2024-10-24
Iadicicco: «Servono incentivi per chi si sposa».
Federico Iadicicco, presidente di Anpit (Imagoeconomica)
Il presidente di Anpit: «Meno matrimoni vuol dire meno figli. Contro le culle vuote il governo preveda dei bonus che premino chi convola a nozze e mette su famiglia».Anpit è l’Associazione nazionale per l’industria e il terziario. In occasione della rassegna annuale dell’associazione «Economica. La casa delle imprese e del lavoro», La Verità ha parlato con il presidente nazionale Federico Iadicicco. Cosa si attendono le imprese che aderiscono ad Anpit con la prossima legge di bilancio? «Allora, intanto dalle prime indiscrezioni sembra che la legge di bilancio vada nella direzione che noi vogliamo, cioè quella dell’aumento del reddito disponibile attraverso l’intervento sul cuneo fiscale e la riconferma del primo livello della riforma dell’Irpef. Quello che ci aspettiamo in più è trovare delle risorse per intervenire anche sul secondo scaglione dell’Irpef, in modo da aumentare anche il reddito disponibile in una fascia di ceto medio-alto e quindi essere in qualche maniera uno strumento che possa attivare i consumi, elemento che avvierebbe una spirale positiva dal punto di vista economico. Ci attendiamo inoltre che si intervenga in maniera importante sul tema della natalità, un problema che è diventato improcrastinabile: bisogna invertire il trend demografico, altrimenti nei prossimi anni non saremo in grado né di reperire manodopera, né di sostenere il nostro sistema di welfare. Il terzo punto che auspichiamo è che non ci sia nessun aumento della pressione fiscale per le imprese perché sarebbe oggettivamente insostenibile».Per quanto riguarda la natalità, so che c’è un dossier che avete messo a punto. Che cosa è emerso da questo dossier? «Noi abbiamo messo a confronto il dato delle nascite dal 1962 al 2022 e il dato dei matrimoni dal 1962 al 2022. Abbiamo riscontrato che esiste un nesso di causalità tra i due dati, nel senso che alla riduzione dei matrimoni corrisponde anche una riduzione delle nascite. Praticamente, i matrimoni sono più che dimezzati e le nascite anche sono più che dimezzate. È abbastanza evidente che questo dipenda dal fatto che se non si programma una vita insieme, se non la si organizza, se perde valore il negozio giuridico che è alla base della famiglia, viene meno anche per la capacità di programmare e di costruire un futuro insieme e quindi anche di fare dei figli. Per questo noi proponiamo di introdurre degli interventi nelle politiche di sostegno alla natalità che tendano a sostenere anche il matrimonio».Che proposte avete avanzato?«Abbiamo portato una serie di proposte in questo ambito che vanno dall’allargamento del welfare aziendale o dei fringe benefit, alla detassazione di tutte le spese per il matrimonio, l’acquisto dei mobili, la stessa celebrazione del rito, la creazione di un vero e proprio fondo per i matrimoni per poter poi riconoscere un bonus alle coppie che si sposano sia nel momento in cui contraggono il matrimonio, sia nella scadenza periodica, 10 anni, 20 anni, per premiare la durata delle relazioni. Poi chiediamo delle cose abbastanza semplici e anche poco costose, che però aiuterebbero le imprese molto da questo punto di vista che sono la copertura della maternità al 100 per cento - perché oggi è coperta all’80 per cento e il restante 20 per cento lo pagano le aziende - tenendola nei contratti collettivi nazionali di lavoro e la totale decontribuzione della sostituzione di maternità in modo da aiutare le imprese ad accogliere in azienda delle donne in età fertile e fare in modo che questa non sia un ulteriore costo per le imprese». È iniziato ieri il vostro evento Economica 2024. Di cosa si tratta?«Il titolo è “Crescita felice”, ed è il tentativo di provare a fare una riflessione sulla possibilità di costruire un modello di sviluppo che vada nella direzione della crescita e che al proprio interno contenga anche elementi di equità, di giustizia sociale, di sostenibilità, intesa non solo nel senso ambientale ma anche dal punto di vista umano». Cosa chiede Anpit al governo, potendo parlare con le istituzioni? «Il desiderio è quello di ridurre i vincoli burocratici, le norme che impongono tanti limiti alla libertà di iniziativa delle imprese da una parte e dall’altra quella di costruire un Paese dove la tassazione sulle imprese, sul lavoro e sulla persona fisica sia più bassa per consentire di crescere. Noi speriamo che prossimi due anni si possa anche intervenire riducendo, se non abolendo l’Irap, che è un’imposta iniqua».