2019-04-15
Insegnandoci a fallire la croce ci rende veramente invincibili
Non è solo un simbolo, ma un incontro personale con Cristo. È il paradosso di un trionfo che passa prima per la sconfitta.È il «senso etico», vale a dire la passione per il bene e il timore e l'interesse per il male (che è lì apposta) a metterci tra il basso e l'alto nella verticalità. In ciò, noi uomini e donne della storia inaugurata dalla nascita del Bambino nel silenzio della Notte Santa, abbiamo un sicuro, rigenerante e doloroso rifugio in cui sostare, meditare e ripartire: la croce sulla quale a 33 anni egli è morto, «offrendosi liberamente alla sua passione». Parole precise nel loro mistero. Vivendole, veniamo presi dallo slancio spirituale verso l'alto. Equilibrandolo con l'avanzare orizzontale: la spinta a conoscere e amare nella sorprendente scoperta della realtà per come è, che guardando alla croce si fa più forte e determinata.Il crocefisso è la risposta simbolica ed esistenziale a questa doppia sfida. Nell'avvicinarci al nostro sé e al nostro destino, aprendoci a quel centro più elevato tra l'alto e il basso, desiderato e insieme temuto, ci si apre davanti un mondo di sentimenti, ricerche, scoperte, cadute, temporanei conforti e nuove salite che riempiono la nostra esistenza e quella di tanti altri intorno e anche lontano da noi. Tutto avviene puntando in alto e reggendo la tensione delle due spinte contrastanti, della conseguente morte, e rinascita. Celebriamo così (a volte senza nominarla, ma soffrendola) quella che Pierre Teilhard de Chardin ha chiamato la nostra modesta «Messa sul mondo» nella quale noi, assieme a Cristo e a tutto il mondo che ne vive il quotidiano sacrificio, ripetiamo quell'esperienza di croce. Nutriamo così la nostra anima e psiche, e quella del mondo che essa ispira e costruisce, momento per momento, in noi e nel mondo attorno, sopra e sotto di noi.[...] Cristo è una persona: il figlio del Padre, sceso sulla terra per aprire all'uomo il mondo divino. Questa presenza non cessa di richiamare la nostra anima non appena essa si stacca dai livelli più bisognosi e pesanti della psiche e si volge, appunto, in alto, verso lo Spirito. La croce nutre l'anima, con il corpo e sangue di Cristo, nella messa. Il simbolo non è qui separabile dal fatto fisico, personale. La croce cristiana è un simbolo, ma insieme un incontro. Meditativo e passionale: la passione di Cristo e la nostra, pur confusa, erratica e bisognosa che sia.[...] Se non c'è l'umiltà, fino alla morte, non c'è nessuna trasformazione. E non c'è neanche viaggio verso l'alto, piuttosto un precipitare al basso, magari camuffato da altezza. La croce, sulla quale si sta morendo, condividendo la passione di Cristo, è ciò che tuttavia cancella la morte dalle nostre vite. In quella paradossale posizione, infatti, nulla ci può più spiritualmente uccidere: «Ogni cosa può trasformarsi nel benedetto contatto con le mani divine», anche se la sensibilità alla sofferenza aumenta tremendamente. La vita umana è troppo breve per accedere alla Terra promessa: non ci saremo. «Siamo simili a quei soldati che cadono durante l'assalto che condurrà alla pace. Se apparentemente ciascuno di noi soccombe, il mondo in cui rivivremo, in risalita, trionfa attraverso le nostre morti».Ciò non significa rassegnazione, o resa. Anzi, la croce consiste proprio, in gran parte, nell'accettare e reggere il combattimento contro tutto ciò che deve essere eliminato o distrutto. Viene comunque l'ora della sconfitta personale, che l'uomo non può sperare di evitare «nel suo breve corpo a corpo con poteri il cui ordine di grandezza e di evoluzione è universale».[...] Nella croce cristiana si realizza la possibilità del rivivere fisicamente l'esperienza attraverso l'Eucarestia, il mangiare il corpo e il sangue di Cristo. [...] «Pane della vita», come viene chiamato nella liturgia cristiana, l'Eucarestia, che ripete l'offerta di Cristo, accolta da chi la prende in sé, è qui vissuta nella sua pienezza di equilibrio, congiunzione di opposti, e fonte di straordinaria energia. Ma anche di fortissimo impegno, a sua volta produttore di forza: Sacramento immutabile di amore e disciplina.[...] Non c'è nulla di implicito o segreto nella croce: è quello che è o non è. Anche i chiodi che attraversano la carne e la fissano al legno sono determinanti. Tutto sta accadendo sulla croce, ma il crocefisso è immobile, a essa inchiodato da questo penetrante strumento di fedeltà. Per non sdoppiarsi, è necessario essere fedeli. [...] Il sacrificio della croce ti consente, anche grazie a essi, questa fedeltà e questo sviluppo. In te tutto cambia, grazie alla croce. E tu sei lì, grato e fedele. Come le donne e Giovanni, sotto di essa.