Nel Regno Unito la proposta del governo è di innalzare gli assegni del 10%. Da noi si dibatte su come evitare ritorno della Fornero e mazzata sul potere d’acquisto. Dal 2023 riparte l’indicizzazione, ma in percentuale inferiore al bisogno: sarebbe troppo oneroso.
Nel Regno Unito la proposta del governo è di innalzare gli assegni del 10%. Da noi si dibatte su come evitare ritorno della Fornero e mazzata sul potere d’acquisto. Dal 2023 riparte l’indicizzazione, ma in percentuale inferiore al bisogno: sarebbe troppo oneroso.Mentre in Inghilterra il cancelliere dello Schacchiere, ovvero il ministro delle Finanze, Rishi Sunak, propone di alzare le pensioni del 10% per contrastare l’inflazione, in Italia impazza il dibattito su come evitare che a partire dal 2023, oltre al ritorno della legge Fornero, arrivi anche una mazzata dovuta all’inflazione galoppante. Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha ribadito che il suo partito è per «quota 41». Come ha spiegato l’ex vicepremier, «il primo gennaio dell’anno prossimo, se il Parlamento non fa niente, torna in vigore la maledetta legge Fornero, maledetta la legge, non la Fornero che significherebbe cinque anni in più di lavoro», ha detto intervistato a Telelombardia. «La nostra proposta sulle pensioni, ragionando coi numeri, è quota 41. Dopo 41 anni di fabbrica, di negozio, di tram, di ospedale, puoi scegliere se andare in pensione: l'età media in Europa per andare in pensione è di 35 anni», ha aggiunto, «con questo arriveremo a 41, i sindacati sono d’accordo, qualcuno nel Pd dice no: 41 di lavoro sono tanta roba, anche perché con i contratti di oggi con i contratti precari mettere insieme tanti anni di contributi non è facile», ha concluso. Il vero tema, però, è capire come contrastare anche in Italia l’inflazione che sta mangiando potere d’acquisto ai pensionati italiani, di certo già non troppo fortunati quando si parla di assegno pensionistico. La speranza di compensare il costo della vita che cresce a dismisura sta tutto nella perequazione automatica delle pensioni, sistema che in Italia ha avuto in iter a dir poco altalenante. «All’interno del nostro ordinamento c’è già una forma di indicizzazione delle pensioni», dice Emmanuele Massagli, presidente di Adapt, l’associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali fondata nel 2000 da Marco Biagi. «Si tratta di un meccanismo che sfugge a molti italiani perché, a partire dalla legge Fornero in poi, è stato sostanzialmente quasi sempre bloccato. Il sistema prevede che l’Inps calcoli la percentuale di variazione aggiornato al costo della vita che vale per l’anno di riferimento. L’aumento percentuale scende con l’aumentare dell’assegno pensionistico».Sino al 31 dicembre 2011 la perequazione era suddivisa in tre fasce e l’adeguamento veniva concesso al 100% per le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo (poco più di 500 euro al mese); scendeva al 90% per le fasce di importo comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo; e ancora calava al 75% per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo.Dal 2012, però, è stato disposto il blocco dell’indicizzazione nei confronti delle pensioni che erano di importo superiore a tre volte il trattamento minimo Inps. Dal 2014 al 2018, poi, si è passati, poi, al sistema degli scaglioni, cinque in tutto. Nel frattempo, la Consulta ha dichiarato incostituzionale il blocco biennale previsto dalla legge Fornero sui trattamenti superiori a 3 volte il minimo.A partire dal 2019, poi, la legge cambia ancora. Viene rivisto tutto il meccanismo di compensazione dell’inflazione. Un’altra modifica è stata portata avanti anche per il biennio 2020-2021.Solo a partire del 2022 vengono introdotti criteri più favorevoli ripristinando la rivalutazione per scaglioni d’importo, sistema che assicura ai pensionati incrementi migliori.Il problema è che quest’anno l’inflazione sta correndo più del dovuto e per il 2023 l’aumento che spetta potrebbe essere molto oneroso. «Quest’anno, per contrastare l’aumento del costo della vita del 2021, era stato calcolato un aumento dell’1,7%», spiega Massagli. «Ora, dovremo vedere cosa comunicherà il ministero nel 2023 come adeguamento 2022. Il rischio è che si tratti di una percentuale altissima che si tramuterà in un grande costo per lo Stato. Inoltre, non credo che si potrebbe compensare tutto l’aumento inflattivo di quest’anno, sarebbe una spesa altissima per lo Stato». Proprio in fatto di pensioni, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha fatto una stima di quanto potrebbe costare nel 2023 la perequazione automatica legata all’inflazione. La spesa previdenziale con il costo della vita in crescita di circa il 7%, potrebbe salire nel prossimo triennio di 5,7 miliardi nel 2023, 11,2 miliardi nel 2024 e 15,2 miliardi nel 2025.Ora il governo ha una sfida importante davanti a sé. Il prossimo anno l’esecutivo potrebbe dover mettere mano al sistema della perequazione per offrire a più persone possibile un adeguamento sostenibile del costo della vita. D’altronde in Italia ci sono 20 milioni di pensionati su un totale di 22,8 che prendono meno di 2.000 al mese di pensione. Inoltre, dopo il danno, la beffa. «La perequazione delle pensioni, a sua volta, è un processo che contribuisce a far salire l’inflazione perché aiuta il potere d’acquisto dei pensionati», dice Massagli. «Per questo motivo la perequazione delle pensioni in Italia non può essere automatica ma va calcolata dal governo di anno in anno».
Marco Furfaro (Imagoeconomica)
L’onorevole, incalzato dalla «Verità» dopo un post in cui si vantava di opporsi ai provvedimenti di sgombero: «Cerco di far dialogare i proprietari con chi ha perso il lavoro o ha spese impreviste. Aiuto molti anziani».
L’onorevole blocca sfratti risponde al nome di Marco Furfaro, giovane parlamentare del Pd, volto nuovo del partito e frequentatore abituale dei talk show televisivi. Una sua risposta su X a un utente che lo incalzava sulla legge elettorale ci ha incuriosito: «Penso», scrive Furfaro, «che questo Paese abbia tanti di quei problemi che metterci a discutere per un anno intero di legge elettorale sia da privilegiati. Io passo il mio tempo a bloccare sfratti, aiutare le persone che non riescono ad accedere alle cure, precari che non hanno più il lavoro».
Antonio Laudati (Ansa). Nel riquadro, Pasquale Striano
Giuliano Foschini in chat si lagna col capo delle Fiamme gialle per i buchi presi. E ipotizza che ci sia lo zampino dell’odiato pm Antonio Laudati.
«Il metodo Repubblica», quello del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, lo ha già brillantemente sunteggiato nel 2018 un ex redattore dello stesso giornale, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: «Per loro le notizie non sono tutte uguali né si misurano dalla loro importanza. Ma dal loro colore, cioè dalla convenienza o sconvenienza per la Causa», che consiste nel sostenere «il partito o la corrente o il leader che in quel momento essi, o meglio i loro editori, hanno investito della sacra missione di governarci».
Rachel Reeves
In Uk le imposte aumentano di 26 miliardi. Rachel Reeves: «Ogni macchina usura le strade».
Seconda parte dell'intervista a Barbara Agosti, chef di Eggs, la regina delle uova che prepara in ogni modo con immensa creatività.






