2024-06-12
Ragazzina morta al Bambino Gesù: negata l’archiviazione a Locatelli
L'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma (Imagoeconomica)
Il giudice di Roma sentirà le dottoresse che seguirono Lisa Federico, deceduta nella corsia diretta dal prof dopo un trapianto di midollo da una donatrice incompatibile. L’ira del papà: «Lui doveva almeno vigilare».Il professor Franco Locatelli rimane indagato per omicidio colposo. Per una seconda volta, il gip del Tribunale di Roma, Francesca Ciranna, ha respinto la richiesta di archiviazione del procedimento nei confronti del direttore della Oncoematologia e terapia cellulare e genica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, nonché presidente del Consiglio superiore di sanità. Il pm Pietro Pollidori avrà sei mesi di tempo per svolgere ulteriori indagini e chiarire il coinvolgimento di Locatelli nelle scelte diagnostiche e terapeutiche che il 3 novembre 2020 provocarono la morte di Elisabetta «Lisa» Federico. Una ragazza di soli 17 anni, vittima di un trapianto sbagliato di midollo osseo all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il giudice Ciranna ancora una volta non è convinto delle motivazioni addotte dal sostituto procuratore di Roma, Pollidori, che già il 31 maggio del 2022 aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che dalle indagini non fossero «emersi sufficienti elementi per sostenere in concreto, in modo proficuo, ruoli effettivi» del luminare. I genitori di Lisa, il biologo Maurizio Federico e la soprintendente Margherita Eichberg, assieme al fratello della giovane, Federico Bogdan, si erano opposti evidenziando «l’incompletezza dell’attività investigativa posta in essere dall’ufficio» del procuratore. Il gip, il 23 gennaio 2023, aveva ordinato indagini suppletive sul ruolo svolto dal primario, già coordinatore del Cts. Pochi mesi dopo, il 12 maggio dello scorso anno, Pollidori insisteva che non c’erano elementi idonei a sostenere in giudizio l’accusa contro il professore, responsabile anche dell’unità di trapianto emopoietico e terapie cellulari (Tect) del Bambino Gesù. La richiesta di archiviazione, ripresentata dal pm, però è stata nuovamente respinta due giorni fa. Il giudice Ciranna ha accolto l’ulteriore opposizione dei familiari della povera ragazza e «ritiene di condividere quanto affermato», nell’atto che contrasta le valutazioni del pm, «in merito al permanere di un obbligo di controllo e indirizzo in capo alla figura del direttore di dipartimento», dove Lisa era morta. Nell’illustrare le ulteriori investigazioni necessarie e gli elementi di prova ignorati o mal interpretati dal pm Pollidori, gli avvocati Andrea Aiello e Francesco Bianchi, legali dei coniugi Federico e del fratello di Lisa, infatti sottolineavano: «La circostanza che il professor Locatelli non fosse informato delle vicende relative al trapianto di Elisabetta non è sufficiente a sollevarlo dalla responsabilità del tragico decesso, proprio perché […] avrebbe dovuto vigilare e coordinare, controllandone accuratamente gli esiti, ogni scelta diagnostica e terapeutica nell’esercizio delle sue funzioni di vigilanza, ancor più in una vicenda complessa come quella di Elisabetta Federico».Una ragazza «solare, travolgente con la sua voglia di vivere», ricordano i genitori che l’avevano adottata assieme al fratello in un orfanatrofio dell’Ucraina. All’età di 16 anni le era stata diagnosticata una citopenia refrattaria pediatrica, malattia benigna del sangue derivata da un alterato funzionamento del midollo osseo. Al Bambino Gesù decidono per il trapianto, ma la giovane muore dopo 18 giorni di dolori atroci, come documenta la corposa relazione della Ctu, la consulenza tecnica d’ufficio. Ai genitori, in quei giorni di angoscia, Locatelli si limitò a dire: «In Germania ci hanno fatto uno scherzetto».La «inadeguatezza della composizione cellulare del midollo» della donante, una tedesca con peso e gruppo sanguigno diverso dalla giovane, rese inutile il trapianto e le problematiche infettive della paziente furono gestite «con imperizia, imprudenza e negligenza, in maniera del tutto inadeguata», scrisse a giugno 2022 il pm nella richiesta di rinvio a giudizio, per omicidio colposo e cooperazione nel delitto colposo, di Pietro Merli e Rita Maria Pinto, medici all’Unità di trapianto diretta dal professore. Due giorni fa, il gip ha disposto che vengano sentite anche le dottoresse «Emilia Boccieri e Francesca Del Bufalo in ordine al coinvolgimento del dottor Locatelli relativamente alle scelte diagnostiche e terapeutiche». Erano i medici del reparto che più hanno seguito Lisa in quei terribili giorni, non indagate «e dovranno chiarire il ruolo svolto dal direttore del dipartimento», spiega il papà di Lisa, Maurizio Federico, responsabile del Centro per la salute globale presso l’Istituto superiore della sanità. Aggiunge: «Se dichiarano che il professore non era coinvolto, allora Locatelli deve rispondere di mancanza di vigilanza, perché, come ha evidenziato la Corte di Cassazione, un dirigente che delega conserva sempre una posizione di indirizzo, controllo e vigilanza sull’operato dei colleghi delegati. Se invece era coinvolto, dovrà rispondere dei disastri combinati».