2024-01-16
In passerella a Milano trionfa l’uomo elegante connesso con la natura
La sfilata di Prada alla Milano Fashion Week uomo AI 24/25 (Ansa)
Armani punta su linee morbide e ricorda: «No alle carnevalate» Prada esalta il valore delle stagioni. Zegna celebra i colori autunnali.Un faro per Emporio Armani («Ho lavorato due settimane per costruirlo»). E poi l’occhio di Giorgio Armani, azzurro mare, sulla sua moda uomo («Anche l’occhio vuol la sua parte»). È un Armani conosciuto quello che scende sulla passerella del teatro di via Borgonuovo: i colli delle giacche che spesso non ci sono, certe morbidezze quasi da archivio ma riviste e corrette per il tempo che viviamo. «C’è un messaggio particolarmente preciso», sottolinea, «non credo che l’uomo abbia bisogno ogni volta di essere stordito da qualche elemento o forzatura. Per Emporio va bene dare questa connotazione virile, un po’ forte, un po’ ragazzo giovane. Per Giorgio Armani sono tutte cose che, in qualche modo potrei mettere anch’io. Questa è una strada che ho sempre seguito». Cosa è importante? «La tendenza, in generale, è quella di allargare le proporzioni in modo da dare agio e scioltezza più di quanto non fosse il mio inizio con le giacche sfoderate, ora si avvalgono di volumi e si muovono con l’andatura della persona, con un senso di scioltezza, meno costrittiva. La moda maschile non deve essere oggetto del desiderio a tutti i costi, deve essere un bel vestito, una bella giacca, un bel tessuto, un bel colore, un bell’abbinamento e niente di più anche per il futuro, sennò rischiamo di fare del carnevale, delle cose che non hanno un vero senso e invece la palestra difficile è fare il consueto in maniera inconsueta». In collezione pure capi sportivi legati a sci e snowboard. «Ma che fanno anche parte della vita di tutti i giorni come un pantalone imbottito cangiante: non è più un’eresia se uno lo mette sotto una giacca, mescolare senza strafare». Un uomo che si può permettere di passare dal lavoro alla città, facilmente. Che si può sfilare la cravatta in un attimo. «È uscito un ragazzo con la sua cravatta di velluto, con la giacca. La cravatta per ricordare che c’è ma non vuole essere un messaggio. Ma a una riunione importante ci si deve andare con un bell’abito, una bella camicia e una bella cravatta. Punto». In pratica, una sfilata da encomio, dove Giorgio Armani dice la sua in maniera concreta, reale e unica: 63 modelli che vestono con grande charme ma rilassato, tanto velluto sia di giorno sia di sera. Completi, gilet, cargo, cappottoni. Uno stile senza dubbio diverso da Prada dove già il set tra sedie da ufficio e pavimento di cristallo - un tappeto di felci, foglie e rivoli d’acqua - ha molto da dire. Prada vuole riaffermare la centralità delle stagioni per raccontare l’uomo del prossimo autunno-inverno, svelando la contrapposizione tra due mondi coesistenti, l’ufficio e la natura. «È il ritorno delle stagioni», dice Miuccia Prada nel backstage della sfilata realizzata con Raf Simons e intitolata Human nature, «Parte dall’idea dell’avanguardia degli anni Venti, mi piace l’idea che ci sia ancora bisogno delle stagioni, di vivere la realtà per le nostre emozioni». L’obiettivo è tornare ai fondamentali: dalla cravatta al trench, dal cappotto alla giacca, fino ai berretti e alle cuffie colorate (come quelle usate in piscina), passando per i sandali intrecciati sotto il completo formale. È un businessman che non vede l’ora di togliersi le scarpe stringate per camminare sull’erba. Non mancano riferimenti al mondo nautico nei bomber oversize e nei montoni chiusi, nei berretti da marinaio e nei peacoat ingentiliti dalle cinture intrecciate sul fianco. Un vocabolario solido fatto di pezzi utili e indossabili. «In questa collezione», spiega Raf Simons, «i capi riflettono il contesto e ne sono influenzati: l’ufficio e la natura, l’interno e l’esterno, il cambiamento istintivo delle persone che attraversano queste sfere opposte». La collezione di Zegna, disegnata da Alessandro Sartori, dimostra ancora una volta di proporre oggetti del desiderio che partono dall’Oasi Zegna. In una sala dell’azienda, difatti, il cashmere arriva alla prima lavorazione con una caduta verticale, la stessa che stupisce alla sfilata e che forma una vera e propria montagna di cashmere color foglie autunnali. «Rimodellare la materia, rimaterializzare la forma», puntualizza Sartori, «La collezione è un sistema aperto, fatto di elementi che possono essere stratificati e combinati in molti modi, permettendo all’atteggiamento individuale di chi li indossa di emergere sotto forma di styling personale». Cappotti avvolgenti, piumini con cuciture a ultrasuoni, blazer con doppio collo, la nuova giacca Il Conte, maglioni a coste imbottiti. Toccare per credere il loden in nabuk. Anche Tod’s punta all’altissima qualità con il progetto Pashmy: un lavoro di ricerca delle materie più pregiate e di tecniche dell’esperienza artigianale. Capo clou il Pashmy bomber, lavorato con particolari trattamenti antigoccia e antimacchia, linee essenziali, oggetto iconico del guardaroba maschile. Lo scarponcino W.G. interpreta il mondo «aviator», con fodera in montone e tomaia in suede. E non manca il Bubble gommino proposto a pelo lungo, in coccodrillo o nella nuova pelle effetto cashmere che riprende le texture dell’abbigliamento. Qualità dei materiali, pulizia delle linee, nulla di urlato. Come da Eleventy che nel nuovo showroom ha confermato solidità di idee e coerenza di stile che partono da «un’esperienza unica di benessere che crea armonia tra corpo e mente, dove ogni capo è pensato per offrire comfort e infondere positività», spiega Marco Baldassari, uno dei fondatori del brand nel 2007 con Paolo Zuntini e Andrea Scuderi. L’attenzione ai dettagli, l’uso di materiali pregiati e l’impegno per l’ambiente riflettono da sempre la filosofia del brand. La palette di colori come il neve, il miele, il blu oltremare e il grigio cenere si arricchisce di nuove tonalità quali il barolo, una speciale combinazione di pigmenti, e l’ardesia, una reinterpretazione del nero dal tono polveroso e slavato. Notevole lo smoking bianco sabbia in velluto.