2019-10-04
Il ministro anti crocifisso rischia già il posto
Il ministro all'Istruzione Lorenzo Fioramonti attaccato perfino da Valeria Fedeli per le violentissime frasi sui social.Incrociamo le dita, che forse abbiamo trovato il nuovo Toninelli. Chi sente la mancanza delle gaffe dell'ex ministro dei Trasporti, infatti, può ben sperare nelle potenzialità che sta mostrando il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, del M5s. Fioramonti, infatti, da ieri è sulla graticola per una serie di vecchi post pubblicati sui social network e pubblicati dal Giornale. Il linguaggio utilizzato dal ministro è estremamente violento. Qualche esempio? Fioramonti aveva battezzato Silvio Berlusconi «l'imperatore della sfiga», dopo il disastroso terremoto a L'Aquila. L'ex direttore del Foglio, Giuliano Ferrara? Per Fioramonti era «Un'altra m… con i denti separati, uno schifoso, che solo in Italia può passare come intellettuale». Su Renato Brunetta, ex ministro e politico di Forza Italia: «L'unica cosa che mi fa sorridere», si beava Fioramonti, «è ripensare alle immagini di Brunetta protetto dai carabinieri mentre i manifestanti lo insultano... quella è una bella Italia. Vedremo. Ma secondo me qui finisce a mazzate. Se dovesse essere così, mi dispiacerebbe solo di non esserci».Il ministro della pubblica (d)istruzione aveva anche pesantemente insultato Daniela Santanchè: «Una demente», la definiva, soavemente, Fioramonti, «bugiarda e venduta. Ma che donna! Un personaggio raccapricciante e disgustoso. Se fossi una donna mi alzerei e le sputerei in faccia, con tutti gli zigomi rifatti». Anche sulle forze dell'ordine, e se possibile questo è ancora più grave, Fioramonti ci andava pesante: «La polizia», scriveva colui che poi sarebbe diventato viceministro e ministro, «allora come oggi, sembra più un corpo di guardia del potere, invece che una forza al servizio dei cittadini. I pochi poliziotti per bene hanno paura di far sentire la propria voce».Immaginate ora cosa sarebbe successo se una sequela di insulti di questo genere fosse stata pubblicata sui social, in passato, da un ministro di centrodestra. Il Pd e il M5s ne avrebbero chiesto l'immediata carcerazione. Invece, niente. Ieri, nessuno dei moralisti di sinistra in servizio permanente ed effettivo ha ritenuto di dire mezza parole di condanna verso questi post di Fioramonti, neoalleato di governo e quindi improvvisamente intoccabile, incriticabile. L'interessato ha risposto su Facebook, dicendo che le espressioni erano quelle di un «semplice cittadino». Chi ha provato a dire qualcosa l'ha buttata sullo scherzo, come il deputato dei Moderati, indipendente di Italia viva, Giacomo Portas, al quale abbiamo rubato la battuta: «Tra gaffe e cose senza senso», ha detto Portas, «i M5s hanno trovato nel ministro Fioramonti l'erede naturale di Toninelli».Altra eccezione degna di nota, la senatrice del Pd Valeria Fedeli, che a viale Trastevere c'è stata prima di Fioramonti: su Twitter ha condannato le dichiarazioni del «collega»: «Il ministro Fioramonti, ha scritto, «chiarisca al più presto. Il suo silenzio su quanto riportato oggi dal Giornale non è sostenibile nel suo ruolo. Linguaggi d'odio, violenti, sessisti mai accettabili». «Ma è il vostro governo», ha commentato subito un follower, «madame. Lo hanno scelto i suoi compari di partito». Considerazione ineccepibile. Come se non bastasse, ieri l'Adnkronos ha scoperto pure che Fioramonti ha iscritto il figlio alla scuola inglese (il piccolo ha origini sudafricane, come la mamma) e quando si è trattato di decidere se fargli fare l'esame di italiano, ha preferito di no. Tutto lecito: il test non è obbligatorio. Certo, non è il massimo per il titolare del dicastero che ha l'obiettivo di difendere la scuola pubblica e la lingua italiana. Fioramonti ha preannunciato un ricorso al garante della privacy a tutela di informazioni che ritiene dovessero rimanere riservate.