2020-04-13
La nuova presidenza di Confindustria appesa a 14 indecisi
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Marco Bonometti e Carlo Bonomi (Ansa)
Carlo Bonomi e Licia Mattioli sono a una manciata di voti di distanza. Sul presidente di Assolombarda pesano le polemiche interne agli industriali lombardi per l'emergenza coronavirus, con gli screzi tra Stefano Scaglia e Marco Bonometti su Bergamo. Ora la prova del voto online.A tre giorni dalla votazione online per il nuovo presidente di Confindustria la partita in viale dell'Astronomia sembra più aperta che mai. In piena emergenza sanitaria il presidente Vincenzo Boccia ha deciso di tirare dritto e convocare comunque il consiglio generale dei 184, che dopo una registrazione su una piattaforma digitale daranno la loro preferenza a Carlo Bonomi o Licia Mattioli: domani ci sarà la prova generale sul funzionamento della votazione. Come già anticipato dalla Verità la distanza tra i due sarebbe di 6 voti. Il numero uno di Assolombarda sarebbe stabile intorno agli 88 consensi, la vicepresidente del Piemonte a 82, con ancora 14 indecisi. C'è chi sostiene che le distanze siano ancora più corte. I due candidati alla presidenza sono ormai quasi alla pari, entrambi attorno alle 85 preferenze con una quindicina di incerti che dovranno essere convinti da chi mostrerà più leadership in questi giorni. Insomma circa una ventina di indecisi sceglieranno il sostituto di Boccia. Si tratta di uno scenario diverso da quello prospettato dai saggi di Confindustria solo un mese fa, con un calo importante del consenso per Bonomi dovuto in gran parte anche alle polemiche intorno alla gestione dell'emergenza in Lombardia. Più di un mese fa proprio i saggi avevano ricordato i tentativi e le pressioni per far desistere Mattioli dalla corsa, ma ora non è detto che lo ripeterebbero, perché la situazione sembra essere molto cambiata. L'emergenza covid 19 ha creato non poche fratture nella classe degli industriali lombardi. Il modello Assolombarda, come il modello Milano di Beppe Sala, appare un po' offuscato dall'elevato numero di contagi e di morti che ogni giorno vengono letti durante il bollettino della protezione civile e della regione. Ma più di ogni altra cosa pesano le polemiche sulla mancata creazione di una zona rossa nella bergamasca. A molti industriali non sono piaciute le polemiche intorno al presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. C'è malessere intorno alle sua prese di posizione nell'ultimo mese. Lo storico sostenitore di Bonomi viene accusato da più parti di aver danneggiato la reputazione pubblica dell'intera Confindustria, letteralmente "bombardata" negli ultimi giorni da polemiche e attacchi. E da questa situazione non sembra uscirne bene neppure Bonomi, considerato un uomo di finanza più che di industria. Basti pensare che Bergamo e Brescia, se non fosse per la generosa voce del Presidente delle imprese bresciane Giuseppe Pasini, sono state lasciate completamente sole. In sostanza, si domandano in viale dell'Astronomia, se Assolombarda non riesce ad occuparsi delle territoriali come farà a gestire l'Italia? Anche Bergamo, tramite Stefano Scaglia, ha replicato nei giorni scorsi proprio a Bonometti, in seguito a un'intervista sul giornale online Tpi, spiegando di non essere mai stato a conoscenza, «della riunione menzionata nell'intervista al presidente Bonometti pubblicata su Tpi in data 8 aprile e ribadisco che Confindustria Bergamo non ha mai fatto alcune pressione per evitare la zona rossa». E nel frattempo i settori della ceramica, dell'acciaio e delle costruzioni di Emilia Romagna e Veneto si sentono colpiti più degli altri dalla crisi e dallo stop indiscriminato del Governo, e guardano alla classe dirigente lombarda come quella che, forse per eccesso di zelo, ha fatto ancora più danno in una situazione già difficile.
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