2025-03-28
Inculcano i dogmi green fin dall’asilo e poi strillano: «Bimbi con l’ecoansia»
Il report presentato ieri in Senato da Simona Malpezzi (Pd) avvisa che il 95% dei piccoli tra i 5 e gli 11 anni è preoccupato per il pianeta. Dati ovvi, vista la propaganda costante, che fa comodo alla narrazione degli ultrà ambientalisti.Prendete una statistica che da un anno all’altro non cambia i risultati di una virgola e poi chiedetevi se siete di fronte a un’opinione granitica oppure se siamo tornati ai tempi del Pci, quando cambiare idea a sinistra era reato. Ieri al Senato, su iniziativa della senatrice, Simona Malpezzi, di strettissima ordinanza Pd, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, sono stati presentati i risultati dello studio «Ecoansia e nuove generazioni» promosso da Sanpellegrino e ScuolAttiva Onlus con la supervisione scientifica dell’Università di Pavia, da cui si evince che «In Italia il 95% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni è preoccupato per il futuro della Terra e il 40% ha fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico o sull’ambiente in pericolo». Ieri era il 27 marzo del 2025. Però l’11 giugno 2024 un bel po’ di quotidiani e di agenzie - dall’Avvenire al Sir, fino a Sanità informazione e Repubblica - scrissero: «Il 95% tra bambine e bambini intervistati è preoccupato per il futuro dell’ambiente e più di uno su tre (40%) riferisce di aver fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico o sull’ambiente in pericolo». I ricercatori sono gli stessi, la platea è sempre di circa 1.000 bambini (anche se ieri non è stato chiarito) e delle due l’una: o la ricerca è sempre la stessa presentata come nuova oppure le giovanissime coscienze sono marchiate a fuoco da questa terra che agonizza per colpa di genitori e nonni che assomigliano a Gru, il protagonista di Cattivissimo me uno dei più fortunati cartoni della Universal che ha come collaboratori i minions. L’Unicef, per esempio, il 9 ottobre scorso ci faceva sapere che «secondo dati Istat in Italia il 70,3% dei giovani tra i 14 e i 19 anni si dice preoccupato per i cambiamenti climatici». Sempre l’Istat - lo studio è del 2024 - ci dice che tra gli adulti i preoccupati sono il 58,1% del campione: tanti, ma non quasi tutti come fra i bambini. Ai quali forse, se si raccontano favole orientate, restano impressi dei condizionamenti. Forse cresce l’età e cala la preoccupazione perché aumenta la consapevolezza e l’autonomia di pensiero. In Italia c’è stato un grande dibattito attorno al «Metodo Foti» di Claudio Foti, protagonista del caso Bibbiano, che procedeva con i bambini attraverso il «disvelamento progressivo». Non è il caso di questa ricerca, ma viene da pensare che i bimbi atterriti dai mostri verdi - però Shrek, l’orco verde della DreamWorks, è amatissimo dai più piccoli - forse sono stati condizionati da racconti, immagini, suggestioni. La ricerca però garantisce d’essere «unica nel panorama scientifico internazionale» e fa emergere che «nonostante il 95,6% del campione si senta responsabile, il 97,2% è convinto che il proprio impegno possa apportare un cambiamento significativo e fare la differenza». La senatrice del Pd Simona Malpezzi pensa che «questo studio abbia due pregi: toccare un argomento mai affrontato prima e in qualche modo sottovalutato; offrire delle possibili risposte metodologiche per affrontare il tema nelle classi non gravando ulteriormente sugli insegnanti. L’ecoansia esiste». Serena Barello, UniPavia sostiene che «i dati mostrano come i bambini in età scolare abbiano sviluppato una consapevolezza significativa riguardo al cambiamento climatico, un aspetto che, dal punto di vista della psicologia della salute, merita particolare attenzione». Aggiunge il suo collega Livio Provenzi: «Questi risultati ci impongono una riflessione sulla necessità di ripensare le strategie educative». Simona Fassone, di ScuolaAttiva, ribadisce: «L’ecoansia nei bambini è un segnale che non possiamo e non vogliamo ignorare». E ha un alleato forte: la Sanpellegrino. Fabiana Marchini, manager del gruppo, commenta: «Siamo lieti di avere contribuito a stimolare il dibattito sull’ecoansia nelle sedi parlamentari. Questo studio è parte di un progetto più grande, “A Scuola di Acqua: sete di futuro”». Annuncia perciò che sosterrà la sperimentazione di un modello educativo nelle scuole primarie a San Giorgio in Bosco e Cepina Valdisotto - ci sono stabilimenti Sanpellegrino - capace di «aiutare i più piccoli a gestire preoccupazione, tristezza e rabbia che provano pensando al futuro del Pianeta». Anche 500 insegnanti intervistati, a dire dei ricercatori, sono più pessimisti dei piccoli alunni. La Sanpellegrino fa parte del gruppo Nestlé - colosso della nutrizione: va dalla carne sintetica, agli integratori, alle merendine zuccherose e si definisce una Health Company - e di certo ha interesse a tenere alto l’allarme ambientale. Col Green deal europeo che ha mostrato tutte le sue contraddizioni, forse è utile rilanciare una ricerca, anche se stranota. Magari evocando i pionieri dell’ambiente - erano i bambini del vecchio Pci educati al socialismo - o i balilla verdi visto che, a sentire la sinistra, è tornato il fascismo. L’ansia pedo-ambientale però, se supportata da dati stantii, pare la finestra di Overton: ripetere ossessivamente un allarme per farlo diventare accettabile. È un giochetto da bambini.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
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