2024-09-30
«In tv abbattevo le frontiere ma poi questa Ue mi ha deluso»
Nel riquadro Ettore Andenna. Sullo sfondo i preparativi dell'edizione di Giochi senza frontiere del 1996 (Ansa)
Parla Ettore Andenna, il conduttore simbolo dei celebri «Giochi» che unificavano il continente: «Quanti matrimoni nati tra concorrenti di diverse nazioni. Ora abbiamo perso la nostra identità».Ettore Andenna non è soltanto lo storico presentatore di Giochi senza frontiere e di altri noti programmi, ma anche colui che, da europarlamentare, ha introdotto il regolamento europeo che dovrebbe disciplinare ciò che va in onda nelle tivù. Brillante come sempre, voce che squilla, la propria vita privata, nel cuore rurale del Monferrato, lo appaga. Quanto all’Europa unita, dichiara che non è quella che immaginava. È nato a Milano, il 13 giugno 1946, pochi giorni dopo la nascita della Repubblica. «Assolutamente sì. Infatti, quando ho incontrato il re a Cascais, dove passavo per caso - lui dava del tu a tutti - mi chiese “ma tu quando sei nato”? Non ho avuto il coraggio di dirgli il 13 giugno, perché era il giorno in cui se ne andò dall’Italia e io risposi “il 20 di giugno”». Come ricorda la Milano della sua infanzia? «Sono nato in via Vincenzo Monti, guardando su quella che allora era Villa Borletti, che poi diventò villa Berlusconi, angolo via Romani per intenderci. Mio nonno era il droghiere della via. In estate, alle 8 e mezza di sera, andavamo a piedi al parco, dove c’è la Triennale, per il gelato del dopocena. Era pieno di gente. Allora la tivù non c’era». Figlio unico?«Figlio unico e nipote unico, allevato nella bambagia da nonni e genitori». Dopo il liceo pensava già alla televisione?«Ma neanche un po’. A 21 anni vendevo automobili per l’Alfa Romeo. Mi piaceva però la regia. Feci un concorso ai Filodrammatici di Milano. Eravamo in 700 e rotti, passammo in 22. Venne un signore con la pipa che parlava solo francese. Cercava voci italiane perché aveva aperto una radio a Montecarlo. Mi chiamò il 10 di dicembre per un provino a Montecarlo. Andai con la mamma. Mai visto un microfono prima. La mattina dopo fui sparato per due ore in diretta su Radio Montecarlo e ci rimasi per dieci anni».Quali lingue parla?«Fluentemente francese e inglese. Il milanese lo parlo benissimo. Me la cavo un po’ con lo spagnolo». Ora ha ripreso con la radio, il suo primo amore… «Ho incominciato in maggio 2024 a fare radio e due mesi dopo mi sono accorto che mi davano fastidio gli occhiali per leggere. Il mio metabolismo si è risvegliato. È una radio nuova, Radio Liscio, nel web, e abilitata per il Dab. Una mia segretaria della Bustarella, che abita in Portogallo, mi ascolta tutte le mattine. Ma sono tornato anche in tv perché un’emittente piemontese, PrimAntenna, da tre mesi manda in onda, dal lunedì al venerdì, la prima ora della mia trasmissione in radio. Faccio una “Radio Liscio visione”, insomma. Mi diverto».Esordì in Rai con Scacco al re.«Sostituì Chissà chi lo sa di Febo Conti. Era il 1972, l’anno di Boris Spasskij e Bobby Fischer, gli scacchi erano di grande attualità. Tra gli autori, Cino Tortorella e Bianca Pitzorno, oggi grande scrittrice per ragazzi». Poi presentò Dirodorlando, regista Tortorella. «Due stagioni, ’73-’74 e ’74-75. Il sabato pomeriggio facevamo 10 milioni di spettatori, di cui 7 milioni di ragazzi e 3 di adulti. Tortorella e Pitzorno italianizzarono le parole di un vecchio libro celtico. L’Alzheimer non mi colpirà fino a quando riuscirò a ripetere l’inizio della trasmissione: “Barubitti, barubitti, strangugliotti e ponterbi, e voi, prodi valdostenghi, benvenuti alla lovertanga carnascialesca…”».Dal 1978 passò a una trasmissione tendente al sexy su Antenna 3 Lombardia, La bustarella. «L’idea nacque nel luglio 1977 sulla Milano-Venezia con Tortorella, bloccati nel traffico. Si trattava di una trasmissione di giochi, facemmo 283 puntate. Una sera, a una ragazza che correva, si slacciò il reggiseno e rimase a tette nude. I genitori, in prima fila, le urlano “vai avanti, in spiaggia sei sempre così”. Invece le ombre cinesi sì fecero scalpore, grandi nomi dello spettacolo, come Isabella Ferrari e Susanna Messaggio, si spogliavano dietro un lenzuolo». Antenna 3, un’emittente che poteva far gola. «Al debutto, nel novembre 1977, era la televisione più all’avanguardia in Europa, una telecamera costava 240 milioni di allora. Berlusconi fece tre tentativi per comprarla. In uno di questi, mandò avanti Craxi e io ero davanti a Renzo Villa, il proprietario, che prima inventò Tele Alto Milanese, quando Craxi telefonò chiedendogli se voleva venderla. Villa disse no». Che ricordo ha di Silvio Berlusconi?«Persona squisita. Gli ho sempre dato del lei. Per Berlusconi non ho mai lavorato, perché non sono un leccaculo. Ma mi ricordo un pranzo a Torino, durante la sua campagna elettorale del ’97, in cui, girando tra i tavoli, si sedette davanti a me. Abbiamo chiacchierato per tre ore, di televisione, donne. Mi confessò che, nel 1982, quando mandava in onda le prime soap opera, non riusciva a togliere mille spettatori alla Bustarella». Giochi senza frontiere, la sua trasmissione-simbolo.«Sono quello che ne ha presentate di più al mondo, 103 puntate, con dispiacere del mio amico Eladio Climaco, il Pippo Baudo portoghese, che ha fatte 102. Per un punto Eladio perse la cappa». Vogliamo ricordare la filosofia del programma in Eurovisione?«Era proprio nel titolo, una competizione ludica dei popoli che in quel momento abbattevano le frontiere. Era bellissimo. Questa carovana di 400 persone si spostava per l’Europa tutte le settimane, tutti amici, non sai quanti amori e matrimoni tra ragazzi di diverse nazioni sono nati. Secondo me per l’Europa l’ha fatta più Giochi senza frontiere che il Parlamento europeo». Andavate in diretta? «Negli anni Settanta sì. Nella puntata del 6 settembre 1978, la finale di Montecatini Terme, che ho condotto in diretta con Milly Carlucci, facemmo il record assoluto di telespettatori, 19 milioni in Italia e 105 milioni in Europa». Negli anni Ottanta è stato eletto europarlamentare.«Dal gennaio 1987 fino al luglio 1989, con il Partito Socialdemocratico, perché si dimise l’onorevole Massari, che mi fece un dispetto. Mantenne l’incarico per il tempo necessario perché non avessi la pensione». È stato il promotore della direttiva «Televisione senza frontiere».«Fu approvata dal Parlamento europeo con 373 presenti, 373 sì e applauso». Qual era l’obiettivo?«L’obiettivo era di codificare le regole, che non esistevano, delle televisioni sia pubbliche sia private in Europa. Fino a 5-6 anni fa è stata la base delle regole di tutte le tv europee. Buffo è che sia stata rispettata da tutte, tranne che dall’Italia».Di che regole si tratta?«I parametri pubblicitari, assolutamente, c’era una percentuale precisa. Poi divieto assoluto di fare pubblicità delle sigarette. I Paesi del Nord Europa imposero che restasse la pubblicità controllata degli alcolici».Cosa rimane di questa direttiva?«È ancora in vigore. La base resta. Hanno modificato alcune regole, modernizzandole in funzione delle nuove esigenze tecnologiche». Oggi le televisioni degli Stati membri europei sono tutte uguali, nei format?«Ci sono differenze. L’Italia ha perso una sua identità, essendo in mano a 4-5 produttori, che impongono i programmi, percependo cifre stratosferiche ma non in funzione di ciò che il pubblico vorrebbe. Succede un po’ così anche in Spagna, molto meno in Francia, Germania, Inghilterra». Che ne pensa dell’Unione europea oggi? «Sono molto perplesso perché, secondo me, ha perso l’identità. Lo vediamo con la guerra russo-ucraina. L’Europa non ha il coraggio di prendere decisioni e diventa un po’ il vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro». Con l’euro i meno possidenti si sono impoveriti.«Come mai l’Inghilterra si è sempre tenuta la sua sterlina? Perché i Paesi scandinavi stanno pensando di tornare alla loro moneta, mentre qui è stato fatto un gioco con un disastro e un vantaggio per i tedeschi?». Ha sposato Diana Scapolan, veneta di Eraclea, miss Europa 1973 e 6ª a miss Universo. Figli? «Quattro con Diana, più due dal primo matrimonio e uno extra-matrimonio, tra i due matrimoni. Sono tutti fratelli e integrati in famiglia. Domenica erano qui tutti e io mi sentivo il patriarca, con il mio sigaro». Un matrimonio felice. «Dopo 44 mi costerebbe troppo scioglierlo (ride, ndr). Mia moglie è meravigliosa».Nel 2015, nella vostra azienda agricola, avete aperto un allevamento avicolo. «L’idea è stata di mia moglie perché le spese dell’azienda agricola esistente erano insostenibili. La burocrazia t’ammazza. E angherie dall’Europa, a vantaggio di Francia e Germania. Per un momento ho pensato di vendere tutto e di andare a vivere all’estero. Abbiamo ristrutturato un capannone per le vacche, trasformandolo in allevamento per polli da carne. Lo gestiscono il mio figlio più grande, mia moglie e mia figlia. Ieri sono arrivati 30.000 pulcini con 12 ore di vita. Ambiente bio. Ha ricevuto due volte la coccarda come miglior allevamento del Piemonte».Guarda la tivù?«Solo sport, qualche telegiornale e dei film. Odio le serie, a parte Squid Game, in coreano sottotitolata in inglese. Dopo cena guardo un po’ di Affari tuoi. E m’incazzo molto perché era il gioco della Bustarella. Il produttore della trasmissione, nel 1978, era il mio assistente di scena. Ma in Italia non difendi niente…».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)