
Anafe ha organizzato «Ride4Vape», una corsa in bicicletta di 700 chilometri per consegnare all'Istituto Superiore di Sanità una raccolta di oltre 50 studi indipendenti sul rischio ridotto dello svapo.Novantacinque per cento. È la riduzione del rischio legata all'utilizzo della sigaretta elettronica rispetto a quella tradizionale, come certificato dal Public Health of England, l'autorità sanitaria pubblica britannica. Ed è la cifra, ben visibile, stampata sulla divisa da gara creata da Anafe, l'Associazione nazionale produttori fumo elettronico aderente a Confindustria. A indossarla è stato Umberto Roccatti, il presidente dell'associazione, durante la «Ride4Vape», un mezzo giro d'Italia in sella: una pedalata di settecento chilometri da Torino fino a Roma, dal Piemonte al Lazio, con tappe intermedie in Liguria e in Toscana. Il contrario di una sgambata leggera, visto che il percorso è stato concentrato in tre giorni e mezzo, sotto il caldo afoso della coda d'estate.Una marcia rapida verso il traguardo, la sede dell'Iss, l'Istituto superiore di sanità, dove Roccatti ha consegnato una chiavetta Usb contenente oltre 50 studi internazionali indipendenti che rafforzano il messaggio e la portata di quel 95 per cento e testimoniano la tossicità trascurabile dello svapo, il suo essere un'alternativa sensata per chi non riesce o non vuole smettere di fumare. L'opposto di una minoranza: solo in Italia, Anafe stima siano circa 9 milioni di persone, il 75 per cento dei fumatori totali. Prima dell'arrivo, a contare altrettanto è stato il gesto atletico: «Se avessi mantenuto una mia pessima abitudine, non ce l'avrei mai fatta. Ho fumato 30 sigarette al giorno per 15 anni di fila, dal 2013 ho completamente smesso con il tabacco combusto e sono passato in via esclusiva alla sigaretta elettronica. Ho visto il mio corpo trasformarsi, la mia mente diventare via via più lucida. Analisi cliniche che ho svolto qualche mese fa confermano che dal punto di vista oncologico e spirometrico, i miei polmoni presentano le medesime caratteristiche di un non fumatore», racconta Roccatti. E la sua esperienza è confermata da ricerche inserite nella chiavetta consegnata ai rappresentanti dell'Iss. Come quella a cura del Centro antifumo dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino, che mostra come il passaggio alla sigaretta elettronica determini una fortissima riduzione dei livelli di monossido di carbonio nell'organismo dopo solo sei mesi dal suo utilizzo esclusivo. Livelli, per l'appunto, coincidenti con quelli di un non fumatore. Peraltro, la sigaretta elettronica funziona meglio di cerotti, compresse e affini per dire addio al tabacco combusto. Lo certifica uno studio della Queen Mary University di Londra. E lo suggerisce l'intuito: si mantiene un rito al quale si è abituati, non viene compromessa una gestualità quotidiana ormai radicata.«Ride4Vape» è stata anche l'occasione per raccogliere fondi in favore della Liaf, la Lega italiana anti fumo, impegnata ad approfondire i prodotti di nuova generazione e a ribadirne la minore tossicità. Perché di questo si tratta: affermare un paradigma, sottolineare un'evidenza, che andrebbe considerata, pesata senza pregiudizi, a livello istituzionale. Come già avviene all'estero. «L'Iss», dice Roccatti, «ci ha promesso di avviare al più presto un tavolo di confronto». Non solo per riconoscere i diritti dei produttori, anche, com'è giusto, per ribadirne i doveri: «Promuovere una regolamentazione efficiente in grado di garantire la sicurezza dei consumatori, impegnarsi a non coinvolgere minorenni o non fumatori nello svapo». Un binario doppio con ricadute su tutta la collettività, perché disincentivare l'utilizzo della sigaretta tradizionale significa alleggerire i costi della sanità, costretta a curare chi si ammala a causa del fumo tradizionale, in molti casi senza nessuna possibilità di guarigione. «Solo in Italia», ricorda l'Anafe, «si stima che il fumo sia la causa di oltre 80 mila decessi annuali. Secondo l'Oms, rappresenta la seconda causa di morte al mondo e la principale causa di morte evitabile». «Ride4Vape» è stata un'iniziativa sui generis, un modo per catturare l'attenzione attraverso un messaggio e un mezzo pulito come la bicicletta. L'idea del viaggio contiene altresì il senso di un percorso che non è ancora concluso. Potrebbe essere ripetuto in futuro, stavolta in direzione Bruxelles, dove nel 2022 l'Unione Europea dovrà pronunciarsi in merito alle sigarette elettroniche. Gli studi scientifici sul loro rischio ridotto potrebbero rappresentare un punto di partenza, una bussola per orientare decisioni che non siano di favore, piuttosto, com'è lecito, equilibrate.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.
Matteo Lepore (Ansa)
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