2021-01-22
L’indagine calabrese spiazza Giuseppi. La caccia ai responsabili si complica
Lorenzo Cesa (S.Laporta/Getty Images)
I grillini pongono il veto sui centristi in maggioranza: «Non è più possibile trattare».Tanto per cambiare, sull'evoluzione del quadro politico piomba la magistratura. L'indagine che vede coinvolto il segretario (dimissionario) dell'Udc, Lorenzo Cesa, è al centro delle riflessioni dei protagonisti del tentativo di allargare la maggioranza che sostiene Giuseppe Conte. Le chiavi di lettura di quanto accaduto sono due, diametralmente opposte. La prima è quella che l'inchiesta rende l'Udc nel suo insieme un partito «non potabile» per la maggioranza. È quanto afferma chiaramente il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «In queste ore», scrive Di Maio su Facebook, «siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza ma con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato, ora mi sento di dire che mai il M5s potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi. È evidente», aggiunge Di Maio, «che questo consolidamento del governo non potrà dunque avvenire a scapito della questione morale, dei valori che abbiamo sempre difeso e che sono fondanti del progetto M5s». «Chi ha condanne sulle spalle e indagini per reati gravi», sottolinea all'Ansa Alessandro Di Battista, «perché Cesa non è certo indagato per diffamazione, non può essere un interlocutore». Totalmente opposta la lettura che viene fatta da esponenti del centrodestra, secondo i quali, invece, senza Cesa sarà più facile per i senatori dell'Udc avvicinarsi all'area di governo. «Cesa», dice alla Verità un senatore di Forza Italia, «era sicuramente l'esponente dell'Udc più solidamente ancorato al centrodestra. Ora che su di lui si è abbattuta questa tegola giudiziaria, i tre senatori saranno più liberi di trattare il loro ingresso in maggioranza». Chi ha ragione? Non si sa. I senatori Udc, Paola Binetti, Antonio Saccone e Antonio De Poli, con una nota congiunta esprimono «piena e totale solidarietà al nostro segretario nazionale, Lorenzo Cesa. Siamo scossi. E siamo certi che potrà dimostrare la sua totale estraneità. Confidiamo nell'operato della magistratura», aggiungono, «nell'auspicio che si possa fare chiarezza quanto prima». Una bella grana per Giuseppe Conte, perché comunque evolva la situazione, il simbolo dell'Udc non è più spendibile per formare la famosa quarta gamba della maggioranza. Tra l'altro, le parole di Di Maio e Di Battista lasciano intendere che il dialogo è impossibile anche con i parlamentari dell'Udc. La confusione sotto lo scudo crociato regna sovrana. Il premier Giuseppe Conte confidava di portare dalla sua parte almeno due senatori dell'Udc, e addirittura la Binetti veniva considerata come un possibile ministro in caso di un successo dell'operazione. Con l'inchiesta che si è abbattuta su Cesa, la situazione può considerarsi azzerata: per poter riannodare i fili di un eventuale dialogo con la pseudo maggioranza, i senatori dovrebbero lasciare il partito, ma è evidente che non lo faranno. Resteranno così in mezzo al guado, all'opposizione, ma non è per nulla scontato che altri partiti del centrodestra si accolleranno la loro ricandidatura in caso di elezioni anticipate.+ Il corteggiamento politico nei confronti di Binetti, Saccone e De Poli dunque si interrompe bruscamente, traumaticamente e forse definitivamente. Per Conte un incidente di percorso che potrebbe sancire il naufragio completo della battuta di caccia al costruttore che sta caratterizzando questa delicatissima fase della politica italiana. Nelle prossime ore capiremo se i tre senatori dell'Udc sono da considerarsi fuori da tutti i giochi.