2024-09-17
«Insegnatemi come si fermano gli sbarchi»
Il premier britannico laburista Keir Starmer insieme al presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Ansa)
Incontro Meloni-Starmer a Roma. Il premier inglese cerca ispirazione nel modello italiano. Palazzo Chigi: «Cooperazione contro i trafficanti». Giorgia Meloni rilancia pure il patto con l’Albania: «Esplorare soluzioni nuove». Matteo Piantedosi: centri pronti a ottobre.Il copresidente di Ecr, Nicola Procaccini: «I media inglesi mi chiedono dei nostri successi sui migranti».Lo speciale contiene due articoliSi attendeva da qualche giorno e si è dimostrata un successo la visita a Roma del premier inglese, Keir Starmer, accolto dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il viaggio aveva l’obiettivo di approfondire le politiche migratorie intraprese dall’Italia, un modello di successo secondo molti in Europa. Persino secondo i laburisti del premier inglese. Il colloquio tra i due, il terzo dopo Oxford e dopo New York, si è tenuto senza collaboratori e segue quello che l’inquilino di Downing Street ha tenuto con il presidente americano, Joe Biden. Tra Meloni e Starmer, un faccia a faccia lungo nella splendida Villa Doria Pamphilj, al termine del quale i due si sono concessi una passeggiata, prima del pranzo di lavoro. Poi, una dichiarazione congiunta «che conferma l’ambizione di entrambi i capi di governo a continuare a rafforzare e approfondire il partenariato strategico tra le due nazioni in ogni ambito di comune interesse». Lo fa sapere Palazzo Chigi, evidenziando che «nel corso dei colloqui particolare attenzione è stata dedicata al contrasto della migrazione irregolare. I due leader intendono rafforzare la cooperazione nella lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, con particolare attenzione alla dimensione giudiziaria, nonché nel partenariato con gli Stati di origine e di transito, proseguendo nel solco della collaborazione avviata nell’ambito del Processo di Roma, in particolare in materia di rimpatri volontari assistiti. Hanno riconosciuto che il rafforzamento del coordinamento con i partner internazionali, anche attraverso laddove possibile Interpol e Europol, è essenziale per massimizzare gli sforzi». Il modello Meloni funziona e anche i Paesi guidati dalla sinistra vogliono toccare con mano e capire meglio in cosa consista. I due leader hanno tenuto una conferenza stampa nel primo pomeriggio, ribadendo che il fenomeno migratorio è un fenomeno che interessa tutto il continente europeo. «Con il primo ministro Starmer», ha spiegato Meloni, «siamo d’accordo che la prima cosa da fare sia intensificare la lotta al traffico di esseri umani». L’obiettivo per i due è «intensificare la cooperazione» a ogni livello. Meloni cita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino quando, con riferimento alla lotta contro la mafia, dissero «follow the money». Il presidente del Consiglio sostiene che per sconfiggere il fenomeno degli scafisti è necessario proprio seguire il flusso di denaro che li mobilita e li alimenta. Meloni ha ribadito che Italia e Regno Unito sono «d’accordo sul fatto che non bisogna avere timore a esplorare soluzioni nuove. Abbiamo parlato del protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico ha posto molta attenzione e abbiamo offerto elementi per comprendere meglio questo meccanismo». In particolare, sul patto con Tirana, il presidente del Consiglio ha ricordato che «stiamo lavorando a questo progetto con estrema serietà, richiederà ancora qualche settimana perché sia perfetto, avrei preferito che iniziasse prima ma abbiamo gli occhi del mondo puntati su questa iniziativa, se serve qualche giorno in più non mi dispiace». Giorgia Meloni ha poi aggiunto: «Il modello che il governo italiano ha immaginato, di centri per processare le richieste di asilo sotto giurisdizione italiana ed europea in un Paese straniero, non era stato sperimentato: se funziona e io credo funzioni, tutti capiscono che c’è una chiave di volta anche per l’elemento di deterrenza ad affidarsi ai criminali». Prima dell’incontro con Meloni, al mattino, nella sua visita al centro di coordinamento per l’immigrazione a Roma, fatta con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il premier inglese aveva detto: «c’è l’intento comune di lavorare insieme contro questo vile commercio di spingere le persone oltre i confini. Qui - ha detto Starmer - ci sono state delle riduzioni piuttosto drastiche. Quindi voglio capire come è successo. Sembra che ciò sia dovuto al lavoro a monte svolto in alcuni dei Paesi da cui provengono le persone. Credo da tempo che impedire alle persone di viaggiare sia uno dei modi migliori per affrontare il problema». Insomma nonostante il cambio di guida nel Regno Unito, le politiche del neogoverno laburista non distano molto da quelle del premier uscente conservatore Rishi Sunak criticato aspramente quando i laburisti si trovavano all’opposizione. Starmer eletto a luglio ha promesso infatti di fare della lotta ai migranti irregolari una priorità della sua agenda. Insomma si potrebbe dire quasi che Meloni è riuscita a mettere d’accordo tutti, destra e sinistra, semplicemente con la bontà del suo operato, convincendo con numeri e fatti il successo della sua strategia. Piantedosi proprio ieri ha previsto per ottobre l’avvio degli hotspot albanesi per i quali dice di «temere ricorsi». Non solo immigrazione sul tavolo dell’incontro tra Starmer e Meloni. «È stata anche passata in rassegna la profondità delle relazioni bilaterali economiche, culturali, scientifiche, nell’ambito dell’innovazione e degli scambi giovanili e l’intenzione di fare di più in tutti i settori, con particolare soddisfazione per le nuove decisioni di investimento annunciate oggi a margine della visita», fanno sapere sempre da Palazzo Chigi. È chiaro che la visita ha un significato che va oltre la semplice dichiarazione congiunta. Rappresenta un riconoscimento importante per l’operato di questo esecutivo, da parte di un governo di sinistra, peraltro di un Paese importante come il Regno Unito. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/incontro-meloni-starmer-migranti-accordi-2669219075.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ormai-ci-imita-persino-il-paese-che-ha-mandato-nellue-la-rackete" data-post-id="2669219075" data-published-at="1726570355" data-use-pagination="False"> «Ormai ci imita persino il Paese che ha mandato nell’Ue la Rackete» «Le notizie del giorno sono due: è una è la visita del premier inglese Keir Starmer a Roma, l’altra è l’entrata in vigore oggi della nuova legge sulle frontiere tedesche». È Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, a ricordare che i governi di Uk e Germania, entrambi di sinistra, si apprestano ad applicare una stretta sui migranti. «Proprio i tedeschi, che hanno addirittura eletto Carola Rackete al Parlamento europeo, fino a poco tempo fa attaccavano l’Italia e chiedevano le frontiere aperte, mentre oggi si ritrovano a chiudere le frontiere interne». Che importanza ha l’incontro Starmer-Meloni? «Il premier inglese viene a esprimere ammirazione e a conoscere meglio la strategia di Giorgia Meloni. Ieri ho risposto a moltissimi media inglesi e tutti parlavano del successo delle politiche migratorie italiane. Insistono molto sull’Albania, ma è solo uno dei tasselli di un piano fatto di leggi più severe contro gli scafisti, accordi di collaborazione con i Paesi di origine e transito come Tunisia ed Egitto, ripristino dei rapporti con la Libia. Anche i decreti flussi hanno fatto la loro parte perché il modello italiano è pragmatico: Meloni sa che una quota di immigrazione legale e formata è necessaria in tutta Europa. L’obiettivo quindi è sempre stato quello di contrastare la migrazione massiva, il business degli scafisti, non le migrazioni in assoluto». La nuova Europa insegue il modello Meloni? «Il modello Meloni non soltanto si è rivelato efficace, ma se anzi fosse stato adottato prima in Europa, avrebbe evitato il cortocircuito di Paesi come la Germania che oggi decide di chiudere le frontiere interne di fatto tradendo lo spirito di Schengen. Ma era inevitabile perché anni di frontiere esterne europee aperte hanno fatto arrivare in Germania moltissimi immigrati irregolari. Per altro ricordo che quando è stato approvato il nuovo Patto sulla migrazione, al Parlamento europeo è stato votato dai 4/5; gli unici a votare contro sono stati il gruppo del leader ungherese Viktor Orbán, il partito tedesco di Afd e il Pd. Sono in totale confusione. La sinistra italiana pur di andare contro Meloni finisce in una sorta di cortocircuito ideologico». Il caso Salvini può essere considerato un attacco a Meloni di una sinistra che reagisce al suo modello vincente in tema di migrazioni? «Quello a Salvini è un processo politico. Un caso identico a quello della nave Diciotti. Il Parlamento votò contro, ma poi cadde il governo gialloblù. Passarono 15 giorni e lo stesso Parlamento votò a favore. Che sia un caso politico è nei fatti. Purtroppo c’è una parte della magistratura che si presta a questa lotta politica. Le leggi che il laburista Starmer è venuto ad ammirare da vicino sono le stesse che giudici come la Apostolico e altri, non considerandole legittime sul piano politico, combattono usando uno strumento giudiziario. Questa è un’evidente violazione dello Stato di diritto». Sono giorni di grande fermento per la nomina di Raffaele Fitto a commissario per l’Economia, con carica di vicepresidente esecutivo. Anche su questo i socialisti europei sono spaccati? «Negli ultimi giorni i socialisti, usciti indeboliti dalle urne e con soli cinque commissari nel prossimo esecutivo, hanno cercato di alzare il prezzo con Ursula von der Leyen su varie questioni. In realtà, per il tipo di procedura prevista, se anche volessero davvero ostacolare Fitto difficilmente ci riuscirebbero. In questi giorni ho letto varie dichiarazioni di colleghi del Pd, ma ora a noi non interessa fare polemica. Anzi, ci auguriamo che anche il Pd possa convergere su Fitto, proprio come il nostro gruppo parlamentare fece cinque anni fa su Paolo Gentiloni. Sarebbe un bel segnale di coesione nazionale da parte delle forze politiche italiane».