2023-09-23
«Nel 2035 può esserci l'invasione cinese di Taiwan»
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Il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti (Ansa)
Il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti appena rientrato da Taiwan: «Allo stato attuale le forze armate di Pechino non dispongono delle capacità (soprattutto navali) per condurre una operazione anfibia su larga scala volta ad occupare l’Isola, a meno che la Cina non sia indotta dal precipitare degli eventi, per esempio, una dichiarazione formale di indipendenza da parte del governo di Taipei».La scorsa settimana, la Cina ha effettuato il volo di 28 aerei da guerra nei pressi di Taiwan, con la maggior parte di essi che ha attraversato la linea mediana dello Stretto in missioni a lungo raggio non specificate. Il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato che 20 di questi aerei hanno superato la linea mediana, entrando nella zona di identificazione della difesa aerea sud-est e sud-ovest dell'isola autogovernata. Il governo cinese ha dichiarato che si trattava di esercitazioni e addestramenti a lungo raggio, mentre Taipei ha registrato un aumento delle incursioni cinesi dopo il passaggio di navi statunitensi e canadesi nello Stretto di Taiwan. Complessivamente, sono stati rilevati 68 aerei cinesi e 10 navi da guerra intorno a Taiwan durante quel periodo, alcuni dei quali si stavano dirigendo verso il Pacifico occidentale per effettuare addestramenti congiunti con la portaerei cinese Shandong.I taiwanesi sono ormai certi che l’invasione ci sarà e che è solo questione di tempo. Ne parliamo con il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti appena rientrato da Taiwan.Dal punto di vista militare cosa significherà l’invasione cinese a Taiwan? Quanti uomini e mezzi dovrebbero essere impiegati da parte cinese?«Il ricorso alle armi è l’ultima opzione a disposizione del Presidente cinese Xi Jinping, che confida sempre in una soluzione “pacifica” per assumere il controllo dell’isola “ribelle”. Pechino non ha alcun interesse nel bombardare e poi ricostruire ex novo Taiwan, e cercherà quindi, fino all'ultimo, di ottenerne il controllo di Formosa senza ricorrere alla soluzione militare. È da ritenere che un eventuale conflitto non si limiterà ad interessare unicamente Cina e Taiwan ma potrebbe estendersi a tutto l’Indo-Pacifico coinvolgendo la Corea del Nord (alleata di Pechino), gli Usa, il Giappone, la Corea del Sud, e forse altri Paesi della regione (Australia, Nuova Zelanda). L’invasione di Taiwan richiederebbe alla Cina l’approntamento di una consistente forza da sbarco nei porti antistanti l’isola; un'impresa complessa visto che oggi, con sistemi radar, satellitari e informatori, Taiwan ne verrebbe quasi immediatamente a conoscenza. Diversa sarebbe la situazione qualora la Cina dichiari di effettuare una esercitazione anfibia su vasta scala nelle acque circostanti Taiwan, come oramai svolge periodicamente, e poi invece proceda senza soluzione di continuità nell’invasione dell’sola. A causa delle condizioni meteorologiche (fitte nebbie, forti correnti marine, intense piogge, ecc.), inoltre, una flotta da trasporto di ampie dimensioni potrebbe attraversare lo Stretto senza particolari problemi solo nei mesi di aprile e di ottobre. Un recente studio condotto dal think tank statunitense “Project 2049 Institute”, che si concentra sulle questioni di sicurezza degli Stati Uniti nella regione dell'Asia-Pacifico, ha valutato che il Pla (People Liberation Army) potrebbe impiegare sino ad 1 milione di soldati nell’invasione dell’Isola, che potrebbero ridursi a 300.000-400.000 a seconda delle circostanze (The Chinese Invasion Threat, 2019). L’invasione dovrebbe articolarsi in due ondate. La prima (limitata nella forza) con il compito di occupare le spiagge, mentre la seconda (più consistente) per consolidare le posizioni e proseguire l’azione verso l’interno».Quando potrebbe materializzarsi il tentativo di invasione? «È verosimile che un eventuale confronto militare avvenga nel 2035 quando si concluderà il processo di modernizzazione del Pla avviato nel 2020. Allo stato attuale le forze armate di Pechino non dispongono delle capacità (soprattutto navali) per condurre una operazione anfibia su larga scala volta ad occupare l’Isola, a meno che la Cina non sia indotta dal precipitare degli eventi (esempio, una dichiarazione formale di indipendenza da parte del governo di Taipei). Ed è proprio in questa prospettiva il Pla sta incrementando decisamente la Marina, sia in termini di navi da combattimento sia come mezzi da sbarco, inclusi hovercraft in grado di trasportare sino a 500 uomini e alcuni carri armati. Un’alternativa a una invasione militare, infine, potrebbe essere un blocco cinese del traffico navale e aereo per interdire i rifornimenti marittimi per Taiwan (supply chain) la cui sopravvivenza dipende in buona parte dai prodotti provenienti dall’estero, tenuto conto che ha un’autonomia generale di circa 14 giorni. L’isola, per la carenza di risorse naturali, dipende fortemente dalle importazioni (petrolio, componenti di prodotti elettronici, prodotti minerali, macchinari, prodotti chimici e alimentari, medicinali, ecc.). Il governo di Taipei, ben consapevole del problema, ha iniziato a studiare/individuare soluzioni che possano aumentare la propria autonomia, anche se la questione non è di facile soluzione».Come si difenderebbero i taiwanesi e con quali risorse? «Taiwan è pienamente consapevole che la Cina è troppo potente per poterla affrontare in un conflitto ad “armi pari”. Di conseguenza, Taipei si è orientata alla deterrenza del potenziale avversario in termini di costi umani, e quindi politici, che una guerra infliggerebbe a Pechino. La strategia delle Forze Armate della ROC (Republic of China) è la "Resolute Defense and Multi-domain Deterrence" (Difesa Risoluta e Deterrenza Multidominio) che mira a sviluppare capacità congiunte e a fare uso di misure di dissuasione a lungo raggio per creare le condizioni atte a portare alla rinuncia dell’obiettivo cinese di occupazione dell’Isola. Tale strategia si concentra sulla solidità delle difese e sulla capacità di reazione per sfruttare le difficoltà dell’avversario nella critica fase di assemblaggio/imbarco della forza, attraversata dello stretto (150 km circa) e di sbarco per fare in modo che l’offensiva risulti costosa e potenzialmente insostenibile (ROC National Defense Report 2023). Ciò consentirebbe agli Stati Uniti e ad altri potenziali alleati regionali di avere il tempo di dispiegare forze nel teatro dell’Indo-Pacifico per un intervento diretto o indiretto per alleviare la pressione su Taiwan. I principi guida della guerra asimmetrica di Taiwan si basano su di una organizzazione in grado di infliggere un elevato tasso di perdite all’avversario per costringerlo a desistere dall’invasione e prevedono di "colpire il nemico sulla costa opposta sin dai porti di partenza, attaccarlo in mare lungo l’attraversata dello stretto, distruggerlo sul litorale e annientarlo sulla testa di ponte", mediante interdizioni multiple e azioni di fuoco in profondità per degradarne le capacità operative, impedirgli di sbarcare e respingerlo una volta a terra».Il conflitto in Ucraina può insegnare qualcosa alle forze armate di Taiwan? «Sì. Anche sulla base dell’esperienze del conflitto ucraino, Taipei sta articolando il proprio dispositivo in capacità classiche (navi, aerei, artiglierie e carri armati) e in capacità asimmetriche (missili da crociera a medio/lungo raggio, missili antinave, razzi a guida GPS, sistemi controaerei mobili, armi controcarro spalleggiabili, mine navali, droni e cyber) per condurre e sostenere una campagna di logoramento prolungata in aria, in mare e a terra. Il litorale è l'area e la fase del conflitto dove le Forze Armate taiwanesi hanno il potenziale per essere più letali; le invasioni anfibie – come la storia insegna – sono notoriamente complesse e difficili da coordinare. Oltre alle capacità di difesa aerea e costiera, decenni di lavori di rafforzamento per la costruzione di posizioni di combattimento e di realizzazione di ostacoli attivi e passivi renderebbero onerosi un assalto anfibio e/o gli aviolanci/elisbarchi (tutte le zone “sensibili” sono state mappate e approntate per la difesa). Nell’immaginario collettivo a tale strategia è stato attribuito il nome di “Dottrina del Porcospino” anche se nei documenti ufficiali taiwanesi non si fa menzione a questa denominazione. Il termine “Porcupine Defense” è stato coniato per la prima volta nel 2008 dal professore William S. Murray per la U.S. Naval War College Review (Revisiting Taiwan ’s Defense Strategy), dove ha spiegato che si tratta di creare difese adeguate ad assicurare che Taiwan "possa essere attaccata e danneggiata, ma non sconfitta, almeno senza costi e rischi inaccettabilmente elevati". Qualora non fosse possibile contenere la progressione avversaria, è prevista la condotta di una logorante guerriglia resa possibile dalla forte densità abitativa e dalle difficoltà di attraversamento del territorio (estese risaie, montagne e percorsi obbligati) con un intenso impiego di armi anticarro e antiaeree portatili (utilizzate brillantemente dall’esercito ucraino), che non richiedono un particolare addestramento, e assicurano un sensibile vantaggio a chi difende un territorio conosciuto. Non a caso, negli ultimi anni il PLA ha intensificato lo studio, l'addestramento e la preparazione ai combattimenti urbani, basandosi sulle esperienze di altre Forze Armate e ora anche su quelle emerse del conflitto ucraino. Taiwan dispone di circa 215.000 effettivi, di cui 170.000 volontari, e oltre 1 milione di riservisti addestrati; i militari di leva (in servizio per quattro mesi) hanno compiti di carattere logistico-amministrativo».Lei è appena tornato dall’isola e le chiedo; cosa dicono i vertici militari di Taiwan?«Le Forze Armate e gli ambienti governativi ritengono inevitabile un conflitto con la Cina e sono convinti che l’invasione non sia una questione di “se” ma di “quando”. I vertici militari sono consapevoli che, prima o poi, dovranno difendersi da una aggressione cinese, e si stanno quindi organizzando in vista di una prospettiva del genere. Tutte le attività di addestrative e le predisposizioni difensive sono effettuate nell'ottica di affrontare questo momento. Lungo la costa occidentale dell'isola, più pianeggiante e che si presterebbe meglio agli sbarchi, le spiagge sono quasi tutte ristrette, sia dall'urbanizzazione sia da strade sopraelevate sia da lunghi muri e ostacoli per ridurre i margini di manovra di uno sbarco nemico, senza dimenticare la possibilità di minare le spiagge con il sistema Vulcano, recentemente fornito dagli USA, che permette una rapida dispersione delle mine. A ciò bisogna aggiungere la recente decisione di Washington di autorizzare la consegna nei prossimi anni di armamenti moderni per un valore di 19 miliardi di dollari (molto di più dell’intero budget annuale della Difesa di Taipei)».Cosa prevede nel prossimo futuro, in previsione delle elezioni presidenziali che si terranno nel gennaio 2024?«I risultati delle elezioni presidenziali del gennaio 2024 potranno determinare, a seconda degli esiti, il futuro dell’Isola. Tre sono i candidati in campo: l’attuale Vicepresidente Lai Ching-te dello stesso Partito Democratico Progressista (DPP) del Presidente in carica Tsai, intenzionato a mantenere una spiccata sovranità; l'ex sindaco di Taipei, Hou Yu-ih del Kuomintang (KMT), fautore di un avvicinamento alla Cina; un ricco industriale, Terry Gou, con forti interessi economici in Cina, il quale ha promesso che porterà la pace nello stretto di Taiwan nei prossimi cinquant’anni con rapporti più stretti con Pechino».
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