2024-04-16
«Truffa da otto milioni sui fondi Ue». Sotto inchiesta assessore di Decaro
Antonio Decaro. Nel riquadro, Alessandro D'Adamo (Ansa)
Il sindaco di Bari ha revocato la delega al responsabile comunale del Bilancio, D’Adamo, perquisito per un presunto raggiro sulla formazione. Il politico è collegato agli indagati Pisicchio e Maurodinoia.L’ex magistrato Nicola Colaianni, reclutato da Vendola, era sgradito a Giuseppi. La Schlein: «Basta liti da condominio, il Pd vuole rispetto».Lo speciale contiene due articoli.La regia della quarta puntata della saga giudiziaria sul cerchio magico dem pugliese questa volta non è firmata dalla Procura di Bari ma dall’European public prosecutor’s office, ovvero l’ufficio dei pm europei. Alessandro D’Adamo, uno degli uomini più vicini al sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro, assessore al Bilancio, è stato perquisito per una ipotizzata truffa da 8,8 milioni di euro sull’impiego dei fondi europei del programma Garanzia giovani, un piano ricco di misure per contrastare la disoccupazione giovanile. La vicenda che riguarda l’assessore e che preoccupa non poco Decaro (costretto ieri a revocare la delega in tutta fretta dopo la notifica del decreto di perquisizione) coinvolge anche la sorella di D’Adamo, Annalisa, e il cognato Danilo Cicchetti. Al centro degli interessi investigativi ci sono tre enti di formazione: Kronos, Sinergia e Kronos due. L’ipotesi della Guardia di finanza è questa: attraverso gli enti di formazione (professionale, di istruzione, di contrasto alla disoccupazione e dell’inserimento nel mondo dei giovani) sarebbero stati ottenuti fondi europei non dovuti a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti. La maggior parte dei corsi, secondo l’accusa, non si sarebbe materialmente svolta. E per cercare i primi riscontri gli investigatori si sono presentati nelle sedi dei tre enti, a Bari, a Lecce e ad Andria.I fatti contestati sarebbero stati commessi tra il 2019 e il 2022. L’indagine, che appare subito come scollegata dalle altre tre che hanno terremotato la Puglia (quella sui presunti intrecci tra mafia e politica nella municipale barese dei trasporti, quella sull’ex assessore regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, Lady preferenze, e suo marito Sandro Cataldo sulla compravendita di voti, e quella sullo scambio politico elettorale che ha portato agli arresti domiciliari l’ex assessore Alfonso Pisicchio), in realtà, però, non lo è. D’Adamo a livello politico sembra un anello di congiunzione con Maurodinoia e Pisicchio. Già al momento della nomina di D’Adamo, nel 2017, un deputato pugliese di Realtà Italia, Antonio Distaso, esprimendo non poche riserve sulla scelta di Decaro, svelò: «La nomina del nuovo assessore rappresenta un tributo che Decaro ha dovuto pagare al gruppo Pisicchio-Maurodinoia». Pisicchio, fondatore e animatore di due movimenti, Iniziativa democratica e Senso civico per la Puglia, stando alle indagini avrebbe creato un sistema ben oliato per incamerare dalle aziende che avrebbe aiutato a ottenere appalti pubblici assunzioni in cambio di voti. E anche Maurodinoia, ricostruiscono gli inquirenti, sarebbe stata un grande collettore di voti, grazie a suo marito Cataldo (che avrebbe comprato voti al prezzo di 50 euro per elettore per le amministrative di Bari del 2019, per quelle di Grumo Appula del 2020, di Triggiano del 2021 e per le elezioni regionali del 2020) e al suo movimento civico il Sud al Centro. Due ingranaggi non di poco conto del grande sistema elettorale che ruota attorno a Emiliano e Decaro. Furono proprio Iniziativa Democratica e Sud al Centro (unico movimento della coalizione che fino a quel momento non aveva ottenuto alcun rappresentante nella giunta comunale) a indicare D’Adamo come componente della giunta Decaro. Alla firma del decreto di nomina, infatti, ad accompagnare il novello assessore c’erano proprio i due padrini politici. E D’Adamo, consulente aziendale, è poi stato confermato nel 2019 nel ruolo di assessore al Bilancio e ai tributi. Proprio per i tributi, coincidenza, è finita al centro dell’inchiesta su Pisicchio una società, la Golem srl, che ha vinto una delle gare ritenute «contaminate» dalla Procura, quella da oltre 5 milioni di euro per la riscossione delle tasse del Comune di Bari. Distaso, inoltre, sempre nel 2017 valutò la scelta della delega a D’Adamo come un «segno di una debolezza del sindaco rispetto alle rivendicazioni dei singoli partiti». E vestendosi da Cassandra spiegò: «L’esigenza di una macchina amministrativa efficiente passa in secondo piano di fronte agli interessi personali. Questa amministrazione è sempre più ripiegata su piccoli affari di bottega e sempre meno attenta alle complesse esigenze proprie di una grande città». E ora che il mondo che Decaro ed Emiliano propagandavano come fatato si scopre essere in realtà stregato, il sindaco si affanna ad affermare: «L’esercizio di importanti funzioni pubbliche quali quelle di assessore deve essere privo di qualsiasi sospetto. È un dovere nei confronti dei cittadini e consente agli interessati di potersi difendere liberamente». Ma il cerchio magico non smette di tremare. Oggi è fissato l’interrogatorio di garanzia dei fratelli Alfonso e Vincenzo Pisicchio. Entrambi incontreranno il Gip di Bari Ilaria Casu, la toga che li ha privati della libertà obbligandoli ai domiciliari. Le questioni legate alla presunta gestione del potere politico in maniera clientelare e all’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti si presentano come quelle più spinose da affrontare a livello giudiziario (mentre a livello politico vengono considerate come le più preoccupanti, perché, se l’ex assessore dovesse decidere di parlare l’indagine potrebbe allargarsi). Ma resta da chiarire anche tutto il retroscena delle dimissioni a orologeria di Pisicchio dall’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione solo poche ore prima della notifica dell’ordinanza, che è apparso come un estremo tentativo di far venire meno le esigenze cautelari.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/inchiesta-bari-decaro-2667781334.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="conte-il-tagliateste-ne-fa-fuori-un-altro-colaianni-si-ritira" data-post-id="2667781334" data-published-at="1713262684" data-use-pagination="False"> Conte il tagliateste ne fa fuori un altro: Colaianni si ritira «Veramente sono stufo di leggere che il M5s vuole prendere un punto in più del Pd. Annuncio che se alle Europee supereremo il Pd non farò valere questo come motivo di leadership nei confronti del Pd. Quindi il mondo del Pd si rilassi d’ora in poi»: parole, quelle pronunciate ieri da Giuseppe Conte, alle quali non crede nessuno, a partire dallo stesso Conte. Parole che confermano anzi che man mano che si avvicina la data delle Europee, l’8 e il 9 giugno, la vivacità propagandistica di Giuseppi è destinata ad aumentare giorno dopo giorno. La vicenda di Bari è emblematica, e guarda caso le comunali nel capoluogo pugliese sono accorpate alle Europee: pure il 78enne ex magistrato Nicola Colaianni, che aveva dato la sua disponibilità a candidarsi a sindaco per riunire il centrosinistra, si ritira dopo che Conte ha affossato l’ipotesi con un perentorio «non abbiamo ragione per accantonare la candidatura di Michele Laforgia a sindaco di Bari». Un giudizio severo, che ha convinto Colaianni a farsi da parte: «Sulla mia decisione», dice Colaianni a Un giorno da pecora, su Rai Radio Uno, «hanno pesato le parole di Giuseppe Conte e il rinvio della decisione da parte dei candidati locali. Sono stato contattato giovedì sera da Nichi Vendola e abbiamo superato le obiezioni che io facevo. Per me si trattava di rientrare nella politica attiva dopo tanti anni. Mi ha detto che gli serviva la mia disponibilità per convincere le due parti e avevo accettato per spirito di servizio». Non si annoiano, a Bari: la squadra di calcio della città ha esonerato già tre allenatori, mentre il centrosinistra continua a rosolare candidati a sindaco. Il no a Colaianni di Conte scatena l’intervento a gamba tesa del deputato dem barese Marco Lacarra: «Le dichiarazioni di Conte», attacca Lacarra, «ci lasciano davvero esterrefatti. Nemmeno l’ex magistrato Nicola Colaianni, persona di grandi qualità umane e professionali e stimatissimo magistrato, sembra andare a genio all’ex premier. Si potrebbe serenamente pensare ad un particolare caso di schizofrenia politica se non fosse ormai chiaro che questo atteggiamento ondivago è studiato a tavolino per delegittimare il Partito democratico a livello locale e nazionale e trarre un profitto elettorale per il suo candidato. Dopo aver strumentalmente affossato le primarie, unico mezzo davvero democratico per lasciare che siano i cittadini a scegliere», affonda i colpi Lacarra, «Giuseppe Conte continua con il suo tiro al bersaglio su personalità di tutto rispetto che di certo non meritano questo trattamento. Sembra ormai palese che l’obiettivo di Conte non è individuare un candidato unitario e nemmeno favorire le condizioni per riunire l’elettorato progressista a Bari e nel paese ma, piuttosto, quello di assoggettare il Partito democratico ai suoi personali disegni politici». Conte, volpino, dice di non voler commentare la decisione del sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha tolto la delega all’assessore al Bilancio Alessandro D’Adamo, indagato per truffa sui fondi europei, finendo per commentarla pure duramente: «Ogni dichiarazione che faccio sulla Puglia», sottolinea Giuseppi, «viene strumentalizzata e mi dicono che sono opportunista. Io ho portato un patto per la legalità. Ora di fronte a quest’ultimo scandalo giudiziario non mi pronuncio». E la Schlein? «La nostra comunità è generosa», commenta la segretaria del Pd, in relazione agli attacchi di Conte, «ma esige rispetto, nessuno si azzardi a farne una macchietta prendendo problemi che ci sono e spalmandoli su tutto il Pd. Quando ci sono casi gravi, usiamo tutti gli strumenti per allontanare e punire chi sbaglia. Gli elettori sono stufi delle liti condominiali tra vicini, cercano un’alternativa chiara alla destra». Intanto, il condominio-Bari resta nel caos, con la prospettiva di due candidati a sindaco, Michele Laforgia che ha il sostegno del M5s e Vito Leccese per il Pd, sempre più concreta: «Vi sono troppe rigidità», dice Leccese a proposito del ritiro di Colaianni, «che impediscono una ricomposizione del centrosinistra barese. Intanto come purtroppo temevo, si è perso altro tempo e, inoltre, si è maltrattato un autorevole protagonista della nostra comunità. Farò il punto con i partiti e le forze che mi sostengono e chiederò che ci si concentri sulla campagna elettorale. Tuttavia, come mi ero impegnato a fare, incontrerò Michele Laforgia per un’ultima riflessione sul prosieguo». Laforgia, da parte sua, va avanti: «Ho appreso del ritiro della disponibilità generosamente espressa da Nicola Colaianni», argomenta il candidato sostenuto anche dal M5s, «al quale va tutta la mia solidarietà personale. Per parte mia, come ho detto e ripetuto anche a lui, avevo il mandato di tutte le forze politiche che hanno espresso e sostenuto la mia candidatura, di verificare le condizioni di un accordo unitario: condizioni che, secondo quanto dichiarato dallo stesso Colaianni, erano da lui condivise. Prendo atto che per altre ragioni oggi si dice che una composizione non è possibile e mi riservo, a questo punto, di valutare quello che farò dopo aver sentito, nelle prossime ore, Vito Leccese, la Convenzione per Bari 2024 e il M5s».
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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