritori?».No.«Ha spiegato in aula che il centrodestra è tornato ai periodi più bui della Seconda guerra mondiale. Non solo vogliamo bruciare i morti in un nuovo forno crematorio nel cimitero di Staglieno, ma vogliamo pure bruciare i rifiuti. Ho chiesto a Conte di dissociarsi. Nemmeno una parola. Vergognoso». E Orlando?«Gli ho urlato: “Tira fuori la spina dorsale!”. Zitto». Il centrosinistra tenta, comunque, la rivincita: in primavera si voterà per scegliere il suo successore, il prossimo sindaco di Genova.«Noi abbiamo candidato, già lo scorso ottobre, Pietro Piciocchi. È stato il mio vicesindaco. Lavora bene. Incontra un sacco di persone. Sono molto contento di quello che sta facendo».Fronteggerà Silvia Salis, ex olimpionica nel lancio del martello.«Non ho nulla contro la persona. Ma il problema è la coalizione. Lei magari è d’accordo su una cosa, però gli altri dicono di no. È già successo al povero Orlando. Non c’è un programma. I 5 stelle, che non hanno voluto Italia Viva alle regionali, ora appoggiano Salis, che è una renziana. Restano attaccati con lo scotch. Prima o poi, si rompe tutto».Recita l’interessato adagio politico: la Liguria è un laboratorio.«Ci sono tendenze che prima appaiono qui e poi a livello nazionale. Stavolta, a sinistra sperimentano la grosse koalition al pesto. Vediamo quanto regge. Quello di Genova sarà un voto importantissimo: è la quinta città d’Italia, la più importante guidata dal centrodestra». L’anno scorso, mentre era ancora sindaco, le diagnosticarono un tumore della pelle.«Me ne sono accorto il 29 maggio, toccandomi il mento. Il 3 giugno ero già sotto i ferri. Mi hanno tolto una trentina di linfonodi da sotto il collo».Cosa dicono, adesso, i medici?«Ho finito la radioterapia prima della campagna elettorale. Ora faccio l’immunoterapia: un’iniezione ogni tre settimane. Sta andando tutto bene. Ho ripetuto la Pet a inizio gennaio: il mio corpo è pulito. Con i tumori metastatici, però, c’è sempre la possibilità di ricadute».Un suo avversario, il grillino Nicola Morra, spiegò che non bisognava votarla: «Potrebbe non terminare il mandato».«Se cominci a pensare a come potrebbe essere il futuro, non ne esci più. Siamo appesi a un filo. Bisogna lottare al massimo per le cose in cui abbiamo possibilità di successo. Altre volte, invece, non c’è nessuna possibilità di cambiare il corso degli eventi. È totalmente idiota prendersela. Perché rovinarsi la vita? Vale per la malattia, per la politica, per tutto. Nelle terapie immunitarie, comunque, l’adrenalina aiuta molto. Lo sperimento quotidianamente».È anche un appassionato velista. «Esco in barca ogni domenica. Abbiamo la fortuna di vivere in un bel posto». Non si risparmia.«Direi proprio di no: arrivo in regione la mattina alle sette e un quarto e vado via alle nove di sera. Adesso c’è pure la campagna elettorale per le amministrative».Fu Giorgia Meloni a farle superare i dubbi, con una telefonata. «Mi ha convinto la sua umanità. Ha dimostrato di essere una grande leader». Cosa le ha detto?«Che la mia candidatura era necessaria. Viste le condizioni di salute, però, era un mio diritto decidere. Qualunque decisione avessi preso, per lei sarebbe andata bene».Sua moglie, Laura Sansebastiano, era contrarissima.«Ora è molto contenta. Quando abbiamo vinto, è venuta con me a festeggiare. Era tutta emozionata. È diventata la first lady ligure: anzi la primma scignoa, come dicono a Genova. Quando le ho detto che doveva accompagnarmi al festival di Sanremo, s’è illuminata: “Bucci, non possiamo andare subito?”».La chiama per cognome?«Dai tempi dell’università. Per lei, resto sempre il Bucci».